Il profitto davanti la sicurezza, la tragedia della funivia pone gravi interrogativi

L’incidente del Mottarone potrebbe essere l’ennesima tragedia italiana innescata dall’anteporre il profitto alla sicurezza.

Arrivano i primi arresti in seguito alla strage della funivia Stresa-Mottarone in cui hanno perso la vita 14 persone. Dopo ore di interrogatori tre persone sono state portate nel carcere di Verbania. Tra loro anche Luigi Nerini, proprietario della società Ferrovie del Mottarone che ha in gestione l’impianto. Insieme a lui sono finiti in arresto un ingegnere, il direttore del servizio e il capo operativo del servizio. Le accuse nei loro confronti sono omicidio colposo plurimo, disastro colposo, rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime.

I tre fermati erano consapevoli da settimane del guasto al sistema frenante di sicurezza, secondo il procuratore capo di Verbania Olimpia Bossi. Già dalle prime rilevazioni il sistema era apparso manomesso. Era stato utilizzato un dispositivo, un cosiddetto forchettone, per disabilitare i freni di emergenza. Non una dimenticanza, ma una scelta deliberata, così appare dalle prime informazioni, per evitare continui disservizi e blocchi della funivia. E quando il cavo si è spezzato il freno di emergenza non è entrato in funzione. Anche l’impianto di videosorveglianza della funivia è stato posto sotto sequestro dalla procura di Verbania, spiega il procuratore Bossi, precisando che le telecamere “riprendono arrivo e partenza” e che, al momento, “non risultano esserci immagini riprese dall’interno della cabina precipitata, anche se non mi sento di escluderlo“.

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Il profitto davanti la sicurezza, questa dunque la causa della tragedia. L’ansia di riaprire a seguito del lungo periodo di inattività dovuto all’emergenza Covid, sorpassa ogni scrupolo e mette a rischio la vita delle persone. La politica deve ora interrogarsi e correggere questi comportamenti, onde evitare tragedie simili in futuro.

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