L’addio di Casaleggio al M5s: “Troppe regole violate, impossibile continuare”

Davide Casaleggio ha già annunciato la sua uscita dal M5s, spiegando le motivazioni in un post sul Blog delle Stelle: “Questo non è più il Movimento e sono certo non lo avrebbe più riconosciuto nemmeno mio padre“. Oggi Casaleggio torna a parlarne in un’intervista su La Stampa, nello stesso giorno in cui Conte parla del nuovo volto del M5s in un’intervista sul Corriere. I due tornano a dialogare a distanza, a raccogliere polarizzazioni e a tornare sul reale motivo della rottura: il nuovo volto del M5s, appunto. 

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Da un lato Giuseppe Conte che sul Corriere parla di grande rispetto per Casaleggio, padre e figlio, ma anche dell’esigenza di generare un nuovo M5s; dall’altro lato Davide Casaleggio che – dopo aver annunciato la sua uscita dal M5s – ne spiega le motivazioni. La notizia era già stata ufficializzata in data 5 giugno, attraverso un post sull’organo ufficiale del Movimento, il Blog delle Stelle, in cui Casaleggio affermava: “Questo non è più il Movimento e sono certo non lo avrebbe più riconosciuto nemmeno mio padre“. Oggi Casaleggio torna sul punto, e un concetto appare sempre più chiaro: ciò che Giuseppe Conte annuncia sul Corriere, ovvero il nuovo volto del Movimento, è esattamente ciò che ha allontanato Casaleggio dal Movimento.

Il Movimento ha violato “così tante regole e princìpi di democrazia interna e di rispetto delle decisioni degli iscritti da rendere impossibile per noi continuare un percorso condiviso“, ribadisce Casaleggio su La Stampa. Così, dopo mesi di tensione, la rottura è stata inevitabile, soprattutto dopo la ferita legata all’ingresso del M5s nella maggioranza del governo Draghi. A quel punto la distanza tra l’ala moderata (a favore della fiducia) e l’ala radicale (contraria alla fiducia) è stata talmente evidente da non poter essere più ignorata. A questo si aggiunga che a quel punto Casaleggio si era rifiutato di consegnare al partito i dati sugli iscritti, detenuti dall’Associazione Rousseau. Una contesa nella quale è dovuto intervenire il Garante per la protezione dei dati personali: Rousseau doveva consegnare al M5s i dati, poiché è il Movimento a esser il titolare dei dati. Ma, al di là di contese legali, stando alle parole di Casaleggio il motivo della rottura è in primis di carattere politico.

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Casaleggio e M5s: il reale motivo dietro la rottura

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Oggi sono molto sollevato. Non devo più assumermi o sentirmi le responsabilità per decisioni altrui. Siamo arrivati ad un accordo perché era necessario separare le strade. (…) Siamo arrivati a non vedere motivi per stare ancora insieme“, commenta Casaleggio. E poi, per non lasciare adito ad altri dubbi: “I soldi come la consegna degli iscritti non sono mai stati la causa del problema, ma un effetto. Il problema era che il Movimento non intendeva onorare gli impegni presi pagando i lavoratori che attendevano il dovuto da mesi. Il modello del Movimento 5 stelle ha consentito di ottenere il 33% di fiducia del Paese e ha dato la possibilità a migliaia di cittadini sconosciuti, come lo stesso Giuseppe Conte, di rivestire ruoli prestigiosi e di potere impensabili. Probabilmente quello che oggi non va più bene è che si vuole dare questa possibilità a persone ben definite“.

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Tutta la distanza tra l’ala moderata e quella radicale

E per andare ancora più a fondo, Casaleggio sottolinea l’impossibilità di sopportare ancora una vera e propria “transizione etica” del Movimento. Là dove Conte annuncia una nuova piattaforma, una strutturazione più radicata nel territorio e l’assenza di un uomo solo al comando, Casaleggio vede il ritorno a forme classiche di fare politica che hanno a che fare più con la conservazione che con il coraggio: “La motivazione è sempre la paura delle persone. Per poter ottenere tutto quello che uno vuole bisogna essere disposti a perdere tutto quello che si ha. Ma quando invece è la paura a dominare, l’obiettivo diventa solo quello di preservare quello che si ha“. Una concezione ben chiara di politica, un “rischia tutto” evidentemente troppo lontano dalle posizioni moderate e a tratti democristiane di Luigi Di Maio e Giuseppe Conte.

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Uno sguardo sul futuro

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Non a caso, a far compagnia alla fuoriuscita di Casaleggio sono le anime M5s più radicali, tra cui Alessandro Di Battista. E proprio a proposito dell’ipotesi di un Contromovimento creato da pesi massimi che hanno abbandonato il M5s, Casaleggio anticipa: Rousseau “sarà uno spazio laico e aperto a tutti. Qualunque comunità di cittadini vorrà promuovere la partecipazione dal basso troverà in Rousseau un acceleratore per portare avanti battaglie e idee”. Ma Casaleggio non guarda solo al futuro prossimo: “Le nuove generazioni avranno un rapporto molto diverso con la partecipazione politica, aderiranno a singole battaglie o progetti e decideranno quando, come e perché partecipare senza aderire necessariamente a una forza politica definita”. Insomma, sia Conte che Casaleggio sembrano condividere una visione: la rottura dei rapporti non coincide con la fine dell’esperienza politica. Il M5s rivendica il suo essere contenuto, e Rousseau il suo essere contenitore. Entrambi, però, dovranno reinventarsi per intercettare le richieste di una nuova politica.

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