Su AstraZeneca serve una comunicazione seria: una volta per tutte

La morte della 18enne Camilla Canepa, colpita da trombosi in seguito ad una vaccinazione con AstraZeneca, riapre per l’ennesima volta un dibattito che appare però sempre più surreale.

“Togli AstraZeneca, metti AstraZeneca, togli AstraZeneca, metti AstraZeneca”: il riassunto degli effetti mediatici e sociali relativi alla drammatica morte di Camilla Canepa lo propone il virologo Burioni. Una tragedia che naturalmente riaccende le polemiche sui pericoli relativi all’utilizzo del vaccino anglo-svedese. In un post su Twitter lo scienziato sottolinea come quello che sta accadendo serva solo a minare la già traballante fiducia della gente nei confronti di quel vaccino, ed in generale ad incrinare la buona volontà mostrata dagli italiani nei confronti della campagna vaccinale.  Lo stesso Burioni pone poi l’accento su un aspetto assolutamente centrale: il silenzio di AstraZeneca. 

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A fronte di notizie inquietanti, poco chiare, forse anche eccessivamente ed erroneamente enfatizzate dalla stampa e dai mezzi di informazione, l’azienda al centro delle polemiche tace. A questa riflessione ne aggiungiamo un’altra, citando il giornalista Luca Telese: “Il tema non è Astrazeneca. La domanda è perché Astra Zeneca è stato somministrato a Camilla. Perché era stato detto e prescritto: non a ragazze giovani”, ha scritto questa mattina anche lui su Twitter. Altra domanda lecita: in effetti si era parlato di questo aspetto, della possibile pericolosità del siero anglo-svedese per le donne giovani o affette da determinate patologie. Eppure si sta procedendo con le somministrazioni. Per poi ripensarci quando capitano eventi di cronaca che scuotono l’emotività collettiva.

Ed allora ecco che riparte il tam tam mediatico, i dubbi della politica, i passi indietro, le strumentalizzazioni. Il tutto, nella fase forse più delicata di tutte: quella della ripartenza, durante la quale serve fiducia, servono certezze, serve coraggio ma anche sostegno all’avere coraggio. E dunque arriviamo a quello che forse è il tema: la comunicazione politica, che deve sovrapporsi e mediare quella scientifica. Quale è la verità sui vaccini AstraZeneca? Quali sono i numeri a cui dare fiducia? Quali pericoli esistono a vaccinarsi? Quali sono le categorie a rischio? Domande lecite, a cui è necessario dare una risposta.

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Il rischio, altrimenti, è quello di legittimare e rendere potenzialmente esponenziali i cattivi pensieri, dare spazio alle paure, rafforzare tesi negazioniste che andrebbero ad ostacolare l’unica cosa che al momento è realmente importante: vaccinarsi ed uscire da questo incubo, da questa sospensione della realtà. Però non si può pretendere di procedere a testa bassa con la campagna vaccinale ed allo stesso tempo non essere esaustivi nella comunicazione alla popolazione. Se è vero (ma sarà vero?) che entro settembre possiamo arrivare all’immenso traguardo dell’immunità di gregge, è davvero necessario spazzare via ogni dubbio. Nessuno ovviamente può conoscere gli effetti a lungo termine dei vaccini: inevitabile, con tempi di produzione così stretti. Ma non è nemmeno accettabile una ambiguità comunicativa come quella a cui stiamo assistendo ormai da mesi.

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