Caso Sara Pedri, 70 ostetriche vogliono essere sentite: «Ma tutelateci»

Le donne saranno sentite dalla Commissione Interna dell’Azienda Sanitaria:«Ma no su base volontaria»

Sara Pedri-Meteoweek.com

70 ostetriche del reparto di ostetricia dell’ospedale Santa Chiara di Trento hanno inviato una lettera al direttore sanitario Antonio Ferro. Tutte desiderano essere sentite sul caso di Sara Pedri, la 31enne ginecologa di Forlì, sparita lo scorso 4 marzo dopo aver dato le dimissioni.

L’audizione era voluta dall’Azienda sanitaria di Trento, per fare chiarezza sulle testimonianze di ex ostetriche e ginecologhe che hanno lavorato in quel reparto denunciando pressioni e umiliazioni.

Nella mail indirizzata le ostetriche spiegano a Ferro: «A tutela di tutt* siamo a chiedervi una modalità di colloquio su appuntamento per tutto il personale ostetrico. Riteniamo che la modalità “su base volontaria” sia poco tutelante per noi e per l’eventuale esposizione di elementi».

Nel frattempo, la senatrice trentina Donatella Conzatti ha chiesto al ministro della Salute Roberto Speranza di intervenire. «Si chiede quali misure intendano intraprendere al fine di verificare le effettive condizioni di lavoro e di gestione nel reparto di ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento», ha detto la senatrice di Italia Viva nell’interrogazione parlamentare, «e nell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, al fine di fare luce su eventuali responsabilità circa le cause che hanno condotto alla scomparsa della dottoressa Pedri».

Conzatti, segretaria Commissione inchiesta sul femminicidio, chiede nuove leggi per «disciplinare più compiutamente i fenomeni del mobbing, dello straining (stress inflitto apposta, ndr) e tutte le condotte lavorative violente e moleste. Approvare il disegno di legge per il contrasto a questi fenomeni, di cui sono prima firmataria, consentirebbe al nostro paese di avere la normativa più avanzata a livello internazionale per contrastare il mobbing. La proposta prevede tra il resto previsioni di tutela dei testimoni da minacce e ritorsioni del datore di lavoro. È l’ora della tolleranza zero contro le violenze e le molestie sul lavoro».

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