Grillo risponde a Conte: “Non ha visione politica”. Ma così difende o dissolve il M5s?

Il fondatore del M5s Beppe Grillo, sollecitato da Conte a prendere una decisione, ha deciso da che parte stare: in un post sul suo blog ha attaccato duramente l’ex presidente del Consiglio, accusandolo di voler creare un “partito unipersonale governato da uno statuto seicentesco“. Poi ha annunciato la consultazione online per l’elezione di un Comitato direttivo che deciderà “un piano di azione da qui al 2023“.

grillo conte
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Conte chiede a Grillo di consentire la votazione dello Statuto scritto dall’ex premier, il fondatore dice no. Si conclude così, per il momento, la sfida lanciata ieri da Giuseppe Conte in conferenza stampa, una sfida aperta con le seguenti parole: “Non sarò un leader dimezzato“, “Grillo decida se essere un genitore generoso o un padre padrone“. Sul tavolo c’era la richiesta di far approvare lo Statuto agli iscritti, di far approvare la sua leadership dalla base, di trasformare il Movimento quasi in un partito tradizionale (anche se questo Conte non lo ammette), e di ridimensionare la figura del garante, attribuendo piena libertà di azione al leader politico.

Grillo avrebbe dovuto decidere se accettare o meno la proposta di Conte, e ha risposto così in un post pubblicato sul suo blog: Conte può creare l’illusione collettiva (e momentanea) di aver risolto il problema elettorale, ma non è il consenso elettorale il nostro vero problema. Il consenso è solo l’effetto delle vere cause, l’immagine che si proietta sullo specchio. E invece vanno affrontate le cause per risolvere l’effetto ossia i problemi politici (idee, progetti, visione) e i problemi organizzativi (merito, competenza, valori e rimanere movimento decentralizzato, ma efficiente)”. Poi la stoccata finale: “Conte, mi dispiace, non potrà risolverli perché non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione. Io questo l’ho capito, e spero che possiate capirlo anche voi”.

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I vecchi amici

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Insomma, secondo Grillo la risposta alla crisi del M5s non può risiedere in Conte, intenzionato a creare un “partito unipersonale governato da uno statuto seicentesco“. Per questo Grillo ha annunciato la consultazione online per l’elezione di un Comitato direttivo che deciderà “un piano di azione da qui al 2023“. E qui arriva la sorpresa: le votazioni avverranno su Rousseau, la stessa Rousseau a cui il M5s si era affidato fin dagli inizi, ma da cui il Movimento si era separato alcune settima fa, dopo un lungo contenzioso con Davide Casaleggio. Il contenzioso, a sua volta, era scaturito anche a seguito di una divergenza di opinioni in merito al supporto al governo Draghi: Grillo a favore, Casaleggio contrario. Da quel momento il M5s ufficiosamente a guida Conte ha cercato di recuperare i dati degli iscritti attraverso una lunga battaglia legale. Ora Grillo informa la base: la consultazione su Rousseau è l’unica soluzione, perché qualsiasi altra piattaforma “esporrebbe il Movimento a ricorsi in Tribunale per la sua invalidazione” per via dello statuto attuale. Insomma, senza un nuovo Statuto – stando a Grillo – la consultazione va fatta con il buon vecchio metodo Rousseau. “Ho pertanto chiesto a Davide Casaleggio di consentire lo svolgimento di detta votazione sulla Piattaforma Rousseau e lui ha accettato”.

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Grillo contro Conte: difende o dissolve il M5s?

L’impressione è che il cofondatore del M5s voglia preservare gli ultimi baluardi rimasti del M5s dopo una lunga e sofferta trasformazione. Allo stesso tempo, però, applicare una restaurazione di questo tipo (con Grillo che decide il tema e Rousseau che raccoglie i voti), potrebbe comportare l’implosione del M5s. E non si capisce bene se il Grillo padre padrone voglia riportare la sua creatura allo stato infantile, quando era ancora pura e incontaminata, o se voglia accompagnarla verso una morte assistita. Perché il punto potrebbe stare esattamente in ciò che Grillo ha lucidamente colto nel suo post: il M5s doveva dare vita a una trasformazione così profonda attraverso una fase di riflessione collettiva, non attraverso un nome imposto dall’alto. Finalmente se n’è accorto, ma è troppo tardi. La realtà è che, aprendo alla figura di Conte in maniera prematura e autoreferenziale, Grillo ha aperto uno squarcio tra chi voleva affrontarla, quella discussione, e chi era già diventato contiano. E lo ha fatto esercitando proprio quel ruolo di garante che oggi vuole difendere a tutti i costi.

La ferita è aperta

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Intanto, la ferita è ormai aperta. Stando a quanto riportato dal Corriere, Conte avrebbe reagito alla risposta di Grillo affermando: “Beppe ha fatto la sua scelta, essere il padre padrone della sua creatura”. Insomma, per Conte l’evoluzione presa dalla “trattativa” è “la riprova che l’attuale statuto necessitava di un deciso salto di qualità in termini di democrazia interna”. Ma l’ex premier non ci tiene a tornare in tribuna, o meglio, nelle aule universitarie. Grillo ha deciso di pigiare il tasto rosso sulla bomba piazzata in primis da Conte, attraverso la sua decisione di mettere il garante di fronte a un bivio tanto drastico. Forse uno scioglimento della trattativa di questo tipo andava fatto in privato, senza sensazionalismi, senza una ufficiale dichiarazione di guerra in conferenza stampa.

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Ma anche qui, è troppo tardi, e ora non solo il fondatore, ma anche l’ex ri-fondatore Conte rischia di alimentare quell’implosione M5s di cui si parla da tempo. In conferenza stampa Conte aveva detto di “non avere una doppia agenda“, di non voler formare un suo partito. Dalle retrovie, però, fanno sapere che l’idea c’è, e che ora aumentano le pressioni parlamentari che hanno cominciato a contarsi. Stando al Corriere, tra le fila contiane ci sarebbero non solo i fedelissimi (Patuanelli, Bonafede, Fraccaro, Azzolina, Crimi), ma ancheun centinaio tra deputati e senatori” pronti a seguirlo. Insomma, quel “si faccia un partito suo” detto da Fassino a Grillo prima della creazione del Movimento sembra tornare tra le righe. Chissà a cosa porterà.

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