L’inaccettabile mancanza di sicurezza e diritti nella logistica: fatti e testimoni

Il 18 giugno è morto Adil Belakhdim, il sindacalista travolto e ucciso da un tir, a pochi metri dall’ingresso della sede logistica della catena di supermercati Lidl a Biandrate, in provincia di Novara. Purtroppo non è l’unico caso di azione violenta di questo tipo. Così come non è l’unico caso di rivendicazione sindacale urgente all’interno del settore della logistica, stando a quanto dimostrato da un reportage dell’Agi. 

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MeteoWeek.com (foto da Ansa)

L’ultimo atto di violenza ai danni dei lavoratori in protesta si è consumato oggi: durante uno sciopero alla Miliardo Yida di Pontecurone (AL) si è sfiorato un altro morto, fa sapere Si Cobas. Oggi, “poco dopo l’inizio dello sciopero, sbucando all’improvviso dalla via Emilia col suo camioncino, il responsabile interno della Miliardo Yida si è lanciato a folle velocità contro gli operai e i solidali presenti, consapevole di investirli indiscriminatamente. Ad un operaio, salvo per miracolo essendo riuscito a schivarsi grazie ai compagni, il responsabile col camioncino è passato sulla gamba”, viene riportato nel post del sindacato. Una testimonianza che mette in prospettiva quanto avvenuto il 18 giugno a Biandrate (Novara) durante una manifestazione davanti alla locale sede del grande magazzino Lidl. Adil Belakhdim, 37 anni, coordinatore di SiCobas di Novara, è stato investito da un tir durante un presidio davanti allo stabilimento: l’autista del camion, dopo un diverbio con i manifestanti, ha forzato il blocco investendo e uccidendo Adil, trascinato per circa 10 metri. Anche questo, purtroppo, non è l’unico caso di violenza verso i lavoratori in protesta.

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Le proteste ci sono, ma si risponde con meno diritti e più violenza

Stando a quanto riportato da Internazionale, negli ultimi due mesi la tensione tra lavoratori e aziende è sfociata più volte in episodi di violenza. Ne è un esempio quanto avvenuto il 29 aprile alla FedEx-Tnt di Peschiera Borromeo: i lavoratori stavano protestando contro la chiusura dell’hub di Piacenza e il licenziamento di trecento operai, ma la polizia sgomberò con forza il picchetto. Oppure ne è un altro esempio quanto avvenuto il 27 maggio davanti a un altro deposito della stessa FedEx-Tnt, a San Giuliano Milanese: delle guardie private dell’azienda hanno aggredito, di notte, un gruppo di lavoratori attraverso bastoni e taser. La stessa cosa avviene il 10 giugno. Cambiano le circostanze ma la dinamica è sempre la stessa.

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I motivi delle proteste

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MeteoWeek.com (da Ansa)

Si potrebbe allora pensare che se determinate proteste diventano ripetute, se le violenze atte a sopprimerle diventano frequenti, forse c’è un problema sistemico. Certo, ogni azienda è diversa, ci sono le mele marce e le aziende virtuose, ma è anche vero un punto: molte aziende della logistica tendono a subappaltare lavori ad aziende e cooperative che, a loro volta, spesso hanno una larga interpretazione dei diritti del lavoro. Troppo larga. Quanto larga? A fornirci un’idea del problema è un reportage pubblicato dall’Agi, che ha intervistato una decina di lavoratori della logistica di una società appaltatrice di `Mondo Convenienza´ incontrati nella sede milanese del Si Cobas. Sostengono di essere “trattati come schiavi“.

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Siamo assunti da una srl con un contratto di pulizie perché così ci pagano meno ma in realtà le pulizie non le facciamo, ci occupiamo di logistica” dicono. Poi ancora: “Mi è capitato anche di lavorare dalle sette del mattino alla mezzanotte – afferma il più giovane – e poi risvegliarmi la mattina dopo alle sei con la schiena spaccata. Ci sono stati giorni pesantissimi, la media era di oltre 10 ore ma per me il problema non sono tanto le ore quanto i soldi che non ci danno e quelli che si mettono in tasca altri sulla nostra schiena”. Se ti ribelli – raccontano – ti decurtano lo stipendio. Poi c’è il fattore tempo: per andare rapidi nelle consegne “a volte non ci fermiamo nemmeno al bar per fare la pipì, la facciamo nelle bottigliette nel furgone“. Lì fare la pausa pranzo è un atto di coraggio del singolo dipendente, non un diritto garantito. L’unico sollievo è il pensiero delle ferie, ma anche quelle sembrano un diritto da riconquistare: “È un anno che non le faccio, ora vorrei avere due settimane. Il cugino del titolare è tornato da un mese di vacanze. Noi cosa siamo, animali?“, risponde Igor all’Agi.

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