Berlusconi vuole un partito unico europeista. Ma Salvini sta con Orban e Le Pen

Mentre Salvini firma il manifesto sovranista in Ue (insieme a Giorgia Meloni, Le Pen e Orban), Silvio Berlusconi non abbandona la sua idea di un partito unico di centrodestra, e lo ribadisce anche all’interno di un’intervista a Fortune Italia, in uscita il 7 luglio. Ma come potrebbero convivere il liberalismo, europeismo e la moderazione di Forza Italia con il sovranismo, l’estremismo e l’euroscetticismo di Salvini e Meloni?

silvio berlusconi
MeteoWeek.com (da Getty Images)

I nodi e le contraddizioni prima o poi dovranno venire al pettine, perché non è possibile far convivere nella stessa realtà un Matteo Salvini che firma il manifesto sovranista in Ue (insieme a Orban, Le Pen e Meloni) con un Silvio Berlusconi che auspica, ancora una volta, la creazione di un partito unico di centrodestra. Eppure è questa la situazione attuale. Il leader della Lega è pronto a entrar a far parte di un fronte di estrema destra in grado di dar vita a un gruppo autonomo al Parlamento europeo. I nemici dichiarati sono rappresentati dai “mondialisti ed europeisti“, élites che vorrebbero portare a conclusione il progetto di federazione europea. Gli amici sono invece tutti coloro che vorrebbero un’Europa rispettosa delle tradizioni dei singoli paesi, delle loro radici cristiane e dell’istituzione della famiglia, stando a quanto riportato dal documento. Insomma, il progetto non è più quello di uscire dall’Ue e dall’euro, ma sicuramente di ridimensionare la sua influenza sulle singole nazioni. Esattamente l’opposto di quanto richiesto, invece, dal fronte fortemente europeista di cui fa parte Silvio Berlusconi. Lo stesso Berlusconi che in un’intervista a Fortune Italia (in uscita il 7 luglio) auspica ancora la creazione, in Italia, di partito unico di centrodestra.

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Berlusconi e il sogno di un partito unico di centrodestra

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Le parole del Cavaliere – riportate dal Giornale – non lasciano spazio a dubbi: “Da liberale non potrei mai pensare che la concorrenza e la competizione siano un male” con riferimento al rapporto tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Se visto nel nome dell’unità, dice Berlusconi, il successo degli alleati è il successo di tutto il centrodestra. E la completa unità è proprio l’orizzonte al quale bisognerebbe puntare: “Nelle democrazie mature di tipo anglosassone, le idee del centro e della destra democratica sono espresse da un solo partito, come i Repubblicani negli Stati Uniti o i Conservatori nel Regno Unito. Un partito nel quale convivono anime diverse e dove vi è una virtuosa competizione interna. Io credo che non sia un sogno quello di realizzare un partito simile anche in Italia. È il mio obiettivo finale, al quale penso fin dal 1994 e che oggi può finalmente trovare compimento. La pandemia ha cambiato molte cose ed è necessario che la rappresentanza politica si adegui al cambiamento. Noi possiamo farlo lo dico innanzitutto proprio a Salvini e Meloni riorganizzando la nostra metà campo in termini europei e occidentali.

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Poi ancora: “Il giorno lontano nel quale dovessi lasciare la politica vorrei aver realizzato proprio questo: un grande partito del centrodestra unito, in competizione con un centrosinistra che avesse trovato un assetto stabile. Due forze politiche in grado di confrontarsi con rispetto reciproco, in condizioni di serenità, stabilità e sicurezza democratica. Perché questo avvenga bisogna che nel nostro centrodestra vi sia una forte anima liberale, cristiana, europeista, garantista. Quella rappresentata da Forza Italia, la cui funzione non verrà mai meno”. Una sorta di testamento politico, un ultimo desiderio nel quale concretizzare quel partito unico di centrodestra al quale aspira da tempo.

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Il problema è che Berlusconi parla di un centrodestra con una forte “anima liberale, cristiana, europeista, garantista” nello stesso momento in cui Salvini e Meloni aprono al fronte di estrema destra in Europa. Tutto questo, mentre il leader della Lega adotta un atteggiamento double face che, nella sua ambiguità, di certo alimenta questa situazione di incomprensione: in Italia con i moderati (e con Fi), in Italia con l’estrema destra (e con Fdi). A questo punto viene da chiedersi se Berlusconi, per realizzare il suo progetto, non debba cambiare interlocutori.

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