Bassetti: “No a ingerenze” ma “auspichiamo che Ddl Zan sia riformulato”

Il presidente dei Vescovi italiani Gualtiero Bassetti, in un’intervista a Repubblica, torna a commentare la nota del Vaticano sul Ddl Zan rivolta allo Stato italiano: “Nessuno e neppure la Santa Sede ha mai messo in discussione la laicità dello Stato. Il termine ‘ingerenza’ è errato, così come lo è ‘indebita’. Ci auguriamo una riformulazione del testo”. Insomma, non è tanto un’influenza quanto un augurio. Ma nel mondo cattolico sono tutti d’accordo?

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Nessuno e neppure la Santa Sede ha mai messo in discussione la laicità dello Stato. Il termine ‘ingerenza’ è errato, così come lo è ‘indebita’. Ci auguriamo una riformulazione del testo”: in questo modo il presidente dei Vescovi italiani Gualtiero Bassetti torna a commentare la nota del Vaticano sul Ddl Zan inviata allo Stato italiano e posta all’attenzione mediatica circa due settimane fa. In un’intervista a la Repubblica Bassetti risponde all’accusa di ingerenza e – indirettamente – sembra anche rispondere alle ormai famose parole di Draghi in Parlamento (“l’Italia è uno stato laico“). Bassetti ora sottolinea: “È prassi diplomatica scambiarsi note verbali. La Santa Sede ha fatto notare, con toni pacati, alcuni punti. La vera domanda è un’altra: come mai un documento riservato è stato inviato ai giornali per la pubblicazione?”.

Gli auspici della Cei

Poi Bassetti passa ai contenuti del Ddl Zan, ai punti controversi – a detta della Chiesa – che andrebbero modificati. La prima perplessità riguarderebbe, dunque, il ruolo attribuito alla libera espressione di opinioni. Il Ddl Zan specifica che ciò che si intende punire è chi “istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza” per quanto riguarda la discriminazione fondata sul sesso, il genere, l’orientamento sessuale, l’identità di genere e la disabilità. Nel Ddl Zan, inoltre, viene specificato che “sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. Eppure la Cei continua a nutrire perplessità: “La Cei già da un anno ha formulato pubblicamente le proprie preoccupazioni sul testo, di ampia portata, circa ad esempio la vaghezza del dettato normativo o la pericolosità dei reati di opinione. (…) È necessario garantire in modo adeguato la libertà di espressione e, tanto più laddove s’intendono introdurre norme di natura penale, non bisogna lasciare margini interpretativi non ragionevoli”, ripete Bassetti.

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L’altra perplessità ribadita riguarda anche la Giornata nazionale contro l’omofobia nelle scuole, che prevede una giornata di sensibilizzazione al tema. Qui Bassetti ribadisce: “C’è il rischio che, oltre all’istigazione all’odio, venga sanzionata la libera espressione di convincimenti etici e religiosi e sia inoltre messo in discussione il diritto umano universale dei genitori all’educazione dei figli secondo i propri convincimenti e a insegnare ciò che è bene e ciò che è male”. Anche qui, Alessandro Zan ha già specificato che il Ddl Zan prevede il rispetto dell’autonomia scolastica,  la rassicurazione sembra non bastare.

Infine, il tema dell’identità di genere: “Come hanno fatto notare insigni giuristi – dice ancora il presidente della Cei – i ruoli differenti di uomini e donne all’interno delle associazioni cattoliche o l’affermazione di alcune verità di fede potrebbero essere oggetto di procedimenti penali perché da qualcuno ritenute ‘idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori”. Poi Bassetti rassicura: lo scopo della Cei non è ostacolare l’acquisizione di diritti da parte degli omosessuali, né quello di proporre una loro “non accoglienza”: “Nelle note Cei del giugno 2020 e dello scorso aprile abbiamo ribadito la necessità e la volontà di accogliere e accompagnare le persone omosessuali”. Tuttavia, sembra ripetere Bassetti, lo scopo è tutelare la Chiesa da possibili ripercussioni nel caso in cui la legge passasse così com’è. Per questo – conclude – “ci auguriamo una riformulazione del testo.

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La sottile linea tra ingerenza e augurio

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Difficile dire come questa serie di richieste trasmesse in una nota privata non si traducano in ingerenza. Forse è possibile crederlo solo scambiando la parola “ingerenza” con “augurio”. Ma una sollecitazione ripetuta nel tempo, in via spesso privata e costante, anche dopo lo scudo di Mario Draghi, può lasciare il dubbio che non si tratti di un semplice invito. Tra l’altro, le richieste avanzate dalla Chiesa sembrano esattamente le stesse avanzate dal centrodestra e riprese – almeno in parte – da Italia viva. Lo stesso Matteo Salvini non si è trattenuto dall’invocare il Papa nella sua opera di moral suasion nei confronti del segretario del Pd Enrico Letta: se non vuole ascoltare me, almeno ascolti il Santo Padre, ha detto il leader della Lega. Come a dire: probabilmente le richieste avanzate dalla Chiesa non hanno – attualmente – la forza di una vera ingerenza, ma ciò non impedisce che vengano raccolte e rilanciate dalle forze politiche più manifestamente cattoliche. E questo la Chiesa lo sa, ogni volta che decide di rilanciare una dichiarazione pubblica su questo tema.

Fuori dal coro

A complicare ulteriormente questo sottile equilibrio tra Parlamento, governo, Chiesa e difesa dei diritti civili, c’è anche un altro fattore: la Chiesa è formata da tante anime, e alcune non sono concordi con la posizione assunta a livello ufficiale. Ne è un esempio il monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia della vita, che – stando a quanto riportato da Formiche.net – avrebbe rimarcato : “Quella Nota non andava scritta” perché “il Ddl Zan non c’entra niente con il Concordato, ma rimane un brutto disegno di legge, scritto male”. Altre riserve arriverebbero anche da Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio: “I rischi di questo linguaggio diplomatico sono anche quelli che la Santa sede si schieri con una parte del Parlamento”. Va comunque ribadito che è difficile rintracciare molte altre voci critiche nei confronti della nota all’interno dell’ambiente ecclesiastico. Ma la base cattolica cosa ne pensa? Stando a un’inchiesta sui social effettuata dal Sole 24Ore circa l’80% dei giovani cattolici risulta favorevole al Ddl Zan. Forse una discussione in merito andrebbe fatta non solo all’interno del Parlamento, ma anche all’interno dell’ambiente religioso.

 

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