Chi era Giorgio Scanu, l’uomo ucciso dalla folla in Honduras

La vita da migrante in Sud America, il passato da calciatore, il sogno di aprire un ristorante. Poi la morte orrenda. Chi era Giorgio Scanu.

Giorgio ha ucciso il suo vicino di casa? Lo escludo assolutamente, la violenza non era nel suo modo di essere“. A parlare è Efisio Cau, un amico di Giorgio Scanu, l’uomo linciato dalla folla in Honduras in quanto ritenuto responsabile dell’omicidio del suo vicino di casa. Il fatto è avvenuto in una cittadina a 80 km dalla capitale Tegucigalpa. La polizia ha invano cercato di fare ragionare la folla ma nulla ha potuto davanti a 600 persone. “Che cerchino la verità – continua Cau -. È stato ammazzato con ferocia barbara. Una folla contro un uomo solo e indifeso“.

Cau e Scanu erano coetanei e si sentivano spesso al telefono nonostante la distanza. Il loro ultimo incontro risale a poco più di tre anni fa. “L’ultima volta mi ha detto che voleva aprire un ristorante a Tegucigalpa. ‘Ti aspetto, penso a tutto io: quando vuoi venire, ti mando il biglietto dell’aereo’. Era in pensione, mi voleva come suo socio, aveva molti progetti”.

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Scanu era nato a Donigala, una frazione vicina a Oristano. Un primo matrimonio durato pochi mesi e un figlio, il lavoro come tecnico di telefonia. Ma poi alla Sirti, società che eseguiva appalti per Telecom Italia, è arrivata la crisi e la cassa integrazione. E lui aveva conoscenze a Deutsche Telekom. Gli hanno proposto di trasferirsi in Centro America, ha fatto le valigie ed è partito. Era andato via dalla Sardegna quasi 30 anni fa.

Aveva anche un passato da sportivo, era stato calciatore in prima e seconda categoria, campionato dilettanti, fino alle partitelle fra amatori. Ruolo difensore laterale, un vero mastino. “È vero, lo chiamavano Terrore — ricordano Sergio Vacca e Tino Melis, che si sono occupati delle squadre nelle quali ha giocato — perché in campo era deciso, gli attaccanti avversari giravano al largo. Giocava duro ma corretto ed era rispettato. La passione per il calcio l’ha sempre avuta. Ha dovuto smettere di giocare un po’ per l’età e per qualche guaio muscolare. Ha voluto tentare anche come allenatore. Era duro anche con i suoi giocatori, pretendeva disciplina. È partito dicendo: il calcio mi mancherà”.

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Scanu ha poi girato a lungo per il Sud America per lavoro, un periodo molto duro in luoghi complicati: Guatemala, Brasile  e poi l’Honduras dove si era rifatto una vita con una nuova moglie e due figli. Ma l’Italia gli mancava, aveva avuto qualche possibilità di rientrare qualche anno fa, ma le opportunità dall’altra parte del mondo erano maggiori e la sua vita oramai era lì. Poi la tragedia. Ora la polizia indaga sul suo orrendo omicidio, oggi sono state fermate 4 persone. La Farnesina chiede chiarezza, la famiglia che sia fatta giustizia.

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