Caso Gkn: la politica incapace di mediare litiga sulla pelle dei lavoratori

Renzi e Letta si lanciano accuse, Orlando prova a parlare con l’azienda. Ma lo sblocco dei licenziamenti non poteva che portare a questo

Una vicenda che ha del paradossale, un metodo di gestione del personale vergognoso e 442 famiglie gettate in strada. Venerdì scorso la Gkn, azienda operativa nel settore componenti per auto con sede a Campi Bisenzio in provincia di Firenze, invia una mail ai dipendenti della filiale italiana in cui annuncia il licenziamento. Inutile ogni mediazione istituzionale e sindacale, i lavoratori dal mese prossimo saranno senza lavoro.

E’ il primo effetto dello sblocco dei licenziamenti voluto dal Governo Draghi dopo il lungo periodo della pandemia. Lo sblocco è stato sostenuto dal centrodestra ma non solo, in causa è chiamata anche Italia Viva. Enrico Letta attacca: “E’ evidentemente che questa è una vicenda inaccettabile. Governo, Confindustria, imprese devono rendersi conto che se questo è l’andazzo del dopo 30 giugno, il dopo 30 giugno va cambiato. Dobbiamo rivedere la norma del 30 giugno, quella norma è stata messa a punto con una modalità selettiva. L’inafferrabilità della leadership di una azienda è una cosa inaccettabile“, ha detto il segretario Pd. “Lo sblocco dei licenziamenti non c’entra niente. Questo lo ha detto Letta, ma ha sbagliato. Quella è una chiusura aziendale inaccettabile” afferma Matteo Renzi ieri sera su Rete4, cercando di giustificare la scelta del suo partito.

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Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, chiama l’azienda per ricevere spiegazioni, invoca la legge: “Ho avuto un colloquio telefonico con la rappresentanza italiana del gruppo Gkn e ho chiesto che nella crisi in atto sia scrupolosamente seguita la garanzia prevista dalla legge 223/91, quindi l’avvio del confronto con le parti sociali. I vertici dell’azienda mi hanno dato garanzia in questo senso e mi hanno assicurato che il confronto terrà conto dei contributi delle parti sociali” afferma in una nota, ma l’azienda è in crisi da mesi. C’è poco da fare. “Questo – sottolinea Orlando – non fa venir meno la preoccupazione per quanto sta avvenendo ai lavoratori della Gkn, ma a questo punto è essenziale avviare il confronto e avere un luogo dove cercare di modificare la decisione dell’azienda“.

La vicenda della Gkn è l’immagine di un problema più ampio e, come spiega lo stesso Orlando, pone “due temi. Il primo è quello di come si costruiscono strumenti più forti per condizionare i processi di delocalizzazione promossi da grandi player internazionali, il secondo è come si interviene in anticipo su un settore specifico investito dalla transizione ecologica, quello dell’automotive. Perché le due principali vicende industriali esplose in questi giorni, infatti, ci parlano di questo, due aziende di proprietà di fondi internazionali legate a questo settore sul quale credo sia utile aprire uno specifico tavolo“.

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Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria al Mef se la prende con Gkn: “Una grande impresa che decide da sola la chiusura di uno stabilimento, come se i lavoratori non ci fossero: questo è il tema fondamentale che noi dobbiamo affrontare“. Ma anche lei dimentica che dato lo sblocco dei licenziamenti, l’azienda non è tenuta a dare spiegazioni. “I lavoratori non sono robot che uno prende e molla quando vuole – ha proseguito Guerra – qui in ballo ci sono invece 422 persone e dunque altrettante famiglie. La Gkn è proprietà di un fondo estero e qui sta passando l’idea che questo tipo di imprese funzionano come se fossero un mero investimento finanziario, che si fa e da cui si recede secondo la convenienza del momento: si può agire con questa logica quando in mezzo ci sono dei lavoratori? Avvisare di un licenziamento attraverso un sms o una Pec è veramente una cosa disumana, da Medioevo“. Cara sottosegretaria, forse dovevate pensarci prima.

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