Ddl Zan in Senato, per Scalfarotto (Iv) “sarà un Vietnam”: le incognite

Il Ddl Zan approda in aula al Senato dopo il via libera ricevuto alla Camera. Difficile stabilire, però, il destino del provvedimento. Intanto i parlamentari proseguono la conta e si lanciano dichiarazioni a distanza, mezzo stampa, per trovare una linea comune prima di una battaglia politica che Ivan Scalfarotto (Iv) ha definito “un Vietnam”. 

ddl zan
MeteoWeek.com (da Getty Images)

Inizia proprio oggi l’iter legislativo del Ddl Zan che, dopo il via libera alla Camera e otto mesi di stagnazione in Commissione Giustizia, arriva finalmente al Senato. Eppure, gli ostacoli non sono finiti qui, anzi. “Da domani sarà il Vietnam, la Lega farà ostruzionismo, ci saranno molti voti segreti. Il M5S sta vivendo la fase che sappiamo, ci sono dubbi nel Pd… Chi può garantire che ci sarà la compattezza che serve“, ha pronosticato Ivan Scalfarotto, sottosegretario dell’Interno di Italia viva. Il destino del provvedimento resta incerto: la Lega probabilmente richiederà il rinvio in Commissione, una richiesta che però potrebbe essere bocciata senza il supporto di Italia viva.

Matteo Renzi, infatti, si è già detto contrario a un rinvio in Commissione nel suo intervento ad Agorà estate, su Rai 3: “Sono contrario a che si ritorni in Commissione. Dico alla Lega di non fare passi indietro e dico a certa sinistra di non rincorrere le bandierine“. Una posizione che si aggiunge a quella di M5s, Pd e LeU, che cercano di blindare il testo così com’è in Senato. Su questo tipo di votazione, insomma, non dovrebbero esserci sorprese. Italia viva, in compenso, ha annunciato emendamenti al testo, che si sommeranno a quelli presentati dal centrodestra. E qui potrebbero presentarsi i primi dolori.

Leggi anche: Il Ddl Zan entra in Senato, parte la battaglia: il punto su iter e numeri

Ddl Zan al Senato, le accuse reciproche

matteo renzi
MeteoWeek.com (da Getty Images)

E’ sulla questione degli emendamenti, infatti, che i fronti si scindono maggiormente. Matteo Renzi accusa il centrosinistra di voler portare avanti una battaglia identitaria destinata a perdere senza un accordo con il centrodestra. Il punto di raccordo tra i due fronti sarebbe – a detta del senatore – proprio la proposta di modifica presentata da Italia viva. Una posizione condivisa anche dall’ex capogruppo dem al Senato Andrea Marcucci (Base Riformista), che aveva aperto ad alcune modifiche chiedendo ad Enrico Letta un cambio di strategia: “Se diciamo ‘o legge o morte’, la morte è assicurata. C’è tempo per arrivare a un compromesso“.

Ora Renzi ribadisce: “Oggi al Senato farò un appello al buon senso. Abbiamo finalmente la possibilità di avere una legge che dia maggiori tutele a omosessuali, transessuali, disabili, siamo a un passo. Ci sono da un lato la Lega che fa ostruzionismo dall’altro la sinistra che vive di massimalismo. Io spero che torni il buon senso“. Poi ancora: “Un conto è dire no per avere migliaia di like, un conto è chi fa fatica, si piglia gli insulti ma porta a casa i risultati. E’ successa la stessa cosa sulle unioni civili“. Il sottotesto ripetuto da Italia viva è che i franchi tiratori presenti in Pd e M5s potrebbero sfruttare il voto segreto per non far passare il testo. Per questo – dice il partito renziano – è necessario intervenire ora, modificando il testo in modo da avvicinare anche i voti del centrodestra.

Leggi anche: Italia campione: “merito dell’Effetto Draghi”. La realtà supera la fantasia

Il Pd tira dritto

letta renzi
MeteoWeek.com (da Getty Images)

Dall’altro lato, però, buona parte del Pd resta convinta che il testo di legge possa passare così com’è, forte dello schieramento ottenuto anche alla Camera (con Italia viva favorevole). Anche perché, nel caso in cui fossero approvati nuovi emendamenti, il testo dovrebbe tornare in votazione alla Camera, dove rischierebbe il totale affossamento. Per questo il Partito democratico sembra aver scelto il fronte aperto, chiamando alla responsabilità Italia viva: “Se tutti fanno il loro il ddl Zan passa“, ripete il ministro del Lavoro Andrea Orlando a Rainews 24. Fanno eco la capogruppo Simona Malpezzi e il segretario Enrico Letta, che puntano a un testo senza modifiche. Stando alle indiscrezioni, gli indecisi nel Pd sarebbero circa 6,7, mentre sarebbero ancora più incerti i numeri nel M5s, dove alcune fonti giornalistiche parlano addirittura di una quindicina di senatori. Nonostante la difficoltà di previsione, comunque, il Pd punta a blindare il testo in Aula e, soprattutto, a non farlo tornare in Commissione Giustizia: “Ostellari ha avuto 8 mesi, basta ostruzionismo“, commenta il dem Franco Mirabelli.

Leggi anche: Consulta, obbligo di carcere per i giornalisti per diffamazione è incostituzionale

Salvini anche

Altrettanto netto, ma in senso contrario, Matteo Salvini, che – almeno nelle parole ufficiali – invita al compromesso. Il problema è che per il Pd si tratta di una posizione di facciata che mira ad affossare definitivamente il provvedimento. Inoltre il compromesso proposto dalla Lega potrebbe rappresentare in realtà uno snaturamento della legge.  Intanto Salvini commenta: “Sarà chiaro chi ha a cuore i diritti civili e la tutela della libertà d’amore e delle libertà e chi invece ha fatto propaganda. La nostra proposta accoglie l’invito del Santo Padre e di tante associazioni: togliamo da quella legge l’ideologia, quindi la teoria gender nelle scuole, togliamo dal campo politico i bambini, togliamo la censura e i reati di opinione. Approviamo delle sanzioni severe nei confronti di chi insulta, offende, aggredisce e discrimina. Spero che Letta ci ascolti, altrimenti il rischio è che la legge salti, tutta e definitivamente“.

Ed è con questi toni che anche Ostellari intende prendere tempo. Il presidente di Commissione leghista ha convocato la commissione alle 15, prima dell’aula: “Se c’è la disponibilità a migliorare la proposta ben venga. Certo è che avremmo bisogno di più tempo per arrivare a votare delle proposte emendative. Quindi, in base a quello che emergerà in commissione dai vari gruppi, lo dirò in aula alla presidenza nel riferire l’andamento dei lavori finora“. Almeno su questo punto, però, resta salda la posizione di Italia viva, convinta che il testo vada discusso e votato al Senato, senza tornare in Commissione. E infatti, con ogni probabilità, è proprio sugli emendamenti che scatterà quello che Scalfarotto ha già definito “il Vietnam””.

Impostazioni privacy