Cambio colore delle regioni in base soltanto ai ricoveri è rischioso: il motivo

Il Governo intende modificare il sistema di monitoraggio dell’epidemia di Covid-19 in Italia attraverso cui viene decretato ogni settimana il cambiamento di colore delle regioni. L’idea è di dare un peso maggiore al tasso di occupazione degli ospedali rispetto al tasso di positività, in virtù degli effetti della campagna di vaccinazione. La fondazione Gimbe, tuttavia, ritiene che tale nuovo meccanismo potrebbe comportare alcuni rischi.

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Il tasso di occupazione degli ospedali sarà determinante per il cambio del colore delle regioni – meteoweek.com

Il Ministero della Salute quest’oggi definirà ufficialmente i nuovi parametri per il cambiamento di colore delle Regioni in base al livello di rischio legato alla diffusione del Covid-19. Il dato ad avere maggiore rilevanza, in base alle prime indiscrezioni, dovrebbe essere quello relativo all’occupazione delle strutture sanitarie. Esso, in virtù dell’andamento della campagna di vaccinazione, è infatti più rilevante rispetto al numero di nuovi positivi al virus, in quanto una parte di questi ultimi si rivelano asintomatici poiché immuni. Un sistema di monitoraggio di questa tipologia, tuttavia, potrebbe portare con sé alcune conseguenze negative. A parlarne è stata la Fondazione Gimbe all’interno del report settimanale sull’epidemia.

I rischi del cambio colore delle regioni in base ai ricoveri

Il tasso di occupazione degli ospedali – dunque il numero di ricoveri ordinari ed in terapia intensiva – è un indicatore meno tempestivo rispetto a quello relativo ai nuovi casi di Covid-19. Esso fa perdere di vista il monitoraggio della circolazione virale. A dare l’allarme è stata la Fondazione Gimbe. “Se da un lato è ragionevolmente certo che, rispetto alle ondate precedenti, l’aumentata circolazione del virus Sars-CoV-2 avrà un minore impatto sugli ospedali grazie alla copertura vaccinale di over 60 e fragili, dall’altro affidare un peso eccessivo, o addirittura esclusivo, agli indicatori ospedalieri per ‘colorare’ le regioni concretizza un ‘rischio non calcolato”, ha detto il presidente Nino Cartabellotta.

Le ragioni per cui un sistema di questo genere potrebbe essere inefficiente sono sostanzialmente tre. “Fa perdere di vista il monitoraggio della circolazione del virus, la cui entità ha comunque un impatto ospedaliero proporzionale alla sua diffusione; è un indicatore meno tempestivo, in quanto la curva delle ospedalizzazioni segue con un certo ritardo quella dei nuovi casi; l’introduzione di eventuali provvedimenti restrittivi sarebbe tardiva e produrrebbe un miglioramento solo dopo alcune settimane”.

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Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – meteoweek.com

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La soluzione

Una soluzione di mezzo, tuttavia, potrebbe esserci. “Se Governo e Regioni intendono abbandonare il parametro dei contagi servono soglie molto basse per gli indicatori ospedalieri: non oltre il 5% di occupazione da parte di pazienti Covid-19 per le terapie intensive e il 10% per i ricoveri in area medica per rimanere in zona bianca. Se invece l’intenzione è quella di innalzare tali soglie, oltre ad accettare i rischi sopra descritti bisogna mantenere tra i parametri di monitoraggio il numero dei casi per 100 mila abitanti, aumentando l’incidenza settimanale sopra i 50 casi per conservare la zona bianca e definendo un numero standard di tamponi per 100 mila abitanti per evitare comportamenti opportunistici”, ha concluso il numero uno della Fondazione Gimbe.

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