Maresciallo deceduto dopo match a calcetto con carabinieri, l’appello dei familiari:«Chi sa, parli»

Si indaga per omicidio colposo per la morte di Eugenio Fasano, 43 anni, occorso nel 2019 dopo una partita al Circolo Antico Tiro a Volo di Parioli

Eugenio Fasano-Meteoweek.com

La procura di Roma indaga sul decesso di un maresciallo dei carabinieri, Eugenio Fasano, 43 anni, che ha perso la vita dopo una partita a calcello al Circolo Antico Tiro a Volo ai Parioli. L’uomo aveva riportato 11 costole fratturate. Avrebbe avuto un malore dopo la partita tra colleghi ed è morto due giorno dopo, al Policlinico Umberto I di Roma. Era il 24 gennaio 2019. Sul suo decesso non si è ancora fatta luce. I familiari hanno sporto denuncia perché vogliono la verità, certi che verità lo ha messo la denuncia dei familiari, convinti che «l’arresto cardio-circolatorio in infarto miocardio acuto» sia in realtà scaturito da gravi lesioni riportate nella sua cartella clinica: 11 costole fratturate, arteria rotta, polmone e sterno perforati. Questo farebbe pensare più a “un’aggressione violenta”.

I magistrati ipotizzano il reato di omicidio colposo. Secondo quanto riporta La Repubblica, l’indagine è ancora in corso e punta a dare risposta alle domande della cognata di Fasano, Teresa Afiero, che ha sporto denuncia tramite il suo legale Donato Santoro. In questa vicenda sono ancora molti i punti da chiarire, a partire da con chi Eugenio abbia giocato il match. Nessuno ha saputo dirlo.

Teresa Afiero sa solo che quel giorno, mentre si trova a casa della sorella, giunge una chiamata dei carabinieri che avvisano che l’uomo ha avuto un malore durante la partita e che lo stanno per portare al Policlinico Umberto I. Una macchina di servizio può accompagnare la donna in nosocomio.

In quel frangente, la donna non sa che due ambulanze sono partite da lì alle 15:35 e che alla stessa ora un medico dell’Arma è già al circolo con un defibrillatore. «Era riverso a terra, cianotico e con la lingua di fuori, ma ancora vivo», dirà dopo il colonnello. Quello che i parenti si domandano, è se quel medico lo abbiano contattato prima del 118, e perché.

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«Nell’accedere al Pronto soccorso», spiega Afiero nella denuncia, « capisco subito che è successo qualcosa di molto grave, perché è pieno di carabinieri in divisa e non, di ogni ordine e grado. Nonostante la numerosa presenza di ufficiali e generali dell’Arma, che sono arrivati con l’ambulanza e molti di loro erano presenti anche sul campo da calcio e nello spogliatoio (…), nessuno è stato in grado di dare le generalità di mio cognato“. Infatti, Eugenio in quel frangente viene registrato come “ignoto 2019014801“.

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I dottori «mi facevano notare che era arrivato in ospedale molto in ritardo rispetto a quando aveva perso i sensi: alle 16,46, cioè circa un’ora e 46 minuti dopo. Chiedevamo chi fossero i giocatori, dove si era giocata la partita, chi era l’arbitro, se il centro era dotato di servizio medico e di defibrillatore, ma ogni tentativo è stato vano». Ora i familiari di Eugenio chiedono a gran voce: “Chi sa, parli“.

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