Bimbo di 7 anni tolto alla mamma:«Dieci poliziotti per portalo via»

Il bambino soffre di epilessia e ora lo hanno affidato a una casa famiglia. Provvedimento tribunale minori senza aver mai sentito il piccolo

Polizia-Meteoweek.com

«Mi hanno immobilizzato sul letto perché io fino all’ultimo non lo lasciavo andare mio figlio, i poliziotti erano in dieci, in dieci per un bambino. Ho ancora i segni della colluttazione sulle braccia». È quanto racconta Laura Ruzza, 40 anni, a Il Corriere della Sera. Laura ha un figlio di 7 anni che chiameremo Giorgio (nome di fantasia). Lo scorso lunedì i poliziotti sono andati nella sua abitazione, nei pressi di Viterbo, per rendere esecutivo un provvedimento di 8 mesi fa del tribunale dei minori di Roma che sospendeva ai genitori la responsabilità genitoriale, affidando Giorgio a una casa famiglia.

Drammatico il prelevamento del piccolo che soffre di epilessia. I poliziotti hanno sfondato la porta della camera che si era chiusa lì con il figlio, portandolo via di forza. Ieri, è giunta una video chiamata alla donna:«Mi hanno detto che Giorgio aveva avuto una giornata particolare e mi ci hanno fatto parlare. Lui aveva dei lividi in faccia, come se fosse caduto. Forse ha avuto una crisi epilettica perché l’operatrice mi ha chiesto quali fossero i giusti dosaggi delle medicine da dargli!». Nel pomeriggio le hanno comunicato che Giorgio è in una casa famiglia a un’ora di auto da casa e che lei lo potrà vedere un’ora, una volta a settimana.

Questa drammatica vicenda comincia in Veneto nel 2013, quando Laura incontra quello che sarà il futuro marito. «Lui diventa sempre più violento e, dopo un’aggressione in strada, quando il bambino aveva solo 5 mesi, sono andata via». Era il luglio 2014 e la donna lo denuncia più volte per violenza domestica ma le denunce vengono archiviate. Il Tribunale di Treviso colloca Giorgio dalla madre con affidamento ai servizi sociali. Ma la Ctu della psicologa Tiziana Magro, nota fautrice della contestata Sindrome di Alienazione Parentale (Pas), la accusa di escludere il marito.

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Nel 2016, Giorgio, a Roma per le vacanze di Natale coi nonni, ha la primi crisi epilettica. Da qui il calvario con frequenti ricoveri al Bambin Gesù, che costringe Laura ad abbandonare il lavoro. Così l’ex marito chiede al tribunale dei minori di Venezia di far cadere la responsabilità genitoriale della donna perché è andata via dal Veneto ma la richiesta è rigettata.

Nel 2019, l’uomo continua e si appella alla Corte europea dei diritti dell’uomo, così il tribunale dei minori di Roma dispone la decadenza della responsabilità genitoriale di entrambi e nomina tutrice provvisoria la sindaca di Roma per far riallacciare i rapporti col padre.

Raggi incarica un’assistente sociale, Franca Cammisa, che senza aver mai incontrato né parlato col piccolo, scriverà dell’«impossibilità del minore a condurre una vita normale a causa dei timori della madre». Una versione fortemente contestata da Laura: «Non mi si accusa di nulla tranne che di avere un forte legame con il bambino. Come ogni madre no? E poi non si tiene conto che c’è stata la pandemia e questo ha indubbiamente diminuito i contatti sociali».

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Il 22 dicembre 2020 i giudici affidano il bambino a una casa famiglia. Laura fugge col piccolo e i due diventano due ricercati. Fino a lunedì scorso, quando il bimbo viene preso in nome della Pas che la Corte di Cassazione ha ultimamente assimilato a una «dottrina nazista».

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