Isis Korashan: ecco chi sono gli attentatori di Kabul

Ecco cos’è l’Isis Korashan, meglio conosciuto come ISIS – K e responsabile degli attacchi kamikaze a Kabul. Cosa c’entra Al Qaeda e perché siamo di nuovo in pericolo.

C’era da aspettarselo. L’abbandono delle truppe Usa dall’Afghanistan ha aperto un nuovo capitolo nella storia delle relazioni internazionali, scombussolando la scacchiera geopolitica e minando la stabilità dei rapporti tra gli Stati del mondo. La fine di un’esperienze decennale – tanto era durata la presenza americana in Afghanistan – ha di fatto riaperto quei giochi che da decenni erano in qualche modo tenuti sotto controllo. L’America era arrivata nel territorio dopo l’attacco alle Torri Gemelle, per impedire che Al Qaeda potesse assumerne il controllo totale ed avere tra le mani, di fatto, una nuova area per la costruzione di una base operativa del terrorismo internazionale. Cosa accadrà, adesso, dopo che l’America è andata via è ancora tutto da vedere. Ma i segnali e i fatti di questi giorni non lasciano ben sperare. A poco o a nulla servono le lacrime del Presidente americano. La mossa di Joe Biden, che ora piange lacrime già scritte, ha lasciato via libera ai talebani che – in meno di un mese e in un tempo ancor più breve dei pronostici – hanno assunto il controllo dell’area, diventando così i nuovi interlocutori dell’Europa e del mondo intero.

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E se guardare alle relazioni internazionali rappresenta un grande punto di domanda, un altro pericolo viene dalle lotte interne che, in un attimo, potrebbero espandersi ben al di là del confine. Gli attentati a Kabul che hanno scombussolato la città durante la giornata di ieri hanno avuto la firma dell’Isis. L’Isis, una delle tantissime facce del terrorismo islamista. Le faide religiose da tempo hanno smesso di indossare i panni di Maometto o di Allah; hanno, al contrario, preferito vesti più crude, fatte di fucili e lunghi abiti neri. Fatti, altresì, di un appello alla Sharia, la legge islamica non scritta, e il cui appello significa, in parole semplici, che ogni gruppo agisce come vuole, secondo le declinazioni che ritiene più opportune. Quello stesso terrorismo islamista, oggi identificato nello Stato islamico della Siria e del Levante ( Isis, o Is), nato proprio dalle ceneri di Al Qaida. E i talebani, da sempre, sono associati ad Al Qaida, ne riprendono i dettami, i principi d’azione, le dottrine.

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Una vecchia faida

Ecco allora che quella vecchia faida tra Al Qaida da una parte e Isis dall’altra, oggi ritorna: ma il nemico sono i talebani, i nuovi eredi dell’estremismo del 2021. Un estremismo certamente nuovo, fatto di conferenze stampa, di un uso consapevole dei social, di un’attenzione particolare all’opinione pubblica, di un intento mirato alla protezione della popolazione, di ricerca di visibilità, di messaggi amplificati. A rivendicare gli attacchi a Kabul, infatti, è stato proprio l’Isis. A darne notizia, intorno alle 22.00 di ieri italiane, è stata l’agenzia di stampa Reuters, che ha riferito che lo Stato islamico ha rivendicato l’attacco all’aeroporto di Kabul, pubblicando la foto di uno dei kamikaze di Kabul.

Cos’è ISIS-K 

Si tratta dell’ Isis-Khorasan, il ramo di Daesh nell’Asia centrale. Un gruppo di cui, ad oggi, si sa ancora poco ma che potrebbe presto rappresentare il nuovo volto delle minacce internazionali. Secondo notizie che giungono da fonti di intelligence, la formazione terroristica sarebbe nata nel 2015. Non sono noti, tuttavia, i rapporti con lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, tanto meno le relazioni con i talebani.  Secondo l’Onu, l’Isis-Khorasan conta 2.200 miliziani armati concentrati nella provincia montana di Kunar, al confine con il Pakistan. Un gruppo composito, dove trovano spazio militanti pashtun pakistani fuggiti dal loro Paese, disertori afghani, estremisti uzbeki e, in numero più limitato, reduci arabi di quello che fu lo Stato islamico siro-iracheno. Un gruppo, insomma, che ha trovato ora l’occasione per rialzare la testa. Del resto, moltissimi analisti avevano già ipotizzato una simile evoluzione dello scenario in Afghanistan, così come era stata data per certa la notizia degli attentati.

L’allarme

Gli 007 americani erano già da giorni in allerta, parlando di una “minaccia molto specifica” e riferendo di un attacco dell’Isis all’aeroporto di Kabul. Un allarme arrivato anche a Londra e Mosca, tuttavia non evitato. Mentre Washington proseguiva con le evacuazioni assicurando collaborazione da parte dei talebani, un funzionario della Difesa statunitense aveva dato notizia alla Cnn che i miliziani dello Stato islamico in Afghanistan intendevano attaccare la folla intorno all’aeroporto.  L’Isis Korashan, insomma, è un’ex costola di Al Qaeda guidata da un anno e mezzo dall’ex qaedista Shahab al-Mujari. La cronaca fa cenno dell’organizzazione nel 2015, quando iniziarono a comparire le prime rivendicazioni da parte di un gruppo terrorista che si definiva “Provincia del Khorasan dello Stato Islamico”. Il Khorasan dovrebbe comprendere i territori degli odierni Afghanistan, Tagikistan, Uzbekistan, Turkmenistan e Pakistan.

La storia

Fu fondato proprio dai talebani pakistani, che proprio in quelle terre agivano senza sosta contro civili. La rottura dell’alleanza, però, ha portato Isis e talebani allo scontro armato. Dopo qualche anno di attività, l’Isis-K si era ritirato scomparendo quasi dalle cronache fino a quando, nel 2019, è entrato nel business del narco traffico. Così, dopo aver accumulato fondi, è riuscito ad impossessarsi di alcuni territori, estendendo il suo controllo in diverse province. Il gruppo ha iniziato ad attrarre i gruppi estremisti in fuga dalla Siria. A scatenare gli attentati, oltre a motivazioni economiche e di leadersheap, c’è sicuramente l’inclinazione dei talebani 2.0. Un volto meno estremo, più collaborativo almeno nelle parole, più libero. Un volto quasi pacifico, anche se di fatto la musica si è spenta e le donne, pian piano, stanno scomparendo dalle pubblicità. L’Isis – K ha da sempre puntato alla distruzione dei talebani nell’Afghanistan orientale, per costruire una base del jihadismo globale, quindi anti-occidentale. Ecco perché, ancora, siamo di nuovo in pericolo.

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