Ivan non sarebbe morto di Covid ma di polmonite: indagati 12 medici

La procura di Venezia sta indagando e facendo luce sulle eventuali responsabilità circa il decesso, avvenuto il 1 gennaio, di Ivan Busso, un falconiere di 42 anni

Ivan Busso – MeteoWeek

Durante il ricovero in ospedale a causa del coronavirus aveva contratto una polmonite batterica causandogli la morte. Il covid aveva già debilitato il fisico di Ivan Busso. Il falconiere è deceduto lo scorso primo gennaio. I dodici medici dell’ospedale Dolo, lungo la riviera del Brenta, che hanno curato il paziente, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Venezia con l’accusa di omicidio colposo.

Sia il papà, Gianni Busso di 72 anni, che la mamma, Gina Smerghetto, di 65 erano deceduti in seguito al Covid-19 nell’intervallo di poco tempo l’uno dall’altro. La morte di Ivan Busso, in così giovane età, aveva quindi ulteriormente scioccato il paese, soprattutto perché il 42enne non soffriva di nessuna patologia ed era in buona salute. Don Alessandro, parroco del paese, aveva dato la notizia del decesso della donna durante il funerale di Ivan. In piena pandemia, il 3 dicembre 2020, il falconiere aveva accusato i primi sintomi con febbre alta. Gli ospedali veneziani erano al collasso con una drammatica affluenza di pazienti. Il 9 dicembre fu ricoverato e in pochi giorni poi trasferito nel Reparto di Rianimazione. Era molto fiducioso del fatto che le sue condizioni sarebbero migliorate. Il giorno di Natale fece l’ultima telefonata alla moglie, Elisa Borella, dicendo “Guarisco e torno a casa”, queste furono le sue ultime parole. Dopo due tamponi negativi eseguiti il 22 e il 24 dicembre era stato estubato, ma l’infezione batterica ha fatto il suo corso. Ivan Busso è morto avendo contratto durante il ricovero, l’Acinetobacter, batterio resistente a diversi antibiotici. Le condizioni aggravate del paziente spinsero i medici a trasferirlo all’Ospedale Dell’Angelo di Mestre, dove gli venne praticata la Ecmo, ossia una tecnica di ossigenazione extracorporea a membrana.

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“Non ce l’ho con nessuno, mi rendo conto delle difficoltà in cui operavano i medici in quel periodo e so che ci sono impegnati tantissimo”, dice Elisa Borella, la moglie di Busso “ma credo sia giusto interrogarsi su come abbia fatto Ivan a contrarre il batterio mentre era ricoverato in Terapia intensiva. Ho deciso di presentare l’esposto proprio per fare chiarezza, non contro qualcuno”. Intanto nell’autopsia era stato accertato che: “La presenza di una polmonite batterica instauratasi in un quadro di polmonite interstiziale da infezione Sars-Cov2”. Questo è quanto emerse dall’autopsia effettuata dal medico legale Guido Viel e disposta dalla procura di Venezia dopo che la moglie aveva presentato un esposto a gennaio.

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Il sostituto procuratore Roberto Terzo ha deciso, come atto dovuto, di iscrivere nel registro degli indagati questi dodici medici dell’ospedale di Dolo facenti parte dell’Unità di Anestesia, rianimazione e terapia antalgica e che hanno avuto in cura Busso, dando loro la possibilità di far parte, insieme ai consulenti, di tutte le prossime indagini per chiarire il caso.

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