Rivolta in carcere a Melfi: 11 arresti e 33 in attesa della Cassazione

Per la rivolta in carcere a Melfi del 9 marzo del 2020, risultano arrestate 11 persone. Altre 33 attendono gli sviluppi dei ricorsi presentati in Cassazione dai difensori.

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La vicenda è da ricondurre a quando, l’anno scorso, un centinaio di detenuti nel carcere di Melfi, in provincia di potenza, hanno protestato per ore. La ragione, che accomunava la protesta ad altre avvenute in 22 istituti carcerari, era la contrarietà ai provvedimenti presi dall’amministrazione a causa dell’emergenza coronavirus. Sette persone si erano trovate tenute in ostaggio dai detenuti. Gli ostaggi erano quattro agenti della polizia penitenziaria, due medici e una psicologa. I rivoltosi avevano preso il controllo della zona del carcere in cui si trova l’infermeria. Erano intervenuti, poi, per controllare la situazione sia gli agenti della Polizia penitenziaria sia Polizia e Carabinieri.

Rivolta in Carcere, gli sviluppi delle indagini

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Le indagini, coordinate dalla Dda di Potenza e svolte dallo Sco e dalla Sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Potenza, con il supporto della Polizia penitenziaria, attraverso “una attenta e meticolosa ricostruzione di tutte le fasi della protesta”, hanno permesso di risalire a tutti i 44 detenuti coinvolti nella sommossa, durante la quale alcuni agenti di polizia penitenziaria e personale sanitario rimasero sequestrati per circa nove ore. Dopo una lunga trattativa gli ostaggi vennero liberati e i rivoltosi riportati in cella, dopo aver anche scritto un documento con richieste e rivendicazioni. L’inchiesta ha permesso di identificare i responsabili, accusati a vario titolo di sequestro di persona a scopo di coazione e di devastazione.

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Nelle province di Potenza, Benevento, Catania, Palermo, Siracusa, L’Aquila, Bari, Reggio Calabria e Asti, in indagini coordinate dalla Procura di Potenza, si emette un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti degli 11 detenuti. L’ordinanza di custodia per gli 11 arrestati, emessa dal Tribunale del riesame di Potenza, ha accolto un appello interposto dalla Dda contro il rigetto della richiesta cautelare. Inizialmente, infatti, il gip di Potenza, pur ravvisando il grave profilo indiziario, aveva rigettato la richiesta cautelare ritenendo che non ci fossero le esigenze cautelari.

 

 

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