Senza Luca Morisi la Lega non sarà più la stessa

La comunicazione leghista ci ha regalato di tutto in questi anni: improbabili concorsi a premi, selfie da food blogger, un identitarismo sdoganato in ogni sua forma. Si tratta però di quella stessa comunicazione che ha, di fatto, portato alla rinascita politica di un partito che meno di dieci anni fa sembrava sul punto di scomparire. Per questo ci troviamo di fronte a una perdita destinata a cambiare il volto del Carroccio, lasciando più di qualche incognita per il futuro

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Che Luca Morisi, che in questi anni abbiamo imparato come un vero e proprio guru della comunicazione social leghista, sia stato indagato per droga dalla Procura di Verona è stato un vero e proprio colpo di scena. 

Doveroso precisare che al momento, nemmeno i magistrati sanno se si trovano realmente di fronte a un caso di cessione di sostanze stupefacenti. La sostanza incriminata che ha portato alle accuse formali rivolte all’ormai ex social media manager della Lega, deve essere ancora analizzata in laboratorio. Sorprende anche la difesa di Morisi, che pur dichiarando di non aver commesso nessun reato, parla comunque di episodio che lo ha trascinato in “una grave caduta come uomo”. Una schiettezza nell’ammettere le proprie debolezze in pubblico ( atto non dovuto e che difficilmente gli garantisce un ritorno di immagine in questo momento) a cui l’arena politica italiana non è certo abituata.

Svelato così un mistero iniziato la settimana scorsa, quando con una lettera rivolta ai parlamentari, ufficializzò la sua decisione di abbandonare la comunicazione del partito. Un addio che, come hanno rivelato in seguito alcune fonti vicino alla Lega, era nell’aria da tempo anche perché, la presenza fisica dello spin doctor alle manifestazioni politiche del suo partito, si era ormai ridotta ai minimi termini. 

“Chiedo innanzitutto scusa per la mia debolezza e i miei errori a Matteo Salvini e a tutta la comunità della Lega a cui ho dedicato gli ultimi anni del mio impegno lavorativo, a mio padre e ai miei famigliari, al mio amico di sempre Andrea Paganella a fianco del quale ho avviato la mia attività professionale, a tutte le persone che mi vogliono bene e a me stesso. Ho rassegnato il 1° settembre le dimissioni dai miei ruoli all’interno della Lega: è un momento molto doloroso della mia vita, rivela fragilità esistenziali irrisolte a cui ho la necessità di dedicare tutto il tempo possibile nel prossimo futuro, contando sul sostegno e sull’affetto delle persone che mi sono più vicine”.

Morisi non si nasconde, non si giustifica, chiede soltanto di non stare più sotto i riflettori per affrontare questo difficile momento in attesa che la giustizia faccia il suo corso e accerti eventuali responsabilità. 

Una stampa che nei suoi confronti non è mai stata tenera.

morisi salvini
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Luca Morisi e Matteo Salvini si sono conosciuto nel 2013. Tre anni prima, Morisi aveva fondato con un suo socio, Alessandro Paganella (citato anch’egli nella lettera di scuse) una società informatica chiamata Sistemaintranet. Singolare in questo senso, il percorso universitario dell’ex spin doctor leghista. Morisi si è laureato in filosofia informatica e ha iniziato da lì un percorso che l’ha portato consacrarsi nella comunicazione fino a farlo diventare uno dei migliori spin doctor politici in circolazione. Non che Sistemaintranet si sia rivelata una società fallimentare, tutt’altro: un suo software per esempio ha vinto un importante premio del Politecnico di Torino chiamato “Innovazione in Sanità. 

Poi nell’ottobre del 2013, Morisi e Salvini si incontrano per la prima volta e la vita del professore universitario cambia per sempre. Inizia infatti un sodalizio di cui nessuno poteva immaginare gli esiti: non bisogna dimenticare che quelli sono gli anni in cui Salvini prende le redini di un partito vicino alla sua disintegrazione, con i sondaggi che lo condannano ai minimi storici e una rete sul territorio sempre più in crisi. E se da quel momento il leader leghista ha intrapreso una carriera politica fulminante, coronata con l’investitura a Ministro degli Interni, una parte del merito è sicuramente di Morisi.

Oppure, come hanno sostenuto i media in questi anni, di quella bestia da lui creata. 

Pur non presentando mai prove in merito, i media hanno sempre parlato di una fantomatica quanto ormai antologica bestia salviniana sui social: algoritmi sofisticati e bot che permettavano di sapere cosa e quando scrivere per arrivare meglio alla pancia delle persone, profili che si linkano a vicenda per aumentare il traffico organico e tanto altro. L’idea di base dunque, è che il successo di Salvini sui social sia frutto di una bestia che mette in campo tutti i processi di automazione possibili e inimmaginabili per arrivare al suo scopo. 

“Sui giornali è diventata “La Bestia”. Scritto così, in maiuscolo, come ad enfatizzarne potenza e ferocia. E alla “Bestia” è stato attribuito il merito del successo sui social network del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Eppure della “Bestia” non si sa nulla.”

(Arcangelo Rocca, AGi, 15 Settembre 2018)

Perchè si, la Bestia  è stata un’invenzione mitologica di cui non avevamo bisogno, e che nulla ha spiegato riguardo il talento di Morisi, e del perchè con le sue dimissioni la Lega si ritrova ad affrontare una vera e propria mini-crisi interna: nominare il suo sostituto è una di quelle scelte che può fare la differenza nel vincere o perdere le prossime elezioni. 

“Chissà cosa c’è dietro, chissà quale profilazione per capire quale messaggio dare. Ma in realtà nessuno mi suggerisce quando condividere le cose e le decido in base a quello che succede ogni giorno”

Per capire il motivo per cui la comunicazione leghista non sarà mai più la stessa senza Luca Morisi, bisogna partire da questa affermazione di Matteo Salvini. Tirando le somme del percorso del segretario leghista sui social, non c’è motivo di non credergli. Morisi è stato sicuramente uno spin doctor che si è servito di elaborate quanto vincenti strategie comunicative ( Qualcuno per caso ricorda il gioco a premi Vinci Salvini?). 

Facciamo un esempio tra tanti. 

Da un punto di vista estetico ad esempio, Morisi è sempre andato controcorrente, e fino a due anni fa  le grafiche con cui la Lega presentava sui social i propri proclami, sembravano inattuali, datate e poco accattivanti, non in linea con i trend del tempo che invece su altre sponde, la comunicazione leghista ha sempre seguito ossessivamente trasformando ogni caso di cronaca, come i delitti commessi dagli immigrati, in un dibattito politico condotto a colpi di post. Il tempo invece ha dimostrato come sia stata una scelta lungimirante e vincente: l’elettorato di Salvini non aveva in quel momento bisogno dell’ammaliante estetica che offre la comunicazione odierna, perchè sono figli di un altro tempo, e il rapporto emozionale con il loro leader politico, la loro fidelizazzione alla sua figura, segue altre strade. Sembra un ragionamento semplice, ma se nel momento di massima consacrazione a Lega ha poi dato vita a un restyling in cui la grafica è diventata finalmente moderna, è perchè quella precedente scelta di Morisi era azzardata. Quanto conta la confezione nel marketing? Tanto. 

Ma è stata una di quelle scelte che ha però permesso a Salvini di raggiungere un risultato storico alle urne e conquistare il ruolo di Ministro dell’Interno.

E in fondo questo è stato il talento di Luca Morisi. 

Ha capito fin dal principio che per migliorare la comunicazione di Salvini doveva toccarla, modificarla il meno possibile, perchè era, per certi versi Salvini stesso a rappresentare con il suo modo di fare il messaggio vincente da trasmettere. Ha intuito che nonostante i suoi toni spesso burberi, una grande fetta di persone apprezzava molto una certa spontaneità del leghista. E questo unito al talento di Salvini nel saper realmente parlare alla pancia delle persone, ha creato un mix che sappiamo si è rivelato vincente. 

In tal senso vanno anche letti alcuni forse inspiegabili scivoloni mediatici di Salvini: il prezzo da pagare per lasciarlo il più possibile libero d’essere se stesso e di pubblicare, nei limiti, in modo autonomo.

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A questo Morisi ha naturalmente affiancato una strategia ad hoc per veicolari alcuni contenuti politici in grado di conquistare gli utenti. E di farlo in un momento in cui Salvini sbarcava sui social con un consenso personale inesistente fuori dai confini leghisti  a differenza ad esempio di Giorgia Meloni che vantava già una carriera politica spendibile in tal senso. 

Un equilibrio complicatissimo da inseguire, ma che Morisi ha cavalcato con naturalezza. C’erano momenti in cui Salvini era ancora un candidato tra i tanti eppure le sue invettive social sembravano dettare perennemente l’agenda politica dei media, come era capitato anni prima a Matteo Renzi da semisconosciuto sindaco di Firenze. 

Luca Morisi è uno spin doctor di raro talento che fa ormai parte della storia politica italiana.  Sostituirlo per la Lega sarà un problema vero, una di quelle scelte che possono farti perdere le elezioni. 

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