Nella Lega non comanda più Salvini: sul Green Pass vince l’ala governista

Le decisioni di Giorgetti contano più di quelle di Salvini. Così il leader del Carroccio rischia di perdere il controllo del partito

Matteo Salvini è sempre più isolato. Non per le bacchettate che arrivano dal premier Mario Draghi e per il complicato rapporto con gli alleati, in particolare con Giorgia Meloni che sogna di soffiargli il posto come leader del Centrodestra. Matteo Salvini è sempre più isolato anche all’interno del suo stesso partito, la Lega.

Il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato con voto unanime la scelta di estendere il Green Pass a tutti i lavoratori, siano essi del settore privato o pubblico, dal 15 ottobre. Una decisione che amplia la platea a 23 milioni di italiani e di fatto si estende alla quasi totalità dei cittadini attivi. Questo nonostante per mesi il leader del Carroccio si sia sempre espresso contro la carta verde e contro l’obbligo vaccinale, promettendo e millantando di avere in pugno la situazione.

L’ala governista della Lega non segue quindi l’ex-ministro dell’Interno ma più probabilmente il ministro Giancarlo Giorgetti, vice-segretario del partito e figura cardine nell’organizzazione e nei rapporti intessuti dal Carroccio, un personaggio politico dallo stile più democristiano che leghista e che ha dalla sua figure di primo piano, tra le quali i governatori Fedriga, Zaia e Fontana.

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E’ fondamentale tornare a essere liberi, naturalmente con qualche regola da osservare. Questo è il motivo per cui il governo ha deciso che dobbiamo aprire tutto, ma rispettando ulteriori regole. L’alternativa era rischiare di tornare indietro a situazioni che non vorremmo più rivedere” ha affermato il ministro per lo Sviluppo economico, che aggiunge “Le decisioni difficili assunte dal governo, come l’obbligo del Green Pass sui luoghi di lavoro, sono volte non a limitare la libertà, ma ad aumentare la libertà e l’incontro. Abbiamo fatto queste misure per riaprire“.

Parole che vanno in contrapposizione con quanto detto finora dal suo segretario di partito, il quale non solo non commenta ma chiede anche ai suoi fedelissimi di tacere. Come nel caso di Claudio Borghi, uno dei più accaniti leghisti anti-Green Pass, che in queste ore ha rinunciato a tutti gli interventi televisivi e interviste.

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A questo punto Salvini appare essere ridotto in minoranza della Lega. Il rischio per il gruppo parlamentare è che si rischi una forte spaccature che passi magari da una conta interna sulle prossime votazioni. Ma non è nemmeno da sottovalutare la possibilità che prima delle prossime votazioni qualcuno decida di sfidare pubblicamente l’ex-ministro dell’Interno per contendergli il posto di segretario. I pretendenti non mancano e le formazioni interne hanno i numeri per ragionare su una scelta del genere.

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