Le difficoltà di Salvini sul caso Morisi e la grande occasione persa dalla sinistra

L’impressione è che l’opposizione abbia scelto per il momento di non attaccare frontalmente il leader leghista per non creare scompensi all’interno della maggioranza di governo

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L’ira di Matteo Salvini non si placa. 

Dopo essere stato investito dalle polemiche sul caso Morisi, il leader del Carroccio continua nella sua invettiva contro i media. Secondo Salvini infatti, troppe persone stanno approfittando della vicenda giudiziaria che coinvolge l’ex guru della comunicazione leghista e suo fedelissimo Luca Morisi per portare avanti contro la Lega un attacco “arrogante e supponente”. Un comportamento, quello dei media nazionali, definito “indegno” per gli standard di un paese civile.

Il garantismo estremo con cui Salvini sta affrontando lo scandalo dunque si rafforza di giorno in giorno. Non poteva d’altronde che essere così con le elezioni amministrative alle porte. Dal canto suo, l’opposizione nel commentare questi fatti di cronaca sembra essere finita in un vicolo cieco. Abbiamo infatti più che altro assistito alla messa in atto di un triste inganno comunicativo in cui, premettendo di non parlare o attaccare Morisi su una vicenda giudiziaria ancora in corso, si finisce per parlare e attaccare Morisi su una vicenda giudiziaria ancora in corso. Invettive che mantengono però toni forse più concilianti di quanto ci si aspettava. Una linea soft contro Salvini dovuta probabilmente al fatto che parliamo comunque di un partito che sta dentro l’attuale maggioranza di governo. Resta però il fatto che il doppiopesismo di cui il leader leghista sta facendo sfoggio in questi giorni, rappresentava l’occasione perfetta per la sinistra per iniziare a erodere il suo consenso elettorale. 

Forse mai Salvini si era trovato in così forte difficoltà.

Da qualche mese i media certificano diversi retroscena che raccontano di come la sua  leadership all’interno della Lega non sia più solida come in passato. Sembrano essere in molti all’interno del partito ad aver già identificato in Giorgetti il suo antagonista interno. Sia chiaro, nessuno che abbia realmente a cuore la democrazia può sperare che una vicenda tanto delicata come quella che coinvolge Morisi (vicenda in cui è doveroso ripetere che resta innocente fino a prova contraria) venga utilizzata come pretesto per attaccare una parte politica. 

Il problema semmai, sono e continuano a restare le dichiarazioni di Salvini. 

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E l’unica risposta che riesce a dare la sinistra è parlare, in modo vago e cauto, di un certo doppiopesismo del leader. Bisognerebbe invece entrare nel merito e sottolineare quanto sia per certi versi grottesca la linea scelta da Salvini per difendere il suo “amico”.  Esplicativo in tal senso il commento del leader pentastellato Giuseppe Conte: “Non speculo su Salvini”. L’impressione invece è che vi era un grande bisogno di speculare, non tanto sulla vicenda Morisi, ma sulle barricate che Salvini sta costruendo per proteggere il suo partito dallo scandalo, andando oltre la semplice presa d’atto di trovarci di fronte a un politico incoerente.

Luca Morisi verrà assolto dall’accusa di cessione di droga? Giusto pensare di si, giusto ritenerlo innocente fino a prova contraria: ma che la droga ci fosse lo ha ammesso anche Salvini che più volte ha insistito sul seguente punto: la differenza tra uso personale e modica quantità.

“Condanno e condannerò ogni utilizzo di sostanze stupefacenti, ma chi consuma va aiutato perché ha dei problemi”

Non fosse che si tratta di quella stessa differenza che la Lega ha sempre dichiarato di disconoscere: non esiste la modica quantità per il partito nato dalle ceneri dell’indipendenza padana. Per questo nel 2019, Salvini in persona presentò un disegno di legge che aveva lo scopo di aumentare le pene detentive per gli spacciatori, eliminando nei fatti il concetto di modica quantità. Difficile però aiutare un consumatore di droga se passi il tempo a pensare a delle leggi che puniscano con eguale severità chi spaccia e  chi consuma. 

Salvini ha ragione a inseguire una linea garantista, proprio perchè fino a prova contraria Morisi non ha commesso reati e non merita il linciaggio mediatico.

Detto questo, qualcuno dovrebbe però fargli notare che continua a definire suo “amico” colui che nei canoni fissati idealmente dalla Lega si configura come un vero e proprio spacciatore. Anche la battuta che ha rivolto a chi gli ha ricordato l’ormai celebre episodio del citofono, ci mostra un Salvini cinico arrampicatore di specchi come forse mai in passato.

È ipocrita chiedere di evitare di far diventare Morisi un mostro da buttare in prima pagina quando tu per primo vai a citofonare accompagnato dalle telecamere a presunti spacciatori?

No, spiega Salvini, perché lui da Ministro dell’Interno aveva i suoi contatti e dunque non era andato a suonare a caso, come se il fatto che la persona a cui ha citofonato fosse realmente ciò di cui lo si accusava, rendesse il suo gesto giustificabile.

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Eppure, le parti politiche avverse non sembrano avere voglia di attaccare dialetticamente nel merito Salvini su questi scivoloni. Si continua a citare a vanvera La Bestia ( che per inciso, non esiste) , ricordandone le vittime, attestando la soddisfazione per il contrappasso subito dal segretario leghista sull’accaduto. 

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E si evita invece di mettere, quantomeno dialetticamente, all’angolo la Lega non sul caso Morisi in sé, ma su tutte le ipocrisie palesate nella sua difesa negli ultimi giorni. Qualcuno dovrebbe forse spiegare a Giuseppe Conte che è possibile speculare senza tradire la propria etica garantista, e che in genere non farlo, non ti porta ad essere superiore moralmente, ma ad aumentare le probabilità di perdere le prossime elezioni

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