Cocò ucciso e bruciato a 3 anni, Cassazione conferma l’ergastolo per gli assassini

Il piccolo Nicola Campolongo, detto Cocò, venne barbaramente ucciso e bruciato a soli 3 anni: la Cassazione ha oggi confermato l’ergastolo per i due killer. Insieme a lui vennero uccisi anche il nonno del bimbo e la compagna.

Nicola Campolongo ergastolo ai killer - meteoweek.com
Nicola Campolongo, confermato ergastolo ai killer – meteoweek.com

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo inflitta in primo e secondo grado, a Cosenza e Catanzaro, a Fausto Campilongo e Cosimo Donato. I due, di rispettivamente 43 e 42 anni, sono ritenuti i responsabili, con sentenza definitiva, di concorso nell’omicidio di Nicola “Cocò” Campolongo, il piccolo di appena 3 anni barbaramente ucciso e dato alle fiamme nelle campagne di Cassano allo Ionio nel gennaio 2014. Insieme al piccolino, i due avrebbero partecipato all’omicidio del nonno del bimbo e della sua compagna. La sentenza di condanna dei giudici della suprema corte, che conferma quella emessa sia in primo che in secondo grado, è stata emessa nella serata di ieri, dopo diverse ore di camera di consiglio. Il piccolo Cocò ha finalmente avuto giustizia.

Prima un colpo il testa, poi lasciato bruciare per ore

Come si ricorda, a seguito dell’ omicidio di Cocò, Papa Francesco andò in visita in quel di Sibari il 21 giugno del 2014. Incontrò i familiari di Cocò a Castrovillari, dove sono detenuti, poi si recò a Cassano allo Ionio: proprio qui, durante l’omelia e davanti a più di 200 mila persone, dispose la scomunica dei due killer mafiosi. Nicola Campolongo, nato il 19 gennaio 2014, è stato infatti una vittima innocente della ‘ndrangheta. Il bimbo venne ucciso insieme al nonno, Giuseppe Iannicelli, e alla sua compagna di origine marocchina, Betty Taoussa.

Gli investigatori sostengono che la matrice del triplice omicidio sia maturata nell’ambito della criminalità organizzata che gestisce il traffico e lo spaccio di droga nella zona della Sibaritide. Dopo il barbaro agguato, la cui violenza non risparmiò il piccolo Cocò, i corpi delle vittime vennero dati alle fiamme all’interno di una Fiat Uno. L’auto venne ritrovata in contrada “Fiego”, nel territorio del comune del Cosentino, completamente divorata dal fuoco.

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Dalle ricostruzioni e dalle analisi effettuate sui cadaveri, anch’essi risultati completamente consumati e distrutti dalle fiamme, pare che il rogo venne appiccato con almeno 15 litri di benzina. Giuseppe Iannicelli, sorvegliato speciale di 52 anni, la compagna di 27 anni e il bimbo di tre anni vennero ritrovati dalle forze dell’ordine del tutto irriconoscibili, divorati fino all’osso: la vettura aveva bruciato per ore.

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La segnalazione alle forze dell’ordine partì da un uomo, che raccontò di una carcassa di auto bruciata in contrada Fiego. Al sopraggiungere delle autorità, di quella Fiat Punto era rimasta solo la parte in lamiera, mentre all’interno vennero ritrovati due scheletri – uno piccolino e l’altro di una donna. Durante i rilievi venne ritrovato anche un terzo scheletro nel portabagagli. Le tre vittime, però, erano state uccise prima da quei barbari assassini. I killer, infatti, spararono un scolpo in fronte sia a Cocò che a Betty, mentre al nonno del piccolo spararono due colpi in testa. Soltanto dopo vennero incendiati e lasciati carbonizzare.

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