Ma non è che alla fine Ita è stata creata per licenziare i lavoratori Alitalia?

La decisione di ricomprare il marchio di Alitalia merita una riflessione sui motivi che hanno portato alla creazione della nuova compagnia aerea di stato

(Photo by Marco Di Lauro/Getty Images)

Perchè Ita ha comprato il marchio Alitalia?

In realtà si tratta di una scelta che affonda le sue radici nell’ottobre dello scorso anno, quando i ministri dell’economia, dei trasporti, del lavoro e dello sviluppo economico, firmarono congiuntamente il decreto che stabilì la creazione di Ita, Italia Trasporto Aereo Spa. Nel disegno di legge si autorizzava “la costituzione di una nuova società interamente controllata dal Ministero dell’economia e delle finanze [..] per l’esercizio dell’attività d’impresa nel settore del trasporto aereo di persone e merci”. Un capitale sociale di venti milioni di euro, poi successivamente salito a tre miliardi con il Decreto Rilancio, per ricominciare da zero.

In quel momento Alitalia era una bad company che andava svuotata. 

Un nuovo inizio dunque, ma allora perchè Ita ha deciso di comprare il brand Alitalia? Sicuramente, ripristinando un nome e un logo a cui soltanto due giorni fa dicevamo addio, si acquista una storia a cui gli italiani sono legati, non fosse però che è anche una storia che gli italiani conoscono per via dei suoi patologici insuccessi . Per non parlare dell’ultimo ventennio, in cui la cronaca non ha potuto fare altro che registrare la lenta agonia dell’ormai ex compagnia di bandiera italiana. 

Ita poteva dunque tenersi il suo nome e presentarsi come una compagnia diversa da Alitalia, una compagnia aerea che, per esempio, funziona. E che non ha più alcuna intenzione di farsi salvare dai soldi dei contribuenti.  Eppure Il Cda di Ita ci crede, e ha preso quella che resta in primo luogo una decisione di marketing. Crede che questa nuova compagnia debba essere considerata da tutti come la prosecuzione storica di Alitalia, riconoscibile ai consumatori in tal senso. Un’operazione commerciale che non presenta solo vantaggi. Ita vuole dunque rilanciare una storia che fino ad adesso, è conosciuta per i suoi fallimenti. 

I motivi tecnici rendevano forse necessaria la costituzione di una società diversa da Alitalia: probabilmente era intenzione di tutti recuperare il nome originale dal principio. ma questi ottomila esuberi?  Erano indispensabili? Di sicuro fondare una nuova società che doveva entrare in trattativa, e non accettare a prescindere i lavoratori in essere di Alitalia, ha aiutato. 

Ma non è che alla fine la creazione di Ita era il modo più semplice per rimettere la società sul mercato a fare utili, tagliando al contempo il personale nel modo in cui lo si riteneva più conveniente? Dipendenti difficili da rimuovere perché comunque, sempre di una compagnia di bandiera dello stato si trattava, con tutto ciò che ne consegue nelle trattative con sindacati e lavoratori. Magari i lavoratori di Alitalia stessi, hanno anche accettato meglio di finire in cassa integrazione, rassegnati al fatto che una nuova società che entra e rileva, deve giustamente fare le scelte economiche e di bilancio che ritiene più, per l’appunto, convenienti. 

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Il punto è che parliamo di una compagnia di bandiera italiana pubblica, in cui forse si poteva evitare di mettere al suo interno certi imprenditori che tra vestiti e ponti, hanno sempre dimostrato di essere in primo luogo imprenditori di loro stessi e mai della collettività . Ma non è solo questo. Ci si aspetterebbe anche che una compagnia di stato aderisca al contratto nazionale del suo settore in modo deciso e doveroso. Non che metta in piedi trattativa per svincolarsi da Assoaereo allo scopo di scongiurare questa ipotesi. 

Non a caso qualcuno ha parlato di metodo FCA.

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