Gli anni passano ma l’odio contro il Reddito di Cittadinanza resta

Quella contro il Reddito di Cittadinanza è ormai una “guerra giornaliera” che trova un consenso quasi trasversale da parte della politica. Eppure, si tratta di una delle poche misure che ha permesso di aiutare in modo concreto tutti coloro che vivevano in situazioni di grave indigenza. L’unica però che a distanza di anni dalla sua introduzione, sono quasi tutti concordi nel voler smantellare

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Fin dai suoi primi mesi di esistenza, il Reddito di Cittadinanza è diventato il bersaglio preferito da parte di un po tutte le parti politiche, il provvedimento da criticare con più convenienza. 

La misura di sostegno alla povertà e alla disoccupazione, che ha reso realtà una delle battaglie storiche del Movimento 5 Stelle, non ha mai incontrato il gradimento di nessun partito. Basti solo pensare che tra i più feroci oppositori, troviamo quello stesso Salvini che ha contribuito alla sua approvazione. Certo, per il leghista si trattava di un compromesso inevitabile per poter continuare un’alleanza di governo in cui i pentastellati, hanno dovuto però di contro accettare placidamente i decreti sicurezza. Naturalmente, nel momento in cui il governo gialloverde è giunto al termine, la Lega si è prontamente accodata alla destra nell’iniziare a picconare il reddito di cittadinanza, una misura iniqua, dicono, che invoglia le persone a non lavorare. 

Un provvedimento così disfunzionale e diseducativo che Matteo Renzi ha sentito l’esigenza di indire un referendum per proporne l’abolizione. Che in realtà è stato un semplice annuncio ( potevamo aspettarci qualcosa di diverso da Renzi?) considerato che per il momento non c’è traccia di una raccolta firme in merito. La mossa di Renzi ha però rimarcato ancora una volta quanto il Reddito di Cittadinanza sia una riforma che in un modo o nell’altro, tutti vogliono smantellare. Ne ha parlato in questi giorni anche l’ex Ministro Elsa Fornero:

“Il Reddito di cittadinanza certamente non ha sconfitto la povertà e poi ha clamorosamente fallito sulle politiche attive. Ma è stato utile, ora va rivisto e vanno eliminati gli sprechi”

Qui come al solito assistiamo al finto moderatismo con cui certi intellettuali ed esponenti politici criticano l’Rdc evitando però di farsi accomunare in questa battaglia dalla destra. Il ragionamento allora diventa sempre lo stesso: il Reddito di Cittadinanza va bene, è un ottima misura, ma costa troppo. Alla fine è questo che sostiene la Fornero nella sua intervista, ed è questa anche la schizofrenica argomentazione di tutto questi personaggi che continuano a dirci che soldi in cassa non ce ne sono, e che gli aiuti ai poveri vanno razionati nel miglior modo possibile.

Che comunque è un’argomentazione meno squallida di chi sostiene invece che si tratta di una misura che aiuta i pigri, quelli che non hanno voglia di lavorare e hanno finalmente trovato il modo di stare seduti sul divano e farsi pagare dallo stato per oziare. Argomentazioni disumane, che non a caso non sono mai supportate da dati, e che mancano di rispetto a tutti coloro che non trovano lavoro. O che se lo trovano, si ritrovano costretti ad esser sfruttati a cifre che vanno dai 3 ai 5 euro l’ora, senza possibilità di dire di no. Anche perché continuare ad asserire che si sceglie il reddito pur di non lavorare, significa accettare che il salario medio in Italia è sotto i 1000 euro e va bene così. Anzi non va bene, in quanto questi lavoratori maledetti preferiscono prendere un salario da fame e non lavorare, piuttosto che farsi sfruttare. Quante persone scelgono il reddito di cittadinanza, che si compone oltretutto di cifre che spesso non possono essere nemmeno prelevate in contanti, e rifiuta uno stipendio da 1.400 con regolare contratto?

Ma anche il ragionamento schizofrenico dei falsi moderati come la Fornero è altrettanto pericoloso. 

“ci sono diverse modifiche da fare e probabilmente anche risparmi da ottenere: il reddito di cittadinanza va disegnato meglio e implementato su alcune figure, ne va ridotto il costo complessivo e bisogna cercare di aiutare di più le famiglie numerose, gli immigrati che oggi per lo più ne sono esclusi e poi tener conto dei diversi livelli di costo della vita tra regioni e citta’ diverse”.

Il reddito va bene, ma va rivisto perché non ci sono soldi. 

Dunque, considerato che era stesso la stessa Fornero a chiarire in precedenza che si trattava comunque di un provvedimento che non era riuscito a sconfiggere la povertà, l’ex politica si dichiara convinta che sia davvero possibile combattere la povertà spendendo meno soldi di quelli previsti e razionalizzando le risorse? È quasi grottesco constatare come a distanza di anni dal suo fallimento empirico, la linea Monti continui a presentarsi agli occhi dei media come credibile e sensata. 

Il Reddito di Cittadinanza ha salvato tantissime famiglie dalla povertà. Certo, si tratta di un provvedimento che nasce con un inganno semantico al suo interno: lungi dall’essere realmente un reddito che viene conferito in virtù della cittadinanza, si è invece trattato di un sussidio pubblico più efficace dei precedenti, che aveva il duplice compito di aiutare chi viveva sotto la soglia di povertà e al contempo seguirlo in un percorso che lo mettesse sul mercato del lavoro. 

Una misura imperfetta sotto tutti i punti di vista, ma che poi viene sempre criticata per motivi prettamente ideologici: costa troppo, incentiva le persone a non lavorare, diseduca i giovani al sacrificio. Quegli stessi giovani che magari a scuola ci stanno andando anche grazie ai soldi che i genitori ottengono dal reddito. 

Al settore privato il Reddito di Cittadinanza non piace. 

Si tratta infatti della prima vera misura che ha scardinato i loro piani: fino a quel momento si poteva tranquillamente guadagnare di più e acquisire competitività sul mercato internazionale scaricando il costo sui lavoratori. Come? Convincendoli ad accettare salari sempre più bassi, con il ricatto implicito di una crisi economica che non offre più posti di lavoro, e retribuzioni che non possono essere contestate, perché se non accetti, accetterà un altro che evidentemente ha più bisogno. Il Reddito di Cittadinanza ha contribuito a rompere questo circolo vizioso. Non in modo decisivo perché più che la classe media, ha coinvolto la parte più povera della popolazione. Ma ha iniziato a disvelare i vari ricatti economici che hanno portato a quei “salari da fame” che la politologa Marta Fana non perde mai occasione di denunciare. 

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Non è nemmeno stato l’unico aspetto positivo, ma probabilmente è quello che ha portato gli amici di renzi e di tanti altri politici, a convincerli a non abbandonare questa battaglia ideologica. Se lo Stato inizia ad offrire ai lavoratori degli strumenti per sfuggire alla povertà e non piegarsi ai salari stabiliti dal privato, viene giù quello stesso sistema che probabilmente ha contribuito a portare la maggior parte dei nostri politici a Palazzo Chigi. 

Diverso magari il discorso per ex politici come la Fornero, che devono invece ribattere punto per punto su queste misure, affinché la popolazione non si accorga di ciò che lei da ministro aveva il potere di fare, e ciò che invece, tra mille lacrime in mondovisione, ha scelto di fare. 

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