Attacco hacker alla Siae, artisti ricattati: “Paga o diffondiamo i dati”. Tra le vittime Samuele Bersani

Un gruppo di hacker prende di mira Siae, rubate e diffuse nel dark web informazioni personali. Chiesto riscatto anche agli artisti, tra questi Samuele Bersani: “Paga o diffondiamo i tuoi dati”.

hacker Siae - meteoweek.com
hacker rubato i dati alla Siae, ricattati gli artisti – meteoweek.com

Due giorni fa è stato reso noto che un gruppo di hacker ha preso di mira la Siae, rubando 60 gigabyte di dati. Tra questi, i dati sensibili degli iscritti, per i quali è stato poi chiesto un riscatto da 3 milioni in bitcoin. La Siae ha già fatto sapere di non essere intenzionata a pagare il riscatto, dato che non sussiste alcuna garanzia che procedendo in questo modo si possa bloccare l’effettiva diffusione di dati finiti nel dark web. Oltre alla società, però, ad essere stati ricattati sono stati anche gli stessi artisti che si sono visti trafugare i loro dati personali dal database.

Artisti ricattati via mail o SMS

Secondo quanto si apprende, il gruppo di hacker che ha preso di mira la Siae ha inviato una mail di ricatto agli artisti a cui sono stati rubate le informazioni personali. “Benvenuto nel darkweb, abbiamo tutte le tue informazioni, numero di telefono, indirizzo, Iban, se non vuoi che vengano rese pubbliche paga tramite bitcoin al seguente indirizzo 10mila euro entro e non oltre il 22 ottobre”, si legge nel messaggio arrivato nella posta elettronica delle vittime.

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Tra queste, si conta anche il cantautore Samuele Bersani, che pare abbia intenzione di denunciare il tutto alla polizia postale. “Ma non vorrei destare troppa attenzione su questo presunto ricatto”, ha comunque sottolineato l’autore che comunque ha scelto di non pagare il riscatto. Ad ogni modo, lo stesso messaggio è stato inviato ad alcuni artisti anche attraverso degli SMS recanti lo stesso contenuto. Nel frattempo, comunque, la Procura ha avviato un’inchiesta sull’incursione nel sito della Siae, con i reati ipotizzati che al momento sono quello di accesso abusivo al sistema informatico e tentata estorsione.

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Matteo Flora, amministratore delegato di The Fool e tra i maggiori esperti in Italia di sicurezza informatica, spiega comunque che questo è un modus operandi “atipico” da parte del gruppo cybercriminale che si nasconde dietro la vicenda. “Everest in passato ha usato dei ransomware. Ma in questo caso c’è la parte di ‘ransom’, ovvero la richiesta di riscatto [“ransom” in inglese], senza però la parte di criptolocker, quindi senza criptare i dati. Si tratta perciò di un ransomware atipico”, ha spiegato l’esperto. “A seguito della dichiarazione di Siae di non voler pagare, gli attaccanti hanno modificato il messaggio sul loro sito internet, e hanno messo tutti i dati in vendita per mezzo milione di dollari”, ha poi evidenziato Flora.

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