Viviana e Gioele, famigliari si oppongono all’archiviazione. Il pm: “Grottesca la tesi dell’omicidio”

Viviana e Gioele, la famiglia si oppone all’archiviazione e chiede il proseguimento delle indagini. “Clamoroso depistaggio, aspettiamo le analisi 3D sui corpi delle vittime”. Il pm: “Grottesca la tesi dell’omicidio”.

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Viviana Parisi e il piccolo Gioele Mondello – meteoweek.com

I corpi di Viviana Parisi e Gioele Mondello, madre e figlio, sono stati ritrovati nell’agosto del 2020, senza vita, nei boschi di Caronia, in provincia di Messina. Il caso sembra volgersi a conclusione, almeno per la Procura di Patti: per i pm, infatti, la 41enne si sarebbe tolta la vita, dopo aver strangolato il piccolo di appena 4 anni. Ma i legali della famiglia si oppongono alla richiesta di archiviazione, e anzi, chiedono gli esami in 3D. “Stiamo aspettando di fare delle analisi in 3D sui due corpi,  ma il gip si è riservato sulla decisione. Nel momento in cui viene dissequestrato il corpo non è possibile fare questo tipo di analisi”, ha spiegato l’avvocato Venuti.E infatti, ora l’ultima parola spetta al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Patti, che dovrà decidere se procedere con l’archiviazione o se ordinare nuove indagini sulla morte di madre e figlio. I famigliari di Viviana continuano a sostenere che la dj non sarebbe non sarebbe mai salita sul traliccio, non sarebbe tolta la vita e non l’avrebbe strappata nemmeno a suo figlio. E anzi, si parla di indagini depistate.

I famigliari si oppongono all’archiviazione

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Viviana Parisi e il piccolo Gioele Mondello – meteoweek.com

La decisione in merito all’archiviazione del caso spetta ora al giudice Maria Eugenia Aliquò, che annuncerà il verdetto entro i prossimi giorni.  La richiesta di archiviazione è stata avanzata dal procuratore Angelo Vittorio Cavallo e dai sostituti Federica Urban e Alessandro Lio. Secondo i pm, infatti, la tesi più accreditata è quella di suicidio, e non può trattarsi di omicidio – tesi avanzata invece dalla difesa e dai legali della famiglia.

“Abbiamo letto con molta attenzione tutte le argomentazioni contenute nella prima opposizione alla Richiesta di archiviazione e nella seconda richiesta con l’integrazione. E a parte l’inesattezza e la non corrispondenza di molti dati riportati nelle due opposizioni della difesa, non esiste una ricostruzione alternativa che risponda a un minimo di logica e coerenza e ritengo le argomentazioni esposte dai loro difensori e consulenti semplicemente grottesche”, ha infatti  riferito il procuratore Cavallo. Per i pm, dunque, nessun estraneo ha avuto ruolo “neanche marginale, mediato o indiretto” nella tragedia di Caronia.

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Per la Procura, dunque, la dj si sarebbe tolta la vita. La donna, viene riportato, avrebbe sofferto di problemi psicologici accertati dal consulente psichiatrico Massimo Picozzi. Gli stessi parenti, inoltre, erano al corrente del fatto che la donna soffrisse di depressione, tanto che dalle intercettazioni sarebbe emerso che avrebbero voluto portarla da un esorcista e che avevano tenuto nascosto un precedente tentativo di suicidio. Diversa invece la faccenda del piccolo Gioele, la cui morte – spiega la Procura – è ancora senza cause accertate.

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Per la famiglia, tuttavia, si tratta di una messinscena, di un depistaggio: qualcuno di non ancora identificato sarebbe il responsabile della morte di mamma e figlio, e le indagini sarebbero state intralciate. Recente è il post pubblicato sui social da Daniele Mondello, marito e padre delle vittime. “Ecco cosa è rimasto della maglietta del mio bambino, io non mi fermo finché non trovo la verità”, ha scritto l’uomo su Facebook, mentre chiede che “qualcuno si faccia avanti per raccontare se abbia visto qualcosa nelle campagne di Caronia”.

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