3783, il numero “misterioso” comparso nelle manifestazioni no-green pass rischia di distruggere la loro battaglia politica

Una cifra diventata famosa nelle ultime ore per essere uno dei “simboli” delle manifestazioni no-green pass in tutta Italia. E che finisce con il danneggiare proprio coloro che si oppongono alla decisione del governo di rendere obbligatorio il passaporto vaccinale sui luoghi di lavoro. 

Meteoweek- Screenshot da Twitter

3783.

Quattro cifre in sequenza, nemmeno semplicissime da memorizzare. 

Un numero che nelle ultime ore è finito sulle prime pagine della maggior parte dei media italiani che hanno deciso di spiegare ai loro lettori il suo significato dopo la notorietà che ha acquisito nelle ultime settimane. 3783 è un numero che abbiamo visto apparire anche in televisione, nelle principali manifestazioni no-green pass e no-vax degli ultimi giorni.

Cosa rappresenta? 

Si tratta del numero di persone che, secondo alcuni, sono realmente morte a causa del Covid. Una cifra che disvela per i suoi sostenitori il piano dei poteri forti per far credere alla popolazione di essere all’interno di un’emergenza sanitaria che in realtà non esiste. 

Non fosse che non si tratta di una stima propugnata ed elaborata da uno scienziato autorevole e competente in materia (e ce ne sono tanti in tal senso che contestano le stime sulla mortalità da Covid). È piuttosto un numero uscito fuori da una riflessione fatta in un editoriale pubblicato sul quotidiano Il Tempo. L’articolo partiva nella sua analisi da un rapporto pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità il 19 ottobre 2021, che si occupava di analizzare le caratteristiche cliniche di tutte le persone che erano decedute fino a quel momento a causa del coronavirus. Il 2,9 per cento del campione preso in esame, poco più di settemila persone, non aveva patologie pregresse. E di qui per certi versi il ragionamento di alcuni non poteva che andare verso una direzione narrativa che si è palesata fin dai primi mesi della pandemia. Che il numero dei morti da coronavirus fosse in un qualche modo alterato, che riconduceva a morte da Covid anche decessi classificati in modo illegittimo, avvenuti per l’aggravarsi di malattie pregresse che nulla avevano a che fare con il virus, è un tema di cui si discute dallo scorso anno, ovvero dai primi momenti in cui la pandemia si è palesata in Occidente

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3783 è un numero che però di scientifico non sembra avere nulla, nonostante una parte della popolazione in pochissimo tempo si sia convinta della sua veridicità e lo abbia elevato a simbolo della battaglia politica contro il covid e il passaporto vaccinale. In primo luogo perché non ci è dato sapere quanto e in che modo contrarre il coronavirus abbia realmente aggravato le malattie pregresse che una persona aveva già prima del contagio. Di sicuro, non si può sostenere che questo non sia vero, che questo virus non indebolisca il sistema immunitario e aggravi patologie già esistenti fino a causare il decesso di chi lo contrae. Se poi andiamo a vedere le casistiche relative alla mortalità in Italia, la variazione nell’anno della comparsa del Covid, il 2020, è di circa 100mila morti in più rispetto agli anni precedenti. Un numero troppo grande, troppo fuori scala, che testimonia come il numero di decessi causati dal Covid sia comunque di molto superiore a quel 3783 sbandierato in piazza. 

Perché allora questo numero è diventato un simbolo per alcuni manifestanti? 

Sia chiaro, chi scrive non demonizza, o peggio ancora ridicolizza in alcun modo i manifestanti, tutt’altro: la battaglia contro il green pass mi sembra sacrosanta, il problema è semmai su quali basi e motivazioni deve essere portata avanti. Si può anche sostenere che ci sia un complotto dietro il coronavirus senza fossilizzarsi su cifre che nulla hanno di scientifico.  L’impressione è che ci troviamo di fronte all’ennesima suggestione di massa che rischia di trasformare una vera battaglia politica in una protesta che favorisca invece l’insorgere di una setta anti governativa (Qannon vi dice qualcosa?). Un fenomeno antico e che grandi intellettuali avevano già compreso a loro tempo. 

Non si può non citare il capostipite di questa corrente di studio, l’antropologo e sociologo Gustave Le Bon, che con il suo saggio, “Psicologia delle folle”, fornì una nuova e inedita prospettiva all’Occidente sul tema. 

Perché citare Le Bon per spiegare una stima comparsa d’improvviso nelle principali manifestazioni contro il passaporto vaccinale? 

Il più grande errore che possiamo fare è pensare che queste persone, così convinte di trovarsi dentro un complotto sanitario che ha gonfiato a dismisura il numero dei morti reali, siano reietti della società, gente stramba che propugna tesi strambe in preda alla follia. Parliamo di lavoratori, spesso anche professionisti affermati, che nella maggioranza dei casi non manifestano certo squilibri psichici tali da far supporre che possano sviluppare credenze così forti, così poco supportate da fatti e numeri. Quando questi individui sono immersi nella singolarità della loro esistenza, della loro vita lavorativa e sociale, la razionalità sembra essere il loro tratto distintivo. Un esempio concreto non può che essere quello della vicequestore di Roma Alessandra Schillirò, il cui curriculum sembra fin troppo eccellente per classificarla sommariamente come una credulona complottista. Può anche accadere però che quando alcune persone si raggruppano, magari per una battaglia comune, possono anche scattare meccanismi molto diversi. Scrive LeBon ad esempio come un “individuo immerso per qualche tempo nel mezzo di una massa cada in uno stato particolare, assai simile allo stato di fascinazione dell’ipnotizzato nelle mani dell’ipnotizzatore. La personalità cosciente è svanita, la volontà e il discernimento aboliti”.

Insomma, la comparsa improvvisa di questo numero ci testimonia come molte persone, con motivazioni psicologiche anche complesse, abbiano trovato in questa crisi sanitaria un modo per protestare a prescindere, per esprimere la loro rabbia e il loro disagio. 

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Esiste una specifica narrazione sula gestione dell’emergenza Covid che ha trovato una forma che ben viene rappresentata e sintetizzata dai cartelloni che abbiano visto in televisione. 

A perdere credibilità di fronte a questi fatti di cronaca purtroppo sono proprio gli oppositori veri al green pass, quelli autenticamente razionali che nulla vedono di interessante in una cifra snocciolata da un giornalista sulla base del nulla, e che invece hanno dietro motivazioni molto più consistenti e complesse per denunciare al governo la loro contrarietà al passaporto vaccinale. 

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