Ex-carabiniere ucciso: arrestato il padre della compagna della vittima

Le telecamere hanno ripreso il responsabile a bordo del suo furgone mentre si reca sul luogo dove è avvenuto l’omicidio

Potrebbe essere arrivata la soluzione al mistero della morte di un ex-carabiniere ucciso a colpi di fucile a Lecce. Dopo 6 mesi di indagini è stato arrestato Michele Aportone, 70 anni, presunto responsabile della morte di Silvano Nestola, 45enne carabiniere in congedo. Aportone è il padre della donna con la quale la vittima aveva intrapreso una relazione. L’uomo è stato ucciso davanti gli occhi del figlio undicenne.

Questa la ricostruzione dei fatti secondo l’Arma dei carabinieri: sono circa le 22 del 3 maggio 2021 quando Nestola viene ucciso davanti casa dalle sorella dove si è recato insieme la figlio Leonardo per cena. Stanno rientrando nella propria abitazione prima dello scoccare del coprifuoco imposto dal lockdown. Salendo in macchina, viene raggiunto da quattro colpi di fucile, il ragazzino descrive l’assassino come “una persona nera che stava accovacciata sotto al muretto sulla destra“. La vittima muore sul colpo.

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Viene subito esclusa la pista della criminalità organizzata e di una vendetta in relazione alla professione di Nestola. Si cerca invece nella vita privata dell’uomo che, dopo la separazione con la moglie, aveva intrapreso un rapporto sentimentale con Elisabetta Aportone, anche lei separata, figlia del 70enne arrestato. Un rapporto a cui il padre si opponeva con forza insieme a Rossella Manieri, sua moglie, che vedeva in Silvano il responsabile della separazione della figlia dal marito.

La vittima Silvano Nestola

Tanti gli episodi significativi emersi nel corso delle indagini – sottolineano gli investigatori – ma uno spicca e dimostra l’ossessione che coniugi nutrivano nei confronti della figlia: i genitori erano arrivati ad attivare un sistema Gps per monitorare i suoi spostamenti. L’assillante controllo sulla vita di Elisabetta, ormai adulta, non si limitava alle manifestazioni verbali“.

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Vi erano quindi “numerosi e gravi indizi di colpevolezza” raccolti dagli investigatori dei carabinieri, che hanno portato i pubblici ministeri della Procura di Lecce a chiedere e ottenere dal Giudice per le indagini preliminari l’arresto di Michele Aportone. Tra questi, spiegano i carabinieri, le immagini di un sistema di videosorveglianza lo riprendono quando a bordo del suo furgone la sera del delitto esce per raggiungere la zona dell’omicidio, per poi rientrare a casa poco dopo.

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A un certo punto del percorso, secondo le indagini, dopo aver lasciato il furgone vicino una carrozzeria, continua a bordo di un ciclomotore, precedentemente caricato sul furgone Ducato. Il ciclomotore è stato ritrovato bruciato vicino l’area camper gestita da Michele Aportone. Ulteriori sviluppi sono arrivati dagli esami scientifici eseguiti dal Ris di Roma, che hanno accertato la presenza di minuscole particelle di polvere da sparo sugli indumenti del 70enne arrestato, riconducibili ai colpi esplosi da un fucile da caccia, arma ancora oggetto di ricerca da parte degli investigatori. Dopo l’arresto eseguito dai carabinieri del comando provinciale di Lecce, l’uomo è stato portato in carcere a Lecce, in attesa dell’interrogatorio di garanzia previsto nei prossimi giorni.

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