G20 e vaccini, serve una svolta: abolire brevetti e vaccinare i Paesi poveri

Nei Paesi meno industrializzati, specialmente africani, i vaccinati sono pochissimi, un rischio anche per le altre nazioni. Serve investire

I leader del G20 a Roma posano insieme a medici, infermieri e operatori sanitari della Croce Rossa

Tra i temi principali del G20 che si tiene questo fine settimana Roma sotto la presidenza del premier italiano Mario Draghi, c’è il problema della distribuzione e diffusione dei vaccini non solo per i Paesi industrializzati e più potenti del mondo che partecipano al summit, ma anche nei Paesi più poveri e in via di sviluppo. Attualmente solo il 27% della popolazione mondiale risulta completamente vaccinata, mentre in Europa hanno ottenuto almeno una dose oltre circa al 65%, in Usa il 65.30 % e in Cina (si suppone, i dati ufficiali sono molto incerti) il 70%

Stando alle dichiarazioni rilasciate finora durante il vertice, l’obbiettivo è quello di raggiungere il 40% di vaccinati tra la popolazione mondiale entro il 2021 e il 70% entro le metà del 2022. Considerando che tra i “Grandi 20” la percentuale è ben più alta rispetto al resto del mondo, il vero ostacolo da superare sono i Paesi dell’Africa. Attualmente nel continente solo il 2,7% di persone ha completato il ciclo vaccinale, con punte verso il basso molto preoccupanti.

Per fare qualche esempio, tra i Paesi africani i cittadini che hanno ricevuto una prima dose sono: lo 0.12% nella Repubblica democratica del Congo, 0.92% in Ciad, 0.74% nel Sud Sudan, 1.57% in Mali, 2.57% in Nigeria [Fonte Sole 24 Ore]. Di alcune nazioni non abbiamo nemmeno i dati. Con questo ritmo, secondo una recente stima, solo 6 Paesi africani su 54 raggiungeranno un’ampia copertura vaccinale nel 2023.

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Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, tra gli invitati al G20, aveva definito il mese scorso questa situazione una forma di “apartheid del vaccino” affermando che il suo paese ed altri del Sud America potrebbero incrementarne la produzione se i brevetti fossero aboliti. Nonostante l’approvazione da parte di 100 Stati membri dell’Organizzazione mondiale del commercio UE, Regno Unito, Svizzera, Giappone e Australia si sono opposti.

Cyril Ramaphosa, presidente del Sud Africa

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Secondo la direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale Kristalina Georgieva, servono “solo 20 miliardi di dollari per accelerare le vaccinazioni globali“. Si tratta di “salvare vite e rafforzare la ripresa. Se il Covid-19 dovesse avere un impatto prolungato, potrebbe ridurre il Pil globale di 5.300 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni rispetto alle attuali previsioni” ha aggiunto Georgieva.

C’è un impegno di tutti Paesi G20 a intervenire per quelli più poveri con un investimento economico molto forte” ha affermato il ministro della Salute Roberto Speranza, presente al summit. Si valuta dunque la proposta di Ramaphosa di liberalizzare i brevetti dei vaccini, già avanzata dal presidente degli Stati Uni d’America Joe Biden lo scorso maggio.

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Del resto la scarsità di vaccini contro il Covid nei Paesi in via di sviluppo è un rischio per l’economia mondiale e non solo per quella dei Paesi più ricchi. L’OMS ha invitato i paesi industrializzati a condividere le dosi con il resto del mondo, ma finora gli appelli non hanno ricevuto le risposte sperate, esponendo le nazioni meno sviluppate al rischio, oltre a quello di rallentare ulteriormente la loro economia, della creazione e diffusione delle varianti del virus che inevitabilmente potrebbero arrivare anche nel resto del mondo.  Si spera che i vertici di questi giorni possano superare le contrarietà e avviare finalmente una vera vaccinazione di massa della popolazione mondiale.

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