Carbone e cambiamento climatico, produzione energetica ed emissioni

Il carbone è responsabile del 46% delle emissioni di Co2 in atmosfera ma le politiche energetiche delle economie in crescita faticano a regolarne (ed eleminarne) l’uso.

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Il mondo consuma 8.561.852.178 tonnellate di carbone all’anno. Ogni milione di BTU (un’unità di misura dell’energia) derivato dalla combustione del carbone rilascia una media di 94 kg di CO2. Poiché una tonnellata di carbone ha 20,025 milioni di BTU, ciò significa che crea 1900 kg di CO2 quando viene bruciato. Il consumo annuale di carbone da parte del mondo rilascia quindi, approssimativamente, 17 miliardi di tonnellate di Co2 nell’atmosfera.

Negli ultimi anni le emissioni complessive di Co2 nell’atmosfera si attestavano sui 36 miliardi di tonnellate. Dalle stime appena fatte si può comprendere perché alcuni studi indichino il carbone come responsabile del 46% della Co2 emessa in atmosfera.

Nonostante questo, tale combustibile fossile è stato la fonte di energia primaria in più rapida crescita nel mondo nell’ultimo decennio. Tra il 2001 e il 2010, il consumo mondiale di carbone è aumentato del 45%. Cina e India sono da sole responsabili di almeno il 66% del consumo mondiale di carbone. Seguono USA, Germania e Russia, che insieme raggiungono poco più del 10%.

Cosa dovrebbe fare il mondo con il carbone?

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Una prima soluzione arriva dal think tank TransitionZero. Per loro il mondo dovrà spegnere quasi 3.000 centrali elettriche a carbone prima del 2030 se vuole mantenere l’aumento della temperatura entro 1,5 Celsius.

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TransitionZero afferma che ci sono attualmente più di 2.000 gigawatts di potenza da centrali a carbone in funzione in tutto il mondo. Tale numero dovrebbe essere ridotto di quasi la metà, richiedendo la chiusura di quasi una unità al giorno da ora fino alla fine del decennio.”La conclusione logica è che metà dello sforzo dovrà venire dalla Cina”, ha detto Matt Gray, analista di TransitionZero e autore del rapporto.

Le politiche energetiche di Cina e India

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La Cina ha ridotto la quota di carbone nel suo mix energetico totale dal 72,4% del 2005 al 56,8% dell’anno scorso. Il volume assoluto del consumo, tuttavia, ha continuato a crescere (abbiamo più centrali di questo tipo oggi che in passato). Il presidente Xi Jinping ha giurato all’inizio di quest’anno che la Cina avrebbe iniziato a tagliare l’uso del  famoso inquinante, ma solo dopo il 2025. Adesso la Cina annuncia di aver aumentato la produzione giornaliera del combustibile di oltre un milione di tonnellate, arrivando a 11,5 milioni al giorno.

Nel frattempo la domanda energetica dell’India continua a crescere (4.1% lo scorso mese) e il consumo di carbone insieme ad essa (1.8%). La priorità, quindi, rimane garantire la fornitura energetica a scapito del cambiamento climatico.

Per queste ragioni la COP26 non riuscirà ad ottenere un accordo vincolante sulla riduzione dell’utilizzo del carbone. Cina e India sono ancora contrarie, e hanno dichiarato obiettivi di neutralità climatica rispettivamente al 2060 e 2070. Si tratta di uno o due decenni di ritardo rispetto agli obiettivi degli altri paesi.

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