Massimo Melis, fermato presunto killer: incastrato da tabulati e telecamere

Le indagini relative all’omicidio di Massimo Melis, avvenuto a Torino la notte del 31 ottobre, vanno avanti. Un uomo è stato fermato e interrogato poiché ritenuto il possibile colpevole, ma si è ancora lontani dalla verità. Gli inquirenti infatti hanno a lungo scavato nella vita dell’operatore della Croce Verde al fine di comprendere chi e perché avrebbe voluto che morisse. Una prima ipotesi sembrava essere quella legata alla gelosia. La svolta pare adesso essere finalmente arrivata.

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Massimo Melis, ucciso a fine ottobre nella periferia di Torino – meteoweek.com

Una svolta sembrerebbe essere arrivata nel caso relativo alla morte di Massimo Melis, l’operatore della Croce Verde che è stato ritrovato privo di vita nella sua auto parcheggiata in via Gottardo, alla periferia di Torino, la notte del 31 ottobre. L’uomo è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa dopo avere accompagnato a casa un’amica, Patrizia. Gli inquirenti, in queste settimane, hanno scavato nel suo passato per comprendere quale possa essere stato il movente dell’omicidio e, dunque, chi sia stato il colpevole. Una delle prime ipotesi è quella che riconduceva alla pista della gelosia, tanto che si pensava che quest’ultimo potesse essere un conoscente della donna. Le altre possibilità, come quella relativa a possibili attriti con gli inquilini di un appartamento di sua proprietà, ad ogni modo, non sono mai state escluse.

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Gli investigatori, nelle scorse ore, sembrerebbero essere arrivati a comprendere qualcosa di più in merito alla morte di Massimo Melis. Un uomo, infatti, è stato fermato e interrogato a lungo con l’accusa di essere proprio l’assassino dell’operatore della Croce Verde. La notizia è emersa tramite le colonne del quotidiano La Stampa. Non si sa ancora molto, tuttavia, in merito all’identità della persona in questione, né tantomeno quali fossero i suoi rapporti con la vittima e dunque il presunto movente. L’unico aspetto noto della vicenda è che il colpevole sarebbe stato incastrato dall’esame dei tabulati telefonici e dei filmati delle telecamere di videosorveglianza della zona. Già cinque giorni dopo il rinvenimento del cadavere pare che la Procura avesse emesso un decreto di fermo nei confronti del soggetto.

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