Tunisia, emergenza rifiuti e cittadini in protesta: polizia lancia lacrimogeni contro i manifestanti

Tunisia, è emergenza rifiuti e i cittadini scendono in piazza in segno di protesta. La polizia lancia lacrimogeni contro i manifestanti ad Agareb. Un manifestante sarebbe morto dopo gli scontri. 

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Tunisia, emergenza rifiuti e cittadini in protesta (foto via Reuters) – meteoweek.com

Secondo quanto si apprende dai media internazionali, la polizia tunisina ha sparato gas lacrimogeni contro i manifestanti scesi in strada, ad Agareb, nell’Est del Paese. I dimostranti stavano partecipando a una protesta contro la decisione del Ministero dell’Ambiente di riaprire la discarica di rifiuti di El Gonna, nella regione di Sfax. Nella notte, la polizia (con gli agenti schierati in assetto antisommossa) ha dunque disperso violentemente un gruppo di dimostranti che sfilava in corteo.

Secondo quanto viene riferito da Reuters, la radio locale Shems FM – così come alcuni testimoni presenti sul luogo degli scontri – ha riferito che un giovane manifestante sarebbe rimasto ucciso dopo essere stato colpito da un candelotto lacrimogeno. Il Ministero degli Interni, tuttavia, ha specificato che la morte dell’uomo non avrebbe nulla a fare con le proteste e con gli scontri con le forze di polizia. Il giovane sarebbe deceduto nella sua abitazione a causa di problemi di salute, non condizionate dalle ferite riportate durante gli eventi.

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La protesta degli abitanti della zona, si sottolinea, è stata innescata dalla decisione del ministero dell’Ambiente di riaprire il sito dopo 40 giorni di chiusura, nonostante le pressioni degli abitanti preoccupati per la situazione ambientale. La discarica di Agareb, a 20 km da Sfax, era stata chiusa quest’anno dopo che i residenti si erano lamentati a seguito della diffusione di gravi malattie e del pericolo di disastro ambientale. Alla luce della decisione del governo, allora, i residenti hanno espresso la propria rabbia e il proprio dissenso marciando per le vie, scontrandosi con le forze dell’ordine.

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Diversi testimoni, presenti sul luogo degli scontri, hanno riferito che quando gli operatori hanno iniziato a raccogliere i rifiuti e a trasportarli ad Agareb, centinaia di giovani si sarebbero riuniti nella città, riversandosi in strada e protestando contro le operazioni in corso di svolgimento. Sarebbe stato allora, dunque, che gli agenti di polizia, in tenuta antisommossa, hanno cominciato a a sparare gas lacrimogeni contro i dimostranti, per dispere la folla.

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Il Ministero dell’Ambiente aveva precisato che la riapertura del centro di riciclaggio di Agareb sarebbe stato accompagnato da tutta una serie di misure di risanamento e messa in sicurezza dell’area. Ma per l’attivista Sami Al Bahri il suo gruppo, la questione si sposta sul “diritto costituzionale” degli abitanti dell’area a vivere in un “ambiente sano”. Le autorità, in questo senso, pare abbiano assicurato misure di tutela e lo smaltimento dei rifiuti accumulati nelle strade, invitando le industrie nell’area a impegnarsi rispetto alle proprie responsabilità. Nella serata di ieri, il presidente Kais Saied (da poco eletto e già sotto pressione) ha dato ordine al ministro degli Interni affinché si trovi una soluzione immediata.

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