Mafia, a Foggia confisca di beni per 4 milioni: usura, estorsione e frodi fiscali a Ue

Mafia, a Foggia la Guardia di Finanza ha eseguito la confisca di beni per 4 milioni di euro. L’organizzazione criminale risponde dei reati di usura, estorsione e frodi fiscali ai danni dell’Ue. Sono 24 le persone finite in manette.

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mafia, a Foggia confisca di beni dal valore di 4 milioni (foto di archivio) – meteoweek.com

Nelle prime ore della giornata di oggi, nell’ambito dell’operazione “Baccus la Guardia di Finanza di Bari ha confiscato beni per un valore complessivo di 4 milioni di euro. Secondo quanto si apprende, i beni deriverebbero dalla consumazione di reati come usura ed estorsione, aggravate dal metodo dalla finalità mafiose, e da frodi fiscali ai danni dell’Erario e dell’Unione Europea attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Nel mirino delle autorità è finita un’organizzazione criminale la cui base operativa era in provincia di Foggia.

24 persone arrestate, confisca di altri 4 milioni di beni

Il blitz è stato messo a segno dai finanzieri del Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalità Organizzata (Scico) e del Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, con il supporto di militari dei Gruppi del Corpo di Ravenna e Forlì. Secondo quanto si apprende da una nota ufficiale, il provvedimento di confisca definitiva è stato emesso dalla Prima Sezione Penale della Corte d’Appello di Bari, alla luce di quanto emerso dalle indagini relative all’operazione “Baccus”. Tra i beni confiscati si contano diversi fabbricati e fondi agricoli nelle province di Ravenna e Forlì.

L’attività investigativa, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e svolta dallo Scico e dal Gico e dalla Compagnia di San Severo, insieme agli agenti della Squadra Mobile della Polizia di Stato di Foggia, si è avvalsa di intercettazioni telefoniche e ambientali e accertamenti bancari di alcune figure appartenenti a un’organizzazione criminale. In particolare, le operazioni hanno permesso di portare alla luce l’esistenza il modus operandi del gruppo che, con base in provincia di Foggia, era dedito alla commissione di reati gravi. Tali reati venivano messi in atto da “soggetti economici”, controllati da dall’organizzazione tramite diversi prestanome.

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Secondo quanto si apprende dalla nota, le imprese “cartiere” foggiane emettevano fatture per operazioni inesistenti in relazione a fittizie forniture di mosto in favore di una società vitivinicola con sede a Ravenna. Tale società, collegata all’organizzazione criminale, acquisiva in questo modo ingenti crediti fiscali, oltre che il diritto di accedere ad aiuti comunitari erogati dall’Agea (Agenzia erogazioni in agricoltura). La società di Ravenna pagava quindi le forniture fittizie con bonifico e maggiorazione dell’Iva, impiegando le stesse disponibilità finanziarie che erano in realtà provento delle attività illecite commesse dall’organizzazione. Al tempo stesso, la società conseguiva rimborsi fiscali indebiti per un valore di oltre 11 milioni di euro, così come anche illeciti contributi comunitari per oltre 18 milioni di euro.

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In data 11 giugno 2012, il gip del Tribunale di Bari ha accolto la proposta formulata dalla Direzione distrettuale antimafia, fondata sugli indizi acquisiti dalla Guardia di Finanza di Bari. Il gip ha quindi emesso un provvedimento applicativo di misure cautelari personali nei confronti di 24 persone. Tra queste, 17 sono finite in carcere, mentre le 7 devono scontare gli arresti domiciliari. Queste figure sono indagate, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere finalizzata all’usura e all’estorsione, aggravate dal metodo mafioso, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e frode fiscale. In quella stessa sentenza, confermato anche il sequestro di beni per un valore complessivo di circa 15 milioni di euro. In data 1 febbraio 2019, invece, la Corte di Appello di Bari ha disposto la confisca di fabbricati e fondi agricoli ubicati nelle province di Forlì e Ravenna, per un valore di oltre 4 milioni di euro. La sentenza è divenuta oggi irrevocabile, e comporta quindi la confisca definitiva dei beni.

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