Super Green pass, tra vaccinazioni e lockdown ecco tutte le novità

Il lockdown per i non vaccinati, il Super Green Pass e le altre misure ipotizzate, cosa accadrà nelle settimane prossime?

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I contagi tornano ad aumentare in Europa (anche in Italia) e le questioni inerenti alle misure da prendere sono fortemente dibattute. Membri del governo hanno già nominato alcune di queste soluzioni, come modificare il Green Pass in modo da garantire maggiore libertà ai vaccinati. Il certificato verde è attualmente obbligatorio per luoghi come stadio, bar, cinema, ristorante, teatro, etc.

Il nostro sistema giuridico, però, consente una tale distinzione tra non vaccinati e vaccinati senza implementare l’obbligo vaccinale? Nel caso questo fosse possibile, quali misure andrebbero prese verso gli stranieri che arrivano con il certificato europeo? Il Super Green Pass apre questioni giuridiche e sociali che partono dai diritti costituzionali per arrivare problematiche di Privacy.

Super Green Pass nel quadro costituzionale

 Per comprendere i rischi legati alla distinzione operata da un Super Green Pass è necessario partire da Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale. Il noto giurista afferma: “Mi pare un rimedio difficilmente praticabile e, dal punto di vista normativo, molto rischioso come possibilità di giustificazione dei singoli divieti”. La difficoltà pratica sarebbe dovuta anche alla constatazione che “anche i vaccinati possono essere portatori del virus”.

Mirabelli, poi, continua: “se la situazione è così vincolante per cui i non vaccinati non possono compiere una parte molto consistente della loro attività, della loro vita lavorativa o di relazione, allora questo giustificherebbe l’imposizione di un obbligo di vaccinazione non una sorta di lazzaretto domestico”. Tali perplessità sono fatte proprie anche da Luca Zaia, presidente del Veneto, che si è espresso sul lockdown dei non vaccinati. “Non è praticabile dal punto di vista giuridico, stante oggi la Costituzione e il paese che siamo. Sarebbe di difficile applicazione costituzionale”.

Le informazioni necessarie e il rischio per la Privacy

Creare una distinzione tra Green Pass e Super Green Pass comporta il controllo dei dati riguardo vaccinazione/guarigione/tampone. Su questo elemento il Garante della Privacy si è espresso negativamente. “Ciò che va comunque evitato – ha detto Pasquale Stanzione – sono le discriminazioni in base alle scelte vaccinali e l’indebita conoscenza, da parte di soggetti non legittimati, dei dati sanitari degli interessati”.

In più, riguardo l’emendamento al decreto green pass sulla semplificazione dei controlli per lavoratori del settore privato, il Garante ha rilevato “criticità”. I lavoratori consegnano una copia della certificazione al datore di lavoro ma questo “non elimina la possibilità di un contagio sopravvenuto dopo il vaccino”. Poi, “lasciare il pass cartaceo al datore di lavoro determina ciò che l’Europa non vuole, cioè la conoscenza dello status sanitario del soggetto”. Il dato sanitario “è ultra-sensibile, sottratto alla disponibilità della parte, a tutela della persona nella sua integrità”.

Il Super Green Pass ridurrebbe i contagi?

Le regioni (e anche il governo) vogliono evitare altre chiusure nel caso una regione cambiasse colore. Il problema principale è che le misure di chiusura sarebbero per tutti i soggetti indistintamente. Il Super Green Pass finirebbe, invece, per limitare l’accesso luoghi come bar e ristoranti a meno del 15% della popolazione vaccinabile. I critici ribadiscono che anche i vaccinati, seppur in misura minore, possono contagiarsi e diffondere il covid.

Turisti e cittadini UE

 Altro nodo da sciogliere è come regolarsi con cittadini UE e turisti che vogliono entrare nel paese. Il pass Ue, in linea di principio, consente la libera circolazione e può essere ottenuto con vaccinazione, guarigione o tampone. La distinzione operata da Super Green Pass porterebbe alla paradossale situazione di un cittadino italiano non vaccinato meno libero di un turista francese non vaccinato?

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Sui siti di informazione dell’Unione si può trovare che “gli Stati membri dovranno astenersi dall’imporre ulteriori restrizioni di viaggio ai titolari di un certificato Covid digitale dell’Ue, a meno che esse non siano necessarie e proporzionate per tutela della salute pubblica” e, in tal caso, gli Stati devono “informare la Commissione e tutti gli altri membri e giustificare tale decisione”.

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