Baby gang, obbligati a stare a casa: “Rubiamo ciò che ci piace”

E’ stata fermata una baby gang di 15enni e 16enni, obbligati a stare a casa, gli vengono vietati i social network.

«Io rubo tutto quello che chi mi piace, tanto quelli hanno i soldi», queste le parole di uno dei membri di una giovane baby gang. I giovanissimi hanno un’evidente «propensione all’illegalità» che il gip del Tribunale dei minori, Marina Zelante, sottolinea in un dei passaggi dell’ordinanza che ha raggiunto otto ragazzini tra i 15 e i 16 anni, colpiti dalla misura dell’obbligo di permanenza a casa, per presunti reati di rapina e lesioni aggravate ai danni di altri.

Baby gang, rapine e lesioni aggravati ad altri giovanissimi: scatta l’ordinanza del Gip

Dodici le vittime individuate dagli inquirenti, per vicende risalenti ai giorni che precedevano lo scorso Natale, che hanno per sfondo il parco secolare di Villa Filippini, dimora neoclassica dei primi dell’Ottocento di proprietà del comune Besana Brianza e sede della locale biblioteca. Il primo episodio contestato a seguito delle indagini condotte dai carabinieri di Seregno, avviene però in un’altra zona del paese, nella frazione di Valle Guidino, dove cinque degli otto ragazzi finiti ai domiciliari con divieto di usare internet e social (sono 12 in tutto gli indagati), rapinano 30 euro a una delle vittime, minacciato dalla lama di un acciarino.

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Il giorno dopo, il 17 dicembre 2020, gli stessi ragazzi tornano all’interno del parco Villa Filippini, dove prendono di mira altri giovanissimi deridendoli, spintonandoli, minacciandoli, chiedendo con insistenza le loro scarpe e i loro indumenti, fino a rubare una cassa acustica a uno di loro. Un altro giovane, due giorni dopo, viene schiaffeggiato mentre cammina in strada accompagnando il nonno anziano, con altri minorenni che incitavano alla «rissa» e alle «botte».

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Il 22 dicembre scorso avvengono altri episodi di bullismo al parco. In quel momento, però, è passata una pattuglia dei Carabinieri che si è accorta della situazione. Interrogate sul posto, alcune delle vittime hanno riferito che i giovani di un’altra comitiva stanno dando loro «fastidio». I bulli, sospettando che qualcuno abbia fatto i loro nomi alla Polizia, partono con due spedizioni punitive. Pugni, calci, botte anche mentre le vittime sono terra. E intimidazioni: «Vedi di non fare il mio nome perché sennò ti entro in casa e spacco tutto», avrebbe detto una ragazza che spalleggiava il gruppo degli aggressori.

Tre quindicenni sono finiti al pronto soccorso di Carate Brianza con prognosi di sette giorni ciascuno. A quel punto, i genitori hanno portato in caserma i figli, che sono stati restii a sporgere denuncia. La misura chiesta dal pm e accordata dal gip è quella della permanenza a casa, «dove potrà essere assicurato ai minori il distanziamento dal contesto delinquenziale che li ha portati a una condotta deviante». L’auspicio è che per gli indagati avvenga un «adeguato percorso di recupero e di responsabilizzazione».

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