Quante statistiche ci servono prima di realizzare che non stiamo facendo nulla per proteggere le donne?

Continuiamo a dirci che è un fenomeno da combattere, che quello che è successo durante il primo lockdown non deve più ripetersi. Ma come sempre, la differenza tra le parole e i fatti è abissale. 

Meteoweek – Twitter

Che gli episodi di violenza domestica ai danni delle donne abbiano subito un incremento spaventoso durante il primo lockdown non è certo un mistero.

Anzi, per certi versi lo si può definire un dramma nascosto, di cui non abbiamo avuto tempo di occuparci ( o meglio, così ci siamo detti)  perché in quel momento, era il mondo intero ad essere in pericolo. Certo è, che dal momento in cui sono usciti i primi report in grado di fornirci delle prime stime statistiche di questo fenomeno, la verità fa persino più male. I numeri, i dati, hanno questa grande qualità di disvelarti l’entità di un fenomeno, sono persino in grado di infliggerti un pugno allo stomaco che di metaforico ha ben poco.

In un rapporto pubblicato in questi giorni, l’Oxfam racconta come le chiamate nei centri anti-violenza durante il primo lockdown siano aumentate in modo vertiginoso, tra il 25 e il 111 per cento a seconda del territorio. La data di uscita di questo studio non poteva che essere il 25 Novembre, il giorno in cui si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Naturalmente, non si tratta di un fenomeno che ha riguardato soltanto l’Italia. Fa una certa impressione ad esempio vedere come in India, quantomeno da ciò che racconta la National Commission for Women, la violenza domestica ai danni delle donne sia aumentata del 250 per cento. Numeri, tanti numeri, che stanno sempre lì a ricordarci come questa non è una piaga come le altre: ci illudiamo di star lentamente uscendo da un patriarcato che declassa il femminile a mero contorno esistenziale, quando invece siamo più che altro di fronte al riemergere della violenza nei loro confronti. Perchè le violenze su di loro aumentano, nonostante tutto, nonostante i proclami politici e qualche titolo allarmistico dei media ogni tanto che prova a metterci in guardia.  

Nel suo rapporto, l’Oxfam poi segnala come in Italia siano soprattutto le donne residenti, e non dunque quelle straniere, ad alzare il telefono per chiedere aiuto e scappare da una situazione di violenza all’interno delle mura di casa. 

Un altro studio molto interessante è quello stilato dall’associazione ActionAid e denominato “Cronache di un’occasione mancata”. Un report in cui viene evidenziato come le misure straordinarie messe in campo dal governo per contrastare gli episodi di violenza sulle donne, tanto straordinarie non sono

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Le risorse effettive per combattere questo fenomeno, come sempre si sono rivelate esigue e insufficienti. Continuano ad esserci problemi nell’erogazione dei fondi destinati ai Cav e alle Case Rifugio, e come sottolinea il rapporto, sono serviti sette mesi, ripeto, sette mesi, soltanto per trasferire questi soldi dal Dipartimento delle Pari Opportunità alle regioni. C’è poi il Piano Antiviolenza del triennio 2021-2023, che in questi giorni è stato finalmente lanciato, ma con un anno di ritardo. Alla fine, come sottolinea la vice segretaria di Actionaid Katia Scannavini è sempre una questione di interesse e priorità che un governo si propone di dare a un problema: “La politica è fatta di scelte e di priorità, ma anche di tempi, che dettano l’agenda quotidiana degli apparati burocratici che gestiscono i programmi e le risorse antiviolenza. Quest’anno i dati del monitoraggio delineano uno scenario in larga parte desolante. Le continue uccisioni di donne per mano maschile che si registrano in Italia dimostrano che serve un cambio di paradigma. Non bastano le buone intenzioni, è necessario assicurare che misure di prevenzione, protezione e contrasto alla violenza maschile sulle donne siano incluse nelle principali norme, riforme e decisioni di spesa che regolano la vita del Paese. E invece le politiche antiviolenza continuano ad essere isolate, frammentarie. Lo vediamo anche nel PNRR, dove i grandi assenti sono la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne” 

E questi ritardi  riguardano naturalmente anche le risorse ordinarie, come i fondi nazionali antiviolenza che ogni anno le regioni stanziano. Fondi che nel 2020 sono stati ad esempio del 2 per cento sul totale da destinare. Un crollo repentino rispetto al 2019 che comunque non era stato un bell’anno: erano arrivati il 56 per cento dei fondi ovvero la metà di quanto ci era stato promesso. 

Si potrebbe continuare all’infinito, perchè per fortuna di dati, analisi che testimoniano quanto sia grave il problema, quanto le donne che in Italia si ritrovano a subire violenza siano sempre più sole, ne esistono anche troppi. La politica continua a dirci che ci prova: promette tanto e nei fatti, effettivamente, concede fondi straordinari per risolvere questi problemi.  Ma basta andare un po ‘più nel merito per capire, per l’appunto, come la distanza tra le parole che ci regala la politica (senza dimenticare però che NOI siamo la politica) e i fatti con cui porta avanti questi problemi resta abissale. 

Ma il vero problema è che finché non è il governo a decidere di intervenire sull’educazione, di andare nelle scuole piene di ragazzi e ragazze che a casa spesso scontano la peggiore delle culture patriarcali, nemmeno il 30 per cento del Pil da destinare alla causa può salvarci. 

La violenza sulle donne per noi è normale. 

O meglio, se accade un fatto eclatante lo sappiamo riconoscere. Ma siamo così assuefatti a una sudditanza che la donna deve in qualche modo avere nei nostri confronti, che, per l’appunto, spesso non siamo nemmeno in grado di renderci conto del modo in cui facciamo violenza, e non parlo soltanto del genere maschile. Quante donne denunciano per aver ricevuto un singolo schiaffo? Quante ne capiscono la gravità?Io personalmente non lo so, ma mi è capitato tante volte nella vita di sentirne parlare da ambedue i sessi come una cosa normale, che può succedere. Non abbastanza grave da considerarla come un vero atto di violenza. 

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Il punto è questo: stiamo tutti dalla parte delle donne perchè sarebbe sconveniente il contrario in un mondo in cui per fortuna abbiamo deciso, almeno a parole, almeno nei diritti sanciti, che questo non è più concesso.

La realtà è un’altra, le stiamo uccidendo ogni giorno con la nostra indifferenza. E loro da sole non ce la possono fare perchè sono nate in una cultura che le mortifica e sminuisce fin dalla nascita. Non tutte sono in grado di reagire. E se gliene fate una colpa, significa solo che non avete vissuto abbastanza. 

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