Draghi avvia le consultazioni con i partiti. Obiettivo: blindare la manovra

Il premier Mario Draghi ha dato il via agli incontri con i gruppi di maggioranza sulla legge di Bilancio. A Palazzo Chigi nella giornata di ieri è arrivata la delegazione del M5s, composta da Stefano Patuanelli (capo delegazione al governo) e da Davide Crippa e Mariolina Castellone (rispettivamente capigruppo alla Camera e al Senato). Oggi sarà il turno di Lega, Pd e FI. Così il premier prova a blindare la manovra, ma sul piede di guerra ci sono anche i sindacati. 

mario draghi
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Il premier Mario Draghi ha dato il via al giro di consultazioni con i partiti di maggioranza per risolvere i dissidi sulla legge di bilancio, tenendo la barra dritta sul budget a disposizione per eventuali ritocchi: nella giornata di ieri Draghi ha parlato di manovra con Stefano Patuanelli (capo delegazione al governo) e da Davide Crippa e Mariolina Castellone (rispettivamente capigruppo alla Camera e al Senato); nella giornata di oggi sarà invece il turno di Lega (alle 12), Pd (alle 15:30) e FI (alle 17:30). Chiuderanno il giro mercoledì 1 dicembre alle 10 gruppo Autonomie, 12 CI, alle 15.30 Iv, e alle 17.30 Leu. Così il presidente del Consiglio prova a difendere la manovra da un passaggio parlamentare che, potenzialmente, potrebbe rivelarsi complesso. Qualche segnale, abbastanza sonoro, è già arrivato dal numero degli emendamenti presentati al Senato: 6.290 in totale. Il problema è che 5.500 di questi provengono dalla maggioranza. Più in particolare, 1.108 sono a firma Forza Italia, 988 sono del M5s, 976 della Lega e 865 del Pd. A questo quadro si aggiungono le resistenze dei sindacati sulla destinazione degli otto miliardi predisposti dal governo per il taglio delle tasse. Per questa serie di motivazioni Mario Draghi cerca un confronto al tavolo con i partiti di maggioranza, affiancato dai ministri dell’Economia Daniele Franco e ai Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà. L’obiettivo è convertire la manovra in legge nel giro di un mese.

Draghi e manovra: si sta con il fiato sospeso

All’interno di questo quadro, con una situazione generale tutt’altro che rosea, a dare qualche segnale di distensione sarebbe stato l’incontro di ieri con i rappresentanti M5s: “Condividiamo i principi della manovra che utilizza gli spazi di crescita in modo espansivo per sostenere le nostre imprese” e abbiamo “segnalato alcuni aspetti migliorabili nel percorso parlamentare, come quello del Superbonus al 110% e più in generale dei bonus edilizi“, dice Stefano Patuanelli lasciando Palazzo Chigi. Certo, “abbiamo segnalato che il limite Isee sulle abitazioni monofamiliari è particolarmente restrittivo e ci auguriamo si possa superare. Inoltre i controlli sono sacrosanti verso i furbetti ma bisogna dare certezze“. Ma la buona notizia – ricorda Patuanelli – è che “Draghi è d’accordo con noi, il Reddito non si tocca. Il reddito di cittadinanza non deve subire ulteriori modifiche nel percorso parlamentare né nel merito né nella dotazione economica“.

Ma il calendario degli appuntamenti è ancora lungo, e negli ambienti della politica sembra troppo prematuro tirare un sospiro di sollievo. Oltretutto il budget per i ritocchi sembra al momento limitato a 600 milioni di euro. Troppo pochi per accogliere le richieste di tutti. Inoltre, Draghi ascolterà i partiti anche per sigillare l’accordo tra maggioranza e governo sull’anticipo del taglio delle tasse in manovra. Insomma, il presidente del Consiglio apre le consultazioni per evitare l’assalto alla diligenza.

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I segnali negativi

maurizio landini
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A incupire l’atmosfera intorno alla legge di Bilancio contribuisce anche la contrarietà dei sindacati sul tipo di taglio delle tasse. Il “giudizio negativo” è arrivato da Cgil, Cisl e Uil, che bocciano l’intesa tra partiti e governo e chiedono di rivolgere gli 8 miliardi a disposizione ai lavoratori dipendenti. Per questo il leader della Cgil Maurizio Landini ha annunciato che “assieme si valuterà tutto ciò che è necessario per far cambiare idea a governo e maggioranza”. Ma il governo ora teme anche una reale alzata di scudi da parte dei partiti. Il rischio è che gli emendamenti si trasformino in un modo per alzare la posta, mostrare i muscoli per intestarsi una battaglia e contarsi in vista del Quirinale. D’altronde, l’ipotesi non sarebbe neanche troppo peregrina: nell’ultima settimana al Senato si è manifestata con chiarezza la fatica per trovare un accordo sui relatori della manovra. Per non parlare della scelta di Lega, FI e Iv di votare contro il governo sul decreto sulle capienze. Ad alimentare la preoccupazione, la tensione tra Lega e M5s, dopo la richiesta del leader dl Carroccio di destinare i fondi del reddito di cittadinanza al taglio delle bollette. E proprio a proposito di richieste, quali sono le proposte di modifica avanzate dai partiti?

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Le richieste dei partiti

Le richieste del M5s sono già state avanzate nell’incontro di ieri. Per riassumere, i pentastellati avrebbero richiesto di far saltare il tetto Isee sulle villette, oltre all’alleggerimento della burocrazia per il Superbonus. Poi, come già anticipato, il M5s avrebbe chiesto un’effettiva blindatura del Reddito di cittadinanza. Tra le altre proposte, si aggiungerebbe poi il cashback fiscale, l’accredito diretto sul conto corrente delle spese detraibili. Diverse le proposte della Lega, che puntano all’abbattimento dell’Iva sui generi di prima necessità, alla proroga del Superbonus per onlus e unifamiliari, alla proroga per la rottamazione delle cartelle, fino all’estensione della flat tax fino a 100mila euro di fatturato con aliquota del 20%. Obiettivo della Lega sarebbe anche ottenere, stando al Sole 24 Ore, un credito d’imposta per l’installazione di impianti in scuole e ospedali, oltre ad aumentare pensioni e assegni di invalidità. L’impegno di Forza Italia, invece, sarebbe in gran parte rivolto verso un’ulteriore riduzione fiscale. A ricordarlo è stato lo stesso Silvio Berlusconi, che parlando della legge di Bilancio ha affermato: “Può essere migliorata con l’estensione del taglio dell’Irap, che abbiamo sempre definito ‘imposta rapina’, alle aziende e dell’Irpef per i lavoratori. Proporremo a Draghi di mantenere i bonus edilizi e di estenderli anche alle case monofamiliari e agli impianti sportivi e un differimento delle cartelle esattoriali e degli altri adempimenti fiscali al 2022“.

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Il Pd starebbe invece puntando l’occhio sugli investimenti sulla scuola, ma non solo su quelli. I dem chiedono anche che accedano all’Ape sociale gli edili con 30 anni di contributi, oltre a un potenziamento delle misure di accesso al credito attraverso il fondo centrale di garanzia, confidi e microfinanza. In alcune delle sue richieste, inoltre, il Pd incrocia anche Iv: così come il partito di Matteo Renzi, il partito di Letta chiede di incrementare gli interventi contro la violenza sulle donne e di esonerare i bar e i ristoranti dalle tasse per l’occupazione del suolo pubblico. A completare il quadro, Iv chiede anche un rinvio di sugar e plastic tax, sgravi contributivi per le assunzioni di under 30 e il potenziamento dell’apprendistato. Il quadro che emerge è dunque una sorta di puzzle di richieste sulle quali Mario Draghi dovrà trovare una sintesi e un equilibrio. A questo serve il tavolo: ad aprire un confronto e blindarlo nelle consultazioni, sperando che le richieste dei partiti di maggioranza non rappresentino, in realtà, un volta faccia ben più scivoloso.

 

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