La Cina non sopporta i giornalisti: almeno 127 detenuti in carcere

Il rapporto di Reporters sans frontieres denuncia la mancanza di libertà di informazione nel Paese. Situazione aggravatasi con la pandemia

L’ultimo rapporto di Reporters sans frontieres (Rsf) accusa la Cina di essere il “più grande rapitore al mondo di giornalisti“: almeno 127, tra professionisti e no, si trovano nelle sue carceri. Secondo la fondazione, il Paese sta conducendo una “campagna di repressione senza precedenti” contro il giornalismo, giustificando gli arresti con le accuse di “provocare disordini“. La situazione è peggiorata recentemente con l’arrivo della pandemia.

Rsf ha classificato la Cina al 177esimo posto nella classifica delle nazioni sulla libertà di stampa, sui 180 considerati nel World Press Freedom Index 2021, quartultima a solo due posizioni sopra la Corea del Nord. Al primo posto vi è la Norvegia, l’Italia è 41esima. Gli altri metodi usati dal regime cinese, secondo Rsf, comprendono: l’uso delle missioni diplomatiche all’estero per attaccare i giornalisti; la messa la bando di determinati media; la censura su particolari argomenti di discussione; l’indottrinamento forzato dei giornalisti cinesi all’ideologia del Partito comunista; l’espulsione o le minacce nei confronti dei giornalisti sgraditi.

LEGGI ANCHE: Colloquio d’urgenza tra Putin e Biden: tre gli scenari possibili dopo le “minacce” Usa

Il rapporto di Rfs, composto da 42 pagine, ha riferito come le autorità cinesi abbiano usato la lotta al terrorismo come pretesto per detenere i giornalisti uiguri che si occupavano delle vicende dello Xinjiang. La Cina è infatti accusata di aver commesso crimini contro l’umanità ai danni della la minoranza musulmana di etnia uigura della grande provincia del nordovest. Un’assistente reporter dell’ufficio di Bloomberg News a Pechino, Haze Fan, è in stato di detenzione da fine 2020, senza che siano disponibili informazioni sul suo conto.

LEGGI ANCHE: Covid, media inglesi: Johnson pronto per piano B, nuove misure contro variante Omicron

Per Rfs almeno 10 giornalisti sono stati arrestati per avere documentato la crisi del coronavirus a Wuhan. Tra questi l’avvocato Zhang Zhan che si era recata a Wuhan nel febbraio del 2020, dopo avere letto un post pubblicato online da un residente di Wuhan che documentava la vita in città durante l’epidemia. Una volta a Wuhan, la donna iniziò a documentare quanto vedeva nelle strade e negli ospedali, attraverso articoli e dirette online. A seguito di ciò Zhang venne ritenuta colpevole di avere “provocato disordini”, un’accusa solitamente rivolta agli attivisti e ai dissidenti che vengono considerati pericolosi ai fini del controllo sull’informazione da parte del regime comunista.

Impostazioni privacy