Studente in carcere da due mesi: “Tifava Pakistan nell’India di Modi”

Uno studente è in carcere da due mesi: la sua colpa è stata quella di tifare il Pakistan nell’India di Modi.

Era il 24 ottobre quando Showkat Ahmad Ganai, studente di ingegneria, esultava su WhatsApp per la vittoria del Pakistan sull’India ai campionati del mondo T20 di cricket. Aveva assistito al match in tv dal suo college, ad Agra, la città indiana del celebre Taj Mahal. Era a un passo dalla laurea. Invece il 27 ottobre è stato portato nel carcere di massima sicurezza come un pericoloso sovversivo insieme ad altri due compagni originari del Kashmir indiano come lui.

Studente in carcere in India, aveva tifato il Pakistan nell’India di Modi

La polizia ha arrestato i tre giovani con l’accusa di aver lanciato slogan pro-Pakistan e di aver parteggiato per la squadra degli storici arci nemici. Accuse avanzate da attivisti della destra induista che l’università ha definito infondate: i tre studenti si erano limitati a scambiarsi messaggi di giubilo su WhatsApp, ha chiarito l’ateneo. Senza manifestazioni pubbliche, come era successo nel Kashmir conteso tra Islamabad e Delhi, dove alla fine della partita centinaia di persone si erano riversate nelle strade danzando e inneggiando «lunga vita al Pakistan».

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Showkat e i suoi due amici si ritrovano imputati di «sedizione», un reato ereditato dai colonizzatori britannici che lo usavano contro chi lottava per l’indipendenza nazionale. Un reato definito dal codice penale indiano come il tentativo di «seminare odio o scontento o incitare alla disaffezione nei confronti del governo». Regolato da leggi che consentono di definire un accusato «terrorista» senza prove né evidenze e prevedono come pena massima l’ergastolo.

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I tre studenti provengono da famiglie sprovviste di mezzi. Il papà di Showkat, un bracciante, ha affermato di non avere le risorse per affrontare una causa: «Lui era la mia unica speranza per porre fine al calvario della nostra famiglia», ha detto. È stata l’Associazione degli studenti del Jammu e Kashmir a farsi carico di arruolare un team legale per loro. «Quello che hanno fatto urta la nostra sensibilità» ha spiegato Nitin Verma, della Young Lawyers’ Assocation. Del resto lo stato dell’Uttar Pradesh è governato dal santone radicale Yogi Adityanath, stretto alleato del premier nazionalista indù Narendra Modi, criticato perché userebbe le leggi anti sedizione per reprimere qualsiasi forma di dissenso e di critica verso il governo.

L’India si colloca al 142° posto su 180 nella classifica sulla libertà di espressione redatta da Reporter senza frontiere, che definisce il Paese uno dei più pericolosi al mondo: da quando Modi è stato riconfermato premier nel 2019 è aumentata la pressione sui media perché si conformino alla linea ultra-nazionalista indù del governo.

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