Usa, professore di Harvard condannato per aver nascosto i suoi legami con la Cina

Negli Stati Uniti, l’ex preside del Dipartimento di Chimica di Harvard è stato condannato per aver nascosto i suoi legami fiscali con il governo di Pechino. 

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L’accusa con cui il governo degli Stati Uniti ha deciso di condannarlo, è quella di aver nascosto la sua collaborazione con la Cina per un programma di reclutamento avviato tanti anni fa dall’esecutivo di Pechino. A finire sotto accusa è stato Charlie Lieber, ex preside del Dipartimento di Chimica di Harvard, che si è dichiarato colpevole davanti alla giustizia americana di dichiarazioni fiscali mendaci e di aver tenuto nascosto un suo conto bancario in Cina. Lieber era stato arrestato nel gennaio del 2020. L’accusa rivolta dalla giustizia americana in quel momento era quella di non aver dichiarato una borsa di studio del valore di 15mila dollari stanziatagli dal governo di Pechino. Ma il governo americano sostiene anche che l’ex professore di Harvard si fosse messo a disposizione come scienziato per la Cina, ricoprendo un ruolo strategico in tal senso.

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Era entrato infatti nel “Piano dei mille talenti”, questo il nome scelto dal governo cinese, nato con lo scopo di reclutare le più grandi menti straniere in ambito scientifico. E Lieber nell’ambito di questa iniziativa era finito a prestare servizio all’Università di Wuhan tra il 2012 e il 2017. Adesso l’uomo rischia di subire una condanna molto pesante e una multa pecuniaria salatissima che può arrivare fino a un milione di dollari. Le indagini nei suoi confronti sono partite dopo il varo di un programma denominato “China Initiative” avviato dall’ex Presidente Donald Trump allo scopo di individuare le spie cinese all’interno del paese. Un’iniziativa che però è stata fortemente critica dal mondo universitario americano, che ha sempre visto nella decisione di Trump, un grave ostacolo ai rapporti di collaborazione scientifica che esistono tra gli scienziati delle due nazioni. 

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Alcuni mesi fa infatti, diverse professori delle università più prestigiose in America, come Stanford o Yale, avevano chiesto di interrompere il programma voluto da Trump, in quanto mina la competitività tecnologica americana, che nasce anche da un continuo scambio di informazione con gli scienziati asiatici.

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