Violenze a Capodanno a Milano, chi sono i due fermati

I due fermati per le violenze di gruppo occorse in piazza Duomo a Milano lo scorso Capodanno, sono Abdallah Bouguedra, 21 anni, marocchino, e Mahmoud Ibrahim, 18 anni, egiziano

I due fermati-Meteoweek.com

Dopo le violenze di gruppo occorse lo scorso Capodanno a Milano, le forze dell’ordine hanno fermato due giovani, un marocchino e un egiziano. Il primo è Abdallah Bouguedra, 21 anni e il secondo, Mahmoud Ibrahim, 18 anni. Prima della notte di Capodanno non vi sarebbe stato nessun punto di contatto tra i due ragazzi, come riporta Il Corriere della Sera. Abdallah vive a Torino, mentre Mahmoud a Dergano (Milano). Il primo è nato da genitori marocchini a Torino, mentre il 18enne è in Italia dal 2019. In alcuni frame dei video delle telecamere in piazza Duomo, vengono ripresi vicini.

Entrambi sono tra la folla che attornia la studentessa di 19 anni molestata dal gruppo dietro al monumento di Vittorio Emanuele II, come riporterebbero le immagini di un primo filmato di quella sera. Tramite software di riconoscimento facciale si è riusciti a risalire ai volti nei filmati. Dalle perquisizioni occorse qualche giorno fa si sono ritrovati dei vestiti. Le vittime li hanno poi riconosciuti tramite foto.

Sia il primo sia il secondo sono stati bloccati per violenza sessuale di gruppo, lesioni aggravate nonché rapina. Secondo gli investigatori, i due avrebbero esibito una «spiccata pericolosità». Addirittura, potrebbero inquinare le prove e potrebbero persino fuggire nei loro Paesi di origine. Ecco perché attualmente sono in carcere, uno a Ivrea, l’altro a San Vittore.

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Mahmoud quella notte si trova in piazza, con due suoi amici egiziani. Mentre molestavano la 19enne, i filmati e le testimonianze raccolte lo rintracciano nel gruppo che era addosso alla ragazza. Secondo l’accusa, avrebbe preso parte anche a un’altra violenza, circa trenta minuti prima, vicino all’ingresso della Galleria.

La dinamica è simile a quella dell’altro caso, e secondo il racconto di chi lo accusa sarebbe stato lui il primo ad agire, importunando quattro ragazze, amiche tra loro. Ma essendo stato respinto, ha chiamato il gruppo che ha accerchiato le quattro ragazze e ha portato via loro telefonino e borsa, oltre ad assalirle.

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Di fronte al gip, Mahmoud ha detto di essere estraneo ai fatti. Dice di aver visto le ragazze «solo in lontananza», e altri che le accerchiavano. Poi dichiara:«Non ho fatto nulla, non le ho toccate. Ho solo guardato quello che accadeva». Poi, «spaventato» si sarebbe allontanato. Il ragazzo è venuto solo nel nostro Paese, nell’estate 2019. All’epoca era ancora minorenne.

Un anno e mezzo fa chiede aiuto alla Casa della Carità per rinnovare il permesso di soggiorno che gli scadeva divenendo maggiorenne. Ha bisogno di sostegno dal punto di vista burocratico, e un domicilio da indicare per poter conversare con la pubblica amministrazione. Gli viene offerto supporto, perché dice di non avere un posto fisso in cui vivere. Viene da Lecco, dice di aver trovato un lavoro come cartongessista e un luogo temporaneo in città con altri egiziani. Gli inquirenti martedì scorso hanno avuto diverse difficoltà per ritrovarlo. Nei mesi scorsi lo avevano monitorato in centro, ma non c’erano residenze reali. Gli investigatori lo hanno trovato per strada, senza documenti e si fanno portare a casa di suo padre per eseguire la perquisizione.

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Il padre avrebbe detto agli inquirenti che il figlio «è un bravo ragazzo, è incensurato, un lavoratore. Ha sofferto, tre mesi fa ha perso un fratello. Quella sera è uscito con gli amici per divertirsi, sono sicuro che sia innocente e che si chiarirà tutto», chiosa.

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