L’Unione Europea supporta i regimi e dimentica i diritti umani, la denuncia di Human Rights Watch

L’ultimo rapporto pubblicato dall’associazione a difesa dei diritti umani, lancia l’allarme sul collaborazionismo europeo con alcuni regimi, anche all’interno della stessa Europa

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L’ultimo rapporto di Human Rights Watch è impietoso nei confronti dell’Unione Europea, colpevole secondo l’associazione di aver collaborato in questi anni con molti regimi non democratici. 

Nel suo report infatti l’associazione per la difesa dei diritti umani denuncia il supporto che la comunità europea ha dato ad alcuni paesi, come la Bielorussia e la Polonia, nelle operazioni di respingimento migranti. Una situazione che non può che far riflettere sulla retorica europea dell’accoglienza, che alla prova dei fatti si dimostra inconsistente e ipocrita. Benjamin Ward, che ricopre il ruolo di vice direttore di Human Rights Watch per l’Europa e l’Asia Centrale, ha dichiarato come “in più di un’occasione abbiamo visto che l’impegno dell’Unione europea sui diritti umani tende a vacillare quando il gioco si fa duro”. C’è un profondo bisogno, spiega, che il vecchio continente prenda coscienza di questo problema e inizi a stabilire una politica comunitaria diversa, che si occupi realmente di tutelare i diritti delle persone, e non diventi un mero proclama di facciata. Disuguaglianza, ingiustizia razziale e povertà sono piaghe che riguardano tutto il mondo, e su cui l’Unione Europea continua invece a fare pochissimo, dimenticando i principi di solidarietà per la quale era stata fondata. E per quanto riguarda invece nello specifico la questione del respingimento migranti, la situazione è semplicemente drammatica. Si tratta infatti di una prassi ormai consolidata da tantissimi paesi europei, come ad esempio la Grecia, l’Ungheria, la Slovenia e molti altri ancora, che viene scandalosamente tollerata dall’Unione Europea. Senza dimenticare la Polonia e l’Ungheria che negli ultimi anni hanno optato per politiche dichiaratamente contro la comunità Lgbtq che nonostante la reazioni di istituzioni come la Corte di Giustizia Europea, che ha condannato formalmente le due nazioni, non ha mai trovato un supporto politico adeguato da parte dei vertici europei. Per quanto riguarda la difesa dei diritti umani, l’Unione Europea si dimostra solidale, disposta a perseguire certi ideali, soltanto sulla carta. 

Frontex, le accuse contro l’Agenzia Europea della Guardia Costiera 

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In un contesto del genere, il principale ente europeo a finire sotto accusa è Frontex, l’Agenzia Europea della Guardia Costiera e di Finanza, più volte accusata di violare i diritti umani e collaborare alle operazioni di respingimento di altre nazioni. Anche perché a partire dal 2015, anno in cui l’emergenza immigrazione si è palesata in Europa nella sua drammaticità, la comunità europa ha deciso di collaborare apertamente con la guardia costiera libica, equipaggiando e addestrando i membri di questa divisione nazionale. Il problema è che Frontex ha deciso di affidarsi a una nazione che più volte in passato non ha dimostrato nessun rispetto per i diritti umani della popolazione locale o degli stranieri. Il governo libico si occupa semplicemente di difendere il territorio a tutti i costi e ha ricevuto in tal senso un supporto molto importante da Frontex, permettendo ai libici ad esempio di intervenire in acque territoriali che non sarebbero sotto la loro giurisdizione. 

Anche se va precisato che Frontex ha sempre negato di aver instaurato una collaborazione di questo tipo con la Libia, ribadendo più volte che l’unico scopo dell’Agenzia Europea per le frontiere, è quello di salvare quante più vite possibili in mare. 

Sono tante però le prove che dimostrano il contrario. 

Nel 2021 ad esempio la LightHouse Reports, una piattaforma che si occupa giornalismo d’inchiesta pubblica una ventina di documenti contro Frontex. In questi veniva dimostrata come in più occasioni, era Frontex e non la guardia costiera libica a intercettare i migranti. Il diritto internazionale prevede che a quel punto l’Agenzia europea fosse obbligata prima a notificare l’identificazione alla guardia costiera libica, ma anche all’imbarcazione militare più vicina per dare inizio alle operazioni di salvataggio. Frontex però questo non lo ha mai fatto. Per questo i giornalisti di Lighthouse Reports che sono riusciti a far emergere questo scandalo scrivono che “si può distinguere un modus operandi evidente. Prima vengono avvistate le imbarcazioni in difficoltà, poi ci sono scambi di comunicazioni tra diversi attori europei e la Guardia costiera libica. Non viene dato nessun avviso né alle navi commerciali che si trovano nei paraggi, né alle navi delle ong, nonostante possano essere le più vicine a imbarcazioni in difficoltà in mare aperto”. 

E sempre nel 2021, la LightHouse Reports, in collaborazione con il Guardian, pubblica un altro documento molto importante. Si tratta di una conversazione tra la Guardia Costiera Libica e un aereo di sorveglianza delle acque territoriali dell’Unione Europea, che dimostra in modo inequivocabile ciò che Frontex ha sempre negato: una collaborazione aperta e sistemica con la guardia costiera libica per il controllo delle acque territoriali. 

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In ultimo, c’è stata poi un’altra importante inchiesta condotta dalla testata giornalistica The Outlaw Ocean Project che riuscì a dimostrare come molti fondi europei venivano utilizzati per finanziare direttamente molti sistemi di detenzione per migranti in Libia. Finanziamenti che in realtà avrebbero lo scopo di supportare il salvataggio dei migranti, ma che nei fatti, vengono utilizzati dal governo libico per perpetuare i loro soprusi.

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