Mentre il centrodestra riflette su un nome alternativo a Berlusconi, i 5 Stelle aprono alla candidatura di Draghi al Quirinale

Dopo che per alcune settimane sembrava quasi tramontata, la candidatura di Mario Draghi al Quirinale torna ad essere un’ipotesi concreta. 

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Dopo che nelle ultime settimane sembrava aver perso forza, la candidatura del premier Mario Draghi al Quirinale torna adesso a circolare con una certa insistenza. Anche perché è arrivata un’apertura a sorpresa sul suo nome da parte di alcuni deputati pentastellati. In particolar modo sembra che siano stati i deputati Stefano Buffagni, Gianluca Vacca e Sergio Battelli a chiedere a Conte di riflettere sulla possibilità di accordarsi sul nome dell’ex Presidente della Bce, considerato un profilo di assoluto rilievo per il ruolo. La linea dei 5 Stelle continua però a rimanere quella di agire su più fronti, e di non puntare dunque su un’unica candidatura quanto piuttosto sulla mediazione tra le varie forze politiche in gioco. Una direzione ribadita in queste ore dal capogruppo pentastellato Davide Crippa:  “È importante tenere aperti i vari fronti, siamo d’accordo con Giuseppe: bisogna capire come convergere su percorsi comuni partendo da profili alti per arrivare a un quorum opportuno. Credo che Conte stia mediando molto bene tra i due fronti, centrodestra e centrosinistra per vedere come alcuni profili possano essere apprezzati in ambienti nei quali non sono nati”. Crippa nel suo intervento ha poi lanciato un avvertimento ad alcuni esponenti all’interno dello stesso movimento a non intraprendere iniziative personali.

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Il riferimento è sicuramente a Buffagni ma anche a Fraccari, che da quanto si apprende, si sarebbe mobilitato in prima linea, senza il permesso di Conte, per proporre la nomina di Giulio Tremonti al centrodestra. Una scelta che avrebbe mandato su tutte le furie Conte. Anche per questo Crippa ha dichiarato pubblicamente che da parte di alcuni all’interno del Movimento vi è “una mancanza di rispetto l’iniziativa di alcuni colleghi di contattare e di agganciare danneggiando la trattativa in corso. Vi chiedo massima compattezza e fiducia in me e in Giuseppe in questo percorso molto delicato questi tentativi ci mettono in difficoltà”.

In un’intervista concessa alla Stampa Matteo Renzi ha invece illustrato la linea di Italia Viva alle prossime elezioni, lanciandosi in primo luogo in alcune considerazioni sulla candidatura di Draghi. Secondo Renzi la sua salita al Colle è una possibilità concreta ma l’ex premier lancia anche un avvertimento agli alleati: “Se si porta Draghi come candidato allo scrutinio segreto, lo si elegge, perché esporlo a una bocciatura dell’Aula significherebbe perderlo sia per il Colle sia per il governo. E l’Italia una cosa non se la può permettere: rimettere Mario Draghi in panchina”.  Il leader di Italia Viva ha poi espresso rammarico per il modo con cui Berlusconi ha scelto di sponsorizzare il dialogo per la sua candidatura, rifiutando di intavolare una discussione con i partiti, e puntando piuttosto a convincere i singoli deputati. 

La candidatura di Draghi in ogni caso, dopo che nelle ultime settimane sembrava aver perso forza, torna adesso invece ad essere una delle più concrete per il dopo Mattarella. Da non trascurare poi l’endorsement che il premier italiano ha ricevuto in questi giorni dal Financial Times. In un editoriale pubblicato sul famoso quotidiano economico, l’ex Presidente della Bce viene indicato come il profilo perfetto per il Quirinale. Ma se davvero Draghi salisse al Colle, chi lo sostituirebbe a Palazzo Chigi? Di nomi forti per il momento non sembrano esserci, e questa forse è l’incognita che più di ogni altro frena i partiti a giocare tutte le loro carte su Draghi. 

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Berlusconi per il momento non ha ancora rinunciato, e soltanto nella giornata di domenica potrebbe sciogliere la sua riserva. Il centrodestra lo ha candidato ufficialmente alcuni giorni fa, e da allora il cavaliere ha iniziato un giro di telefono per capire se dispone dei voti minimi per tentare la scalata al Colle. Voti che però come ha raccontato Vittorio Sgarbi, incaricato dallo stesso berlusconi di aiutarlo nelle trattative, non si trovano. E anche per questo la Meloni già nella giornata di ieri, invitava a considerare la possibilità di pensare a un nome alternativo per la sua coalizione, lasciando intendere che il suo partito avrebbe già una candidatura diversa da proporre in grado di mettere d’accordo il centrodestra.

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