Commercialista suicida, lo strazio del marito: “Mia moglie distrutta dal suo lavoro”

Sì è uccisa al nono mese di gravidanza gettandosi nel vuoto dal balcone di casa mentre stava facendo una telefonata di lavoro.

Da qualche giorno era in ansia all’idea di doversi assentare dal lavoro.  Era questo pensiero a tormentare Giuliana Tosco, la 37enne che mercoledì a Torino, all’ultimo mese di gravidanza, si è buttata dal nono piano della propria abitazione. A preoccuparla erano le decine di clienti che avrebbero dovuto interagire coi colleghi che si erano offerti di aiutarla. Giuliana era al nono mese di gravidanza e non era più in grado di occuparsene. Era giunto il momento di prendersi del tempo, per dedicarsi a quel bimbo che così tanto aveva desiderato. Eppure, qualcosa dentro di lei si è incrinato.

Quell’ultima telefonata prima di lanciarsi nel vuoto

Al nono mese di gravidanza si lancia nel vuoto a Torino – Meteoweek

Nella tarda mattinata di mercoledì, mentre si trovava al telefono con un collega, la donna ha ceduto alla paura. Non ha nemmeno terminato la telefonata. Ha riposto il telefono cellulare in un angolo della casa, ha spalancato la finestra e si è gettata nel vuoto trascinandosi dietro la vita che portava in sé. A dare il primo allarme sono stati dei passanti: c’è un passaggio continuo di persone a quell’ora in via Monforte, all’angolo con piazza Adriano. Lì si trovano la palestra, il bar, la banca. E anche quel giorno c’era tutto un via vai di estranei, ognuno preso dai suoi pensieri, che stavolta si è trovato davanti a uno scenario straziante.

Il giorno dopo la donna avrebbe compiuto 37 anni. “Mia moglie amava tantissimo il suo lavoro. Lo faceva con passione, ma l’ha distrutta”, spiega con un filo di voce il marito Federico al Corriere di Torino prima di tornare a chiudersi nel proprio dolore. È una vicenda tragica, difficile da narrare quella di Giuliana. È lo è perché costringe parenti e amici a sondare le profondità dell’animo umano. Ma è una storia che deve spingere alla riflessione e che nella sua insostenibile drammaticità restituisce uno spaccato di esistenza che spesso è oggetto di conversazione, ma che poi resta senza una soluzione adeguata. La 37enne era “stanca”, “esausta”: costretta dalla giostra della vita a cercare di conciliare famiglia e lavoro. Un’impresa ardua, complicata da sopportare. Giuliana voleva dedicarsi con altrettanto impegno alla carriera, per la quale aveva studiato a lungo, e alla famiglia, che aveva fortemente desiderato.

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Era una commercialista stimata e apprezzata, con un proprio portafoglio clienti. Collaborava con lo studio Rubatto-De Magistris. A farsi carico dei suoi impegni lavorativi durante la maternità sarebbero stati i colleghi. E il lungo messaggio di addio rinvenuto sul tavolo dell’abitazione altro non è che il racconto di fascicoli, di scadenze e di pratiche da completare nei mesi a venire. Un lavoro meticoloso e dettagliato da lasciare ai colleghi in maniera da agevolarli nel  difficile compito di doversi districare tra una selva di documenti. Anche nell’ultima telefonata stava fornendo indicazioni su un cliente. “Era una professionista seria — riferisce Marco Rubatto —. Siamo tutti sconvolti. Il giorno prima era venuta in studio. Avevamo parlato di come organizzare il lavoro, così che avesse il tempo di dedicarsi al bambino e alla famiglia”.

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Giuliana e Federico si erano sposati l’anno scorso, nonostante le restrizioni per la crisi sanitaria. La donna desiderava tanto diventare mamma. A gennaio aveva contratto il Covid. Nel momento di ritornare al lavoro aveva confessato di sentirsi strana: “Il Covid mi ha lasciato qualcosa. Non ne sono ancora uscita. Mi ha cambiato”. “Aveva tutto il sostegno necessario — evidenzia la suocera, che abita nell’alloggio accanto —. Nulla lasciava presagire quello che è accaduto”.

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