Mascherina all’aperto, via da venerdì: sarà usata solo in caso di assembramenti

Da venerdì prossimo, 11 febbraio, in Italia sarà possibile circolare all’aperto su tutto il territorio nazionale senza indossare la mascherina. Sarà però necessario averla con sé per poterla indossare in caso di affollamenti.

Firmata oggi l’attesa ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza: rappresenta un altro passo, dall’alta carica simbolica, verso il ritorno alla normalità, anche se si tratta pur sempre della “nuova” normalità dell’era Covid. L’obbligo di girare indossando sempre la mascherina, a meno di non fare sport, vigeva da Natale: il dl “Festività”, varato il 24 dicembre e entrato in vigore proprio il giorno successivo (in origine valido fino al 31 gennaio, poi prorogato fino al 10 febbraio), lo aveva reintrodotto per arginare la diffusione della variante Omicron che stava imperversando e che nel giro di due di settimane avrebbe raggiunto il picco di oltre 200mila nuovi casi al giorno.

La decisione di Speranza per anticipare i tempi

La decisione venne presa nel tentativo di rallentare la curva, quando peraltro già diverse Regioni avevano deciso in autonomia per l’obbligo. Di fatto la misura azzerò gran parte del significato della suddivisione regionale in zone: secondo lo schema originale del sistema “a colori” solo in zona bianca era possibile evitare l’introduzione della mascherina all’aperto, mentre il decreto natalizio la impose a tutto il territorio nazionale.

Analoga e speculare decisione viene adottata oggi: davanti alle prime ipotesi secondo le quali la libertà di andare in giro senza mascherina sarebbe ritornata solo in quelle (ancora sparute) Regioni in zona bianca, il ministro e il Governo hanno deciso di togliere l’obbligo per tutti, anche per le molte Regioni in zona gialla e arancione.

Mascherina all’aperto solo in caso di affollamenti

La decisione, anticipata ieri dal sottosegretario Costa, è stata reclamata a gran voce da numerosi esperti, da Bassetti a Silvestri, così come da Andrea Crisanti, classificato come esponente del fronte più “rigidista”, secondo il quale “a questo punto le mascherine all’aperto sono inutili”. Unica condizione posta dall’ordinanza per ovvia precauzione: quella di tenere sempre a disposizione la mascherina in maniera da indossarla nel caso di eventuali assembramenti.

“Fermo restando quanto diversamente previsto da specifiche norme di legge o da appositi protocolli sanitari o linee guida – è scritto nel documento – nei luoghi all’aperto è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di avere sempre con sé i dispositivi di protezione delle vie respiratorie e di indossarli laddove si configurino assembramenti o affollamenti”.

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Mantenuto invece l’obbligo di indossare le mascherine al chiuso che, formalmente, come tutta l’ordinanza, dovrebbe durare fino al 31 marzo: sarà quello il nuovo fronte, in prospettiva di un altro passo in avanti, stavolta decisivo: quello di entrare in un locale o in un negozio senza avere addosso la mascherina. L’intenzione del Governo è chiaramente quello di continuare a monitorare e a tenere sotto controllo la curva epidemica.

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Se alla fine di marzo, ormai in tempo di primavera, i casi si saranno ridotti a proporzioni più accettabili, diciamo “pre-Omicron” (intorno ai 10mila casi giornalieri, come prima ipotesi), quello potrebbe essere il momento per la rimozione di un altro tassello fondamentale dell’emergenza. E col prossimo ritorno in presenza del pubblico negli stadi a una capienza almeno al 75% potrebbe davvero scattare l’ora di fare ritorno a una “nuova” normalità a quel punto molto simile alla vecchia.

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