Bitcoin: con la guerra in Ucraina mostra il suo valore

Continua il viaggio di MeteoWeek nel mondo del Bitcoin e delle criptovalute. Questa volta ci spostiamo nel terribile scenario della guerra in Ucraina.

Vediamo come la guerra e le criptovalute si stanno intrecciando in una maniera del tutto inedita. Le immagini della guerra in Ucraina stanno addolorando il mondo intero. Tra inflazione e tensione NATO – Russia sembra di essere tornati agli anni ’70. Per il mondo delle criptovalute questa guerra è in un certo senso un banco di prova.

Infatti le criptovalute da tempo sono state indicate da molti analisti e anche a Goldman Sachs è tra questi, come un possibile strumento di rifugio. Goldman Sachs è arrivata definire le criptovalute come superiori all’oro per difendersi dall’inflazione ed in generale come rifugio di valore. Tuttavia alla prova dei fatti il Bitcoin non aveva mai realmente dimostrato di comportarsi in questo modo. Quando c’è stato lo scandalo Evergrande l’oro chiaramente è schizzato verso l’alto, ma invece in quella occasione vi avevamo fatto notare come il Bitcoin si fosse comportato in maniera assolutamente opposta, avendo una vera e propria défaillance.

Non sembrava un vero strumento di rifugio

Anche contestualmente all’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe si era assistito ad un altro movimento assolutamente simile. Mentre le notizie tremende della guerra in Ucraina cominciavano ad essere battute dalle agenzie di stampa di tutto il mondo, l’oro schizzava verso l’alto e il Bitcoin aveva un vero e proprio crollo. Per l’ennesima volta sembrava che il Bitcoin valesse veramente poco come bene di rifugio. Ma c’è da dire che anche questo periodo di inflazione, cominciato alla fine di del 2021 e poi esploso in questo 2022, aveva fatto fare davvero una magra figura a Bitcoin e alle altre monete virtuali.

Con l’inflazione non aveva reagito bene

Infatti in questo scenario di inflazione il Bitcoin e avrebbe dovuto rinforzarsi appunto perché scelto dai risparmiatori come rifugio. In realtà da novembre a oggi il Bitcoin ha perso rovinosamente di valore. Proprio a partire da novembre 2021 in pochi mesi il Bitcoin si era addirittura dimezzato di valore. A questo punto davvero nessuno più ne parlava come un possibile bene di rifugio per l’inflazione. Dunque si può ben dire che all’inizio di questa stagione di alta inflazione il Bitcoin era ancora considerato un possibile bene di rifugio, ma poi progressivamente questo ruolo veniva decisamente meno man mano che il Bitcoin diminuiva precipitosamente di valore.

Con l’Ucraina cambia tutto

Ma proprio nell’ambito di questa terribile crisi militare in Ucraina è successo qualcosa di nuovo. Infatti se allo scoppio delle ostilità la regina delle valute virtuali ha avuto il crollo di cui vi dicevamo all’inizio, subito dopo però ha cominciato a risalire con grande slancio ed energia. Che cosa è successo nel frattempo? È successo che il sistema economico e finanziario ucraino e quello russo sono entrati in una paurosa crisi di credibilità. L’Ucraina è ormai un paese invaso ed il suo futuro è quantomeno incerto. Ma anche il futuro della Russia minacciata dalle tremende sanzioni (che potrebbero addirittura farla finire in default secondo alcuni) non è meno fosco. Ecco che tanti cittadini di quei paesi hanno cominciato a rivolgersi al Bitcoin come uno strumento di pagamento ed in generale come uno strumento per le transazioni alternativo ad un sistema economico e finanziario ormai a rischio di crollare.

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Di conseguenza se la crisi Ucraina ha dimostrato per l’ennesima volta che i risparmiatori non percepiscono i Bitcoin e le criptovalute come un bene di rifugio, ha però allo stesso tempo dimostrato qualche cosa di diverso e forse anche di più interessante. Ha dimostrato che il Bitcoin rappresenta ormai un sistema di pagamento che può essere considerato alternativo ai sistemi finanziari tradizionali e che proprio in un momento di forte crisi può dimostrare il suo valore.

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