50 grandi marchi continuano a operare in Russia, Ucraina: “Boicottate, ogni rublo si trasforma in morte”

Quali sono i 50 grandi marchi che continuano a operare in Russia: la lista pubblicata dall’Ucraina. Il ministero degli Affari esteri: “Boicottate la Russia, ogni rublo si trasforma in morte”.

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50 grandi marchi continuano a operare in Russia – meteoweek.com

Il conflitto che vede coinvolte Russia e Ucraina, invasa barbaramente dalle forze del Cremlino, sta portando a serie conseguenze non soltanto da un punto di vista politico, quanto anche economico. Se da un lato la nazione guidata da Putin è stata raggiunta da pesanti sanzioni, dall’altro sono anche le multinazionali a fare la loro parte, decidendo di abbandonare e chiudere i loro punti vendita russi. Da Ikea e Volkswagen, da Lego a Toyota, da Apple a Mc Donald’s, così come anche Netflix e Amazon: questi sono soltanto alcuni dei nomi più importanti che hanno deciso di dire addio agli affari nel mercato russo. Tuttavia, alcuni marchi stanno ancora resistendo, e pare non siano al momento intenzionati a lasciare il Paese.

Ucraina: “Boicottate la Russia, ogni rublo si trasforma in morte”

L’elenco delle multinazionali che ancora continuano ad operare in Russia è stato pubblicato nelle scorse ore dai media ucraini. Nonostante le continue pressioni indirizzate nei confronti di Putin, pervenute non soltanto dal mondo politico, quanto anche da importanti marchi internazionali, alcune aziende hanno infatti deciso di non tagliare i ponti con il Cremlino.

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Nella lista, composta da 50 multinazionali, appaiono i nomi di Burger King, Pfizer, Johnson&Johnson e Samsung Electronics, così come anche Salvatore Ferragamo. Diverso, invece, il discoro di Nestlé, che proprio nella giornata di ieri ha reso noto, insieme a Philip Morris International e Sony, di ridurre la produzione nel Paese. Con diverse restrizioni, continuano invece ad operare in Russia anche Ab InBev, Bank of China, BNP Paribas, British American Tobacco, Carlsberg, Credit Suisse, Danone, eBay, Goldman Sachs, HSBC, Hyundai, JP Morgan, Kellogg’s, Kraft Heinz, Marks & Spencer, Mazda, Mondelez, Pepsi, Reckitt, Renault, Spotify, Twitter, Unilever e Vodafone.

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Alla luce di quanto sta accadendo, il ministero degli Affari esteri ucraino ha dunque invitato le aziende, i governi e i consumatori di tutto il mondo a boicottare queste multinazionali: “Ogni rublo pagato in tasse alla Russia si trasforma in morte e lacrime di bambini ucraini“, recita un appello pubblicato su Twitter.  Diverso, invece, il punto di vista del Cremlino. Davanti a questo vero e proprio esodo, il segretario del consiglio generale del partito al potere Russia Unita, Andrei Turchak, ha reso noto che Mosca sarebbe intenzionata a nazionalizzare le attività straniere inattive. “La Russia Unita propone di nazionalizzare gli impianti di produzione delle società che annunciano l’uscita, la chiusura e il termine della produzione durante le operazioni in Ucraina”, ha infatti avvisato Turchak.

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