Proponevano finti investimenti nella “green economy” e guadagni in criptovalute: nei guai broker 49enne

Attiravano investitori con l’esca di facili guadagni e la promessa di ricavare carburante “green” dai rifiuti. Ma era una truffa ricalcata sul cosiddetto “schema Ponzi”. Così è finito nei guai con la Finanza un broker 49enne di Pesaro. Adesso per un anno non potrà esercitare la sua professione e rischia fino a 8 anni di reclusione.

La misura è arrivata dopo un’indagine delle Fiamme Gialle di Pesaro che aveva individuato una serie di investimenti finanziari illeciti.

Investimenti promossi da circa tre anni da alcune società straniere, tutte riconducibili a uno stesso gruppo.

È partita così l’operazione “Green Scam” che ha portato a perquisire la dimora del finto agente finanziario di 49 anni. L’uomo si presentava come il riferimento italiano di un’organizzazione transnazionale che, non essendo abilitata a operare sui mercati finanziari italiani, offriva varie possibilità di investimenti online, principalmente sui social network e su alcuni siti internet, inclusa una sedicente criptovaluta emessa dalla stessa organizzazione col nome di Csr.

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Si trattava in realtà di una articolata frode messa in piedi sul modello del cosiddetto “Schema Ponzi” dove le vittime della truffa venivano adescate con la promessa di mirabolanti profitti a breve termine, anche in criptovaluta. Gli investitori erano invitati a finanziare un progetto industriale nel campo della “green economy” che però è risultato essere completamente fasullo.

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A tal scopo il gruppo di truffatori aveva creato delle finte società di comodo con sedi dichiarate Bangkok e Amsterdam e promuoveva avveniristici progetti ecologici che millantavano di trasformare gli scarti della plastica in bio-carburante avanzato. Gli investitori venivano così irretiti non solo dalla promessa di facili guadagni, ma anche dall’apparente “nobiltà” della causa ambientale.

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