Polonia pronta ad ospitare missili Usa, ma la reazione di Putin adesso può essere imprevedibile

Polonia pronta ad ospitare missili Usa, ma la reazione di Putin adesso può essere imprevedibile

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Le dichiarazioni del vice premier polacco rischiano di portare questa guerra oltre il punto di non ritorno. 

La strage di Bucha potrebbe cambiare le sorti della guerra in Ucraina, diventando uno di quegli episodi di un conflitto, in grado di segnare un punto di non ritorno tra le parti. Anche perché la Russia e il governo di Kiev continuano ad accusarsi a vicenda. Il premier ucraino ha attaccato duramente Mosca, accusandola di aver ucciso centinaia di civili innocenti ritrovati nelle strade periferiche della capitale. Da parte sua invece il Cremlino nega tutto e chiede che venga convocato d’urgenza una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per discutere di fatti di Bucha e accertare eventuali responsabilità. 

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Intanto però, nel momento forse più alto di tensione di questo conflitto, le ultime dichiarazioni arrivate dal governo polacco potrebbe rappresentare il vero spartiacque di questa guerra. Jaroslaw Kaczynski, vicepremier del governo, ha infatti affermato che la Polonia darà la sua disponibilità ad ospitare le testate nucleari americane. Una dichiarazione di intenti che rischia di far degenerare la situazione: “Se gli americani ci chiedessero di piazzare le loro armi nucleari sul nostro territorio, noi saremmo pronti a farlo. Sarebbe una mossa che rafforzerebbe in modo netto la deterrenza nei confronti della Russia“. 

Il vice premier polacco ha in seguito precisato che non si tratta di una possibilità che si è discussa in modo concreto con l ‘amministrazione Biden, ma su cui comunque la sua nazione è disposta a trattare. Non sembra aver paura l’esecutivo polacco della reazione di Putin, e non è detto che questa sia un segnale positivo. In fondo, questo conflitto in Ucraina è scoppiato proprio per il rifiuto di Putin di avere la Nato al confine, e questa presa di posizione della Polonia rischia di alzare ulteriormente il livello dello scontro con l’Occidente. Anche perchè questa non è stata l’unica proposta avanzata da Kaczynski, che ha chiesto anche di aumentare le truppe Nato sul territorio nazionale. Al momento, al confine polacco sono stati schierati dall’alleanza atlantica circa diecimila militari Usa. La richiesta del vice premier a mezzo stampa è di fare in modo che arrivino a 25 mila. Il governo polacco insomma, parla come se fosse già al primo atto di una terza guerra mondiale, in cui gli equilibri geopolitici vanno ridefiniti in modo veloce. Ma è difficile però capire perché si voglia continuare a sfidare Putin in questo modo, invogliando a considerare l’Occidente come un nemico da rispettare in virtù della sua potenza militare, piuttosto che come un interlocutore con cui è possibile trattare. 

Non bisogna dimenticare che questa guerra è iniziata proprio per l’insofferenza russa verso i movimenti militari della Nato ai suoi confini. E le dichiarazioni della Polonia, nazione che si trova ad un confine strategico con il territorio di Mosca tanto quanto l’Ucraina, potrebbe portare Putin a chiudere per sempre i ponti con l’Occidente. 

Cosa sappiamo del massacro di Bucha alla periferia di Kiev

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Bucha si trova a circa trenta chilometri da Kiev, e non è ancora semplice ricostruire con precisione cosa sia successo. Le fonti sono confuse in merito, ma quantomeno sul versante occidentale, si racconta di come il sindaco e le milizie ucraine, una volta che sono riuscite a riprendere il controllo della zona, hanno trovato decine e decine di cadaveri sparsi per le strade. Sono stati anche registrati dei video inviati in seguito ai media che molti, come l’organizzazione umanitaria Human Right Watch, considerano attendibili. L’associazione parla di veri e propri crimini di guerra: “Abbiamo documentato un evidente caso di esecuzione sommaria da parte delle forze armate della Federazione Russa a Bucha il 4 marzo scorso”. Bisognerà forse attendere qualche giorno per capire meglio, l’unica certezza è che a Bucha si è consumato un massacro, in linea in fondo con un conflitto che con il passare dei giorni diventa sempre più atroce.  L’ambasciatore russo Antonov, appena arrivata la notizia del massacri di Bucha ai giornali occidentali, ha subito smentito questa versione: Nessuna vittima civile nella città ucraina di Bucha quando questa era controllata dalle forze armate russe, ma i media statunitensi hanno ignorato il bombardamento della città da parte dell’esercito ucraino, che ha seguito il ritiro delle truppe russe”

L’Unione Europea dal canto suo, sembra continuare ad appoggiare in modo incondizionato la linea Usa secondo cui, oltre agli aiuti militari incondizionati a Zelensky,  bisogna tirare fuori ogni sanzione economica possibile per indebolire la Russia. Una scelta che però il vecchio continente rischia di pagare a caro prezzo. Difficile pensare in questo momento a una vera indipendenza energetica da Mosca. Il Ministro degli Esteri Di Maio continua nel suo tentativo di trovare nuove fonti di approvvigionamento, e a questa missione è stato dedicato il suo ultimo viaggio in Azerbaigian.  Ma non si tratta al momento di rifornimento rilevanti. Gli accordi stretti in merito dal titolare della Farnesina, non arrivano al momento a coprire nemmeno il dieci per cento dei consumi italiani. E anche per questo, ci sono già nazioni come Germania ed Austria, che hanno deciso di dichiarare l’emergenza energetica, iniziando a monitorare costantemente le loro riserve. E naturalmente, in conseguenza di questo, ai cittadini verrà anche richiesto di ridurre i consumi. Il governo olandese ha già lanciato una campagna promozionale per far capire ai cittadini l’importanza del risparmio energetico privato, stabilendo inoltre l’abbassamento della temperatura di due gradi in tutti gli uffici pubblici per iniziare a razionalizzare le risorse.