Udienza Cucchi: “Per Stefano fu una ‘via crucis’ notturna”

Il pg della Cassazione, Tomaso Epidendio, in udienza per il pestaggio subito dal giovane geometra ad opera dei carabinieri nella caserma Casilina, nel 2009 a Roma.

È iniziata davanti ai giudici della Quinta sezione penale della Cassazione l’udienza del processo per la morte di Stefano Cucchi

Stefano Cucchi – MeteoWeek

È cominciata davanti ai giudici della Quinta sezione penale della Cassazione l’udienza del processo per la morte di Stefano Cucchi in cui sono imputati 4 carabinieri, due di loro accusati di omicidio preterintenzionale.

I supremi giudici sono chiamati a decidere se confermare o meno la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma che il 7 maggio dello scorso anno ha condannato a 13 anni per omicidio preterintenzionale i due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro accusati del pestaggio di Stefano Cucchi.

Sandro Pertini di Roma. In secondo grado è stato condannato per falso a quattro anni Roberto Mandolini, che era all’epoca dei fatti comandante della stazione Appia e a due anni e mezzo per lo stesso reato Francesco Tedesco, il militare che con le sue dichiarazioni aveva per la prima volta parlato del pestaggio avvenuto nella caserma Casilina la notte dell’arresto.

“Una via crucis notturna”

“Fu una via crucis notturna quella di Stefano Cucchi, portato da una stazione all’altra” ha sottolineato in aula il Pg della Cassazione Tomaso Epidendio all’udienza per il pestaggio subito dal giovane geometra ad opera dei carabinieri nella caserma Casilina. “e tutte le persone che entrarono in contatto con lui dopo il pestaggio sono rimaste impressionate dalle condizioni del Cucchi: si tratta di un gran numero di soggetti tra i quali infermieri, personale delle scorte, detenuti, agenti di guardia. Davvero si può ritenere che questo numero impressionate di soggetti abbia congiurato contro i carabinieri?”.

“Si tratta di soggetti professionalmente preparati che si trovano ad affrontare una reazione prevedibile, e nemmeno delle più eclatanti, durante il fermo di Stefano Cucchi che rifiuta di sottoporsi al fotosegnalamento” ha sottolineato il Pg della Cassazione “è stato una punizione corporale di straordinaria gravità, caratterizzata da una evidente mancanza di proporzione con l’atteggiamento non collaborativo del Cucchi”. Per questo, il Pg ha chiesto la conferma dell’aggravante dei futili motivi per gli imputati.

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