Gialli e misteri italiani, la bambina nel pozzo: l’omicidio di Annarella Bracci

Annarella Bracci è una ragazzina di 13 anni che il 18 febbraio del 1950, nella profonda periferia di Roma, a Primavalle, scompare da casa. Annarella viene trovata morta la sera del 3 marzo: è stata gettata all’interno di un pozzo, ancora viva.

Il suo aguzzino ha cercato di violentarla e l’ha seviziata prima di buttarla nella cisterna. Il delitto di Primavalle rimane uno dei casi più atroci del Dopoguerra, ed è, ancora oggi, senza un colpevole.

Annamaria Bracci, conosciuta da tutti come ‘Annarella’, ha 13 anni e vive con la mamma, separata, e i suoi fratelli, a Primavalle, all’epoca profonda e degradata periferia di Roma: nel dopoguerra c’era solo un mucchietto di case popolari e scantinati, pochi mezzi pubblici e le fogne erano a cielo aperto. La 13enne cerca di guadagnarsi qualcosa rendendo dei piccoli servigi, facendo delle commissioni per i vicini, stando il più lontano possibile da casa dove la madre si prostituisce. La ragazzina, nonostante la giovane età ne ha già viste molte e si arrangia, in qualche modo. Anche quella terribile sera, Annarella sta cercando di cavarsela da sé, si trova fuori, al gelo, per recuperare l’olio e il carbone per metter su la cena.

Annarella, la sera del 18 febbraio 1950, non fa più ritorno a casa. La polizia, non dà subito importanza al fatto e le sue ricerche iniziano solo sei giorni più tardi, a seguito della protesta della borgata. Sui giornali si inizia a parlare di lei il 23 febbraio. Un barone prende a cuore la cosa e offre una ricompensa in denaro di 300.000 lire per il ritrovamento della bambina.

La bimba nella nebbia

Il nonno paterno della bimba inizia a perlustrare le campagne vicine dichiarando di aver ricevuto, in sogno, il richiamo della nipote. Così, la sera del 3 marzo, l’uomo, guida le forze dell’ordine verso il pozzo e il corpo della bimba viene trovato, l’uomo riceve così la ricompensa del barone. Il pozzo, profondo 17 metri, si trova in località ‘Le Nebbie’, attuale via Cogoleto. Oggi, quell’area è completamente urbanizzata mentre ai tempi era ancora completa campagna.

La bimba viene estratta dal pozzo, dall’acqua emerge il volto delicato e innocente di Annarella: 13 anni per sempre. La ragazzina è sconvolta dal martirio a cui è stata sottoposta: il cranio è fracassato e presenta ferite su tutto il corpo. Annarella non ha più le mutandine ma il suo corpo non presenta segni di violenza sessuale. L’indumento, per altro, è stato consegnato giorni prima da Mariano Bracci, il fratello maggiore della piccola, trovate dallo stesso, poco lontano dal pozzo. Secondo il referto dell’autopsia, le 13enne è ancora viva quando viene gettata nel pozzo. Inoltre,  viene accertato che l’aggressore ha tentato di stuprare Anna che si è opposta con fermezza ed è stata quindi uccisa.

La gente di Roma è sconvolta dalla vicenda e partecipa al funerale della bimba con le più alte cariche istituzionali del Comune: il prefetto, gli alti dirigenti della polizia e una numerosa folla proveniente soprattutto dalle periferie della città. Il famoso disegnatore Walter Molino, si ispira all’evento per la copertina del noto settimanale milanese, la Domenica del Corriere. Tutti parlano della tragica fine di Annarella, vi sono interventi in prima pagina sul Tempo e sull’Unità.

Le indagini

Gli investigatori concentrano immediatamente le indagini sulla famiglia, su cui fin da subito sono sorti molti punti di domanda. A partire dal nonno, che magicamente conduce le forze dell’ordine presso il pozzo dove giace il corpo senza vita della nipote, intascando la ricompensa, poi persa a causa di un investimento avventato. Passando dal fratello, noto come violento ed iracondo, che è riuscito a localizzare le mutandine. Per non parlare della madre, Marta Fiocchi, in pessimi rapporti con la figlia da quando questa ha testimoniato contro di lei dopo la denuncia di adulterio da parte del marito. Gli inquirenti sospettano infatti dell’amante della Fiocchi, tale Moroni, che ha però un alibi: la moglie è pronta a giurare che l’uomo è stato con lei tutta la notte, la sera della scomparsa di Annarella.

Lo sblocco improvviso delle indagini

Le indagini sembrano ad un punto morto, quando, circa una settimana dopo il rinvenimento del cadavere, qualcuno fa una soffiata e dichiara che la bimba è stata vista in compagnia di Lionello Egidi, Annarella si trovava per strada insieme a lui, a mangiare castagne. Egidi è un bracciante, vive negli scantinati della famiglia Bracci. Ha a suo carico diverse denunce, è accusato di molestie nei confronti di ragazzine dell’età di Annarella. Egidi viene arrestato ma gli agenti si accorgono subito che “il biondino”, – così è noto nel quartiere – è incapace di qualunque strategia difensiva. La moglie conferma il suo alibi, ma, a seguito di un interrogatorio, forse con metodi non completamente ortodossi, l’uomo confessa l’omicidio: “Ho cercato di avere con Annarella un rapporto sessuale, mi ha respinto e l’ho uccisa”.

Dal racconto di Egidi, dopo aver incontrato Annarella che andava a comprare l’olio e il carbone – trovati accanto al pozzo – l’avrebbe poi condotta in campagna, seviziata, accoltellata e gettata nel pozzo. Dopo la confessione, Egidi ritratta, dichiarando di essere stato obbligato a confessare dalla polizia che lo stava torturando. “Mi hanno torturato con il sale, costretto a bere acqua fino a scoppiare e mi hanno picchiato”, dichiara Egidi. L’uomo viene così dichiarato innocente per insufficienza di prove nel processo del 1952.

Nel processo d’appello del 1955, un’altra giovane racconta di essere stata molestata da lui durante una festa. Egidi viene così condannato a 26 anni per il delitto di Annarella e a 3 anni per le molestie. Nel gennaio del 1957, tuttavia, in Cassazione la difesa dell’uomo riesce a dimostrare che la condanna in appello è stata influenzata dalle molestie compiute sulla seconda bambina e il 14 dicembre 1957 la condanna viene annullata. Egidi torna libero anche se per poco perché nel 1961 viene nuovamente condannato per aver molestato un bambino.

Il caso di Annarella, ad oggi, è ancora irrisolto.

Conseguenze dell’arresto di Egidi

Quanto avvenuto ad Egidi, fermato dalla polizia e tenuto sette giorni in carcere, torturato e picchiato, porta a modificare il codice di procedura in Italia. Prima del caso Egidi il fermo di polizia giudiziaria, secondo quanto previsto dal Codice Rocco, poteva durare sette giorni senza l’obbligo di avvertire un avvocato; successivamente viene modificato in modo che potesse durare al massimo 48 ore con la notifica obbligatoria a un difensore dell’avvenuto arresto.

Il ricordo

Il murale dedicato ad Annarella – MeteoWeek

Annarella è seppellita presso il cimitero del Verano, nella cappella gentilizia di Raniero Marsili. Del suo ricordo rimane un parco pubblico a lei intitolato, nei pressi della sua abitazione, nel quartiere Primavalle ed un murale, realizzato nell’estate del 2017 in via Pio IX, non distante dalla Pineta Sacchetti, all’angolo con via Silvestro II.

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